L’apertura della nuova stagione espositiva con una mostra interamente basata su una delle più importanti e ricche collezioni italiane offre un lampo di consapevolezza riguardo al patrimonio artistico nazionale e alla possibile e necessaria collaborazione fra collezionismo e Stato per la sua salvaguardia. L’evento si pone inoltre come un invito ad amare la bellezza in ogni sua forma, a renderla principio ispiratore non solo dell’arte ma anche della vita cittadina: è questo che si coglie dalle parole del sindaco Letizia Moratti.
Nonostante la collezione Terruzzi sia stata fonte nel 2007 della mostra
Il fascino del bello a Roma, l’evento milanese presenta tratti caratteristici e originali: la concentrazione sul Settecento veneziano, la presenza di opere di recente acquisto come gli affreschi di
Giandomenico Tiepolo provenienti da Palazzo Valmarana di Vicenza, la riapertura dell’appena restaurato Appartamento di Riserva. Per la sua completezza, la parte pittorica può essere paragonata a un dizionario della pittura veneziana del XVIII secolo: non ci sono buchi temporali e assenze fra gli artisti. “
Ci siamo accorti che mancava Antonio Balestra”, precisa la curatrice Anna Scarpa, “
poi tre mesi fa è stato acquistato”.
La prima sezione, dedicata alla pittura di paesaggio e di veduta, si apre coi dipinti di
Carlevarijs e
Richter, nei quali rovine e schiere di immobili palazzi veneziani fanno da sfondo a strade brulicanti e affollate gondole. Si prosegue con
Canaletto: facilmente riconoscibili le nitide vedute del Canal Grande e di San Marco, più sorprendente il giovanile
Capriccio con rovine, testimonianza di una prima formazione da scenografo e di un viaggio a Roma fra le architetture del mondo antico, e precedente involontario di alcune soffuse e scomposte vedute turneriane. Si richiamano ad ambientazioni teatrali anche le rovine di
Marco Ricci, dove il moltiplicarsi di arconi e colonne, le statue pensose e i giochi d’ombra creano un senso metafisico di eterna immobilità, potenziato da tempere terree e opache.
La sezione seguente, dedicata alla pittura di figura, ospita i vivaci quadri mitologici di
Sebastiano Ricci, i personaggi sognanti di
Pellegrini, le figure di
Amigoni dall’incarnato puro e morbido che suscita amore e tenerezza verso putti, ninfe e sacre famiglie, che rallenta e ammanta d’affetto la fuga di Enea da Troia in fiamme con in braccio il vecchio padre.
La mostra continua con l’arredamento, complemento essenziale, secondo la famiglia Terruzzi, della produzione artistica europea. Sarebbe discutibile definire artigianato oggetti unici come i due pannelli in commesso di pietre semipreziose raffiguranti
Il Cammino di Emmaus e
San Carlo Borromeo. Alle tele, infatti, subentrano comodini, cassettoni e porcellane, dove l’arte si esprime con intarsi, smalti e dorature, ricami in seta e micromosaici colorati.