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10
marzo 2009
fino all’11.IV.2009 Annalisa Pirovano Milano, Obraz
milano
Dipinti come fotografie o immagini cinematografiche. La precisione del dettaglio in ambienti domestici consueti, dove accadranno storie di ordinaria follia. Un’artista che proviene dalla tristemente nota Erba...
di Vera Agosti
Una giovane artista di Erba, scossa dagli eventi terrificanti che hanno interessato negli ultimi mesi la sua cittadina, decide di raccontare a proprio modo una storia ispirata al dramma che tutti ricordiamo come “la strage di Erba”, denunciando al contempo l’ossessione mediatica di cui ognuno è vittima.
Grazie al consiglio di un’amica giornalista e al ricordo di una canzone dei Subsonica, il titolo scelto (I vicini non fanno rumore) calza a pennello per l’atmosfera sospesa e ovattata degli interni domestici dipinti da Annalisa Pirovano (Erba, Como, 1978; vive a Milano). Salotti e sale da pranzo, in cui ignari personaggi, uomini e donne, dall’atteggiamento annoiato e scostante, trascorrono ore in ozio, leggendo il giornale, a tavola, alla scrivania o sprofondati in poltrona.
In alcune tele i protagonisti voltano le spalle all’osservatore, come a volersene allontanare, ma è proprio il voyeurismo a essere enfatizzato da questa ricerca, che investe sociologia e comunicazione. Spesso invece fissano dritto negli occhi, con uno sguardo allucinato oppure perso nel vuoto. La serie Gente tranquilla ha una connotazione ironica: i protagonisti sono tutt’altro che tranquilli, ma sembrano vivere uno stato psicotico, accanto a coltelli da cucina che si preannunciano come probabili armi per un futuro delitto.
Una lente d’ingrandimento deformante, un obiettivo ingigantito permette di spiare l’intimità di questi ipotetici ed eventuali vicini di casa, così simili a noi: abitano appartamenti o villette tradizionali, ricordano la casa della nonna o della zia, o comunque ambienti che ben si conoscono. Nella familiarità e nella quotidianità, ecco che però s’insinua la distorsione, fisica e visuale, e soprattutto psicologica, per l’alterazione dell’immagine: l’attesa della tragedia che scoppierà a breve, annunciata dalla calma apparente, in un contesto noir che richiama i film degli anni ‘20 e ‘30, oppure le spregiudicate e attualissime pellicole di Quentin Tarantino.
Le scene si svolgono in bianco e nero, come in un telefilm anni ‘50, l’età in cui è nata la televisione. E proprio la tv diventa un’altra protagonista delle vicende, come un occhio che segue invece di essere seguita, al pari di una persona in carne e ossa. Scrive infatti Mimmo Di Marzio, il curatore della mostra: “L’angolo visivo, per paradosso, viene spesso ad interagire con un televisore acceso che sembra a sua volta guardare l’osservatore, aumentando la tensione e il senso di alienazione dentro la scena”.
Un Grande fratello freddo e spietato, che entra nelle case per trovare anime vuote e stanche, grigie e senza speranza. Un iper-realismo metaforico e strumentale che, con buona padronanza della tecnica, raggiunge i propri obiettivi.
Grazie al consiglio di un’amica giornalista e al ricordo di una canzone dei Subsonica, il titolo scelto (I vicini non fanno rumore) calza a pennello per l’atmosfera sospesa e ovattata degli interni domestici dipinti da Annalisa Pirovano (Erba, Como, 1978; vive a Milano). Salotti e sale da pranzo, in cui ignari personaggi, uomini e donne, dall’atteggiamento annoiato e scostante, trascorrono ore in ozio, leggendo il giornale, a tavola, alla scrivania o sprofondati in poltrona.
In alcune tele i protagonisti voltano le spalle all’osservatore, come a volersene allontanare, ma è proprio il voyeurismo a essere enfatizzato da questa ricerca, che investe sociologia e comunicazione. Spesso invece fissano dritto negli occhi, con uno sguardo allucinato oppure perso nel vuoto. La serie Gente tranquilla ha una connotazione ironica: i protagonisti sono tutt’altro che tranquilli, ma sembrano vivere uno stato psicotico, accanto a coltelli da cucina che si preannunciano come probabili armi per un futuro delitto.
Una lente d’ingrandimento deformante, un obiettivo ingigantito permette di spiare l’intimità di questi ipotetici ed eventuali vicini di casa, così simili a noi: abitano appartamenti o villette tradizionali, ricordano la casa della nonna o della zia, o comunque ambienti che ben si conoscono. Nella familiarità e nella quotidianità, ecco che però s’insinua la distorsione, fisica e visuale, e soprattutto psicologica, per l’alterazione dell’immagine: l’attesa della tragedia che scoppierà a breve, annunciata dalla calma apparente, in un contesto noir che richiama i film degli anni ‘20 e ‘30, oppure le spregiudicate e attualissime pellicole di Quentin Tarantino.
Le scene si svolgono in bianco e nero, come in un telefilm anni ‘50, l’età in cui è nata la televisione. E proprio la tv diventa un’altra protagonista delle vicende, come un occhio che segue invece di essere seguita, al pari di una persona in carne e ossa. Scrive infatti Mimmo Di Marzio, il curatore della mostra: “L’angolo visivo, per paradosso, viene spesso ad interagire con un televisore acceso che sembra a sua volta guardare l’osservatore, aumentando la tensione e il senso di alienazione dentro la scena”.
Un Grande fratello freddo e spietato, che entra nelle case per trovare anime vuote e stanche, grigie e senza speranza. Un iper-realismo metaforico e strumentale che, con buona padronanza della tecnica, raggiunge i propri obiettivi.
vera agosti
mostra visitata il 25 febbraio 2009
dal 25 febbraio al 21 aprile 2009
Annalisa Pirovano – I vicini non fanno rumore
a cura di Mimmo Di Marzio
Galleria Obraz
Vicolo Lavandai, 4 (zona Navigli) – 20144 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 15-19
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 0287394007; mob. +39 3396312241; fax +39 1782783265; info@obraz.it; www.obraz.it
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