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Ha inaugurato il 24 marzo l’attesa mostra sul celebre artista spagnolo: “Joan Miró. La forza della materia” al MUDEC di Milano, curata dalla Fundaciò Joan Mirò di Barcellona, sotto la direzione di Rosa Maria Malet, in collaborazione per l’Italia con Francesco Poli. L’esposizione è promossa dal Comune di Milano – Cultura e da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 Ore, che ne è anche produttore e si avvale del sostegno di Unipol, principale sponsor dell’evento. La scelta di questo grande nome è mossa da un’indicazione curatoriale motivata: prosegue così il percorso sul primitivismo, già intrapreso presso il MUDEC con la precedente esposizione dedicata a Gauguin.
Quest’ultimo aspetto in Mirò è associabile alla sua profonda e incessante ricerca per la materia – da qui il tema principale attorno al quale ruota la mostra – e alla voluta semplificazione della figura dipinta; questi due elementi vengono affrontati lungo tutto il percorso espositivo, diviso in quattro sezioni cronologiche, così da individuare le diverse tecniche affrontate nel corso della carriera dell’artista, in cui sono poste le prime basi sin dall’infanzia. Infatti, Joan Miró, nato nel 1893 a Barcellona, fin da piccolo ha uno spiccato amore per il disegno e la pittura. Dopo aver concluso i propri studi pittorici in Belle Arti, intorno agli anni ’20, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, si trasferisce nella città più briosa e viva d’Europa: Parigi, ruotante attorno all’innovazione e alla cultura. Qui, guidato dagli amici Picasso, Picabia e Tzara, entra in contatto con alcuni dei filoni artistici fondamentali del secolo scorso, come i Fauves, dai quali apprende l’uso brillante dei colori; i Cubisti, con i quali va alla ricerca del ritmo e delle figure geometriche; e i Surrealisti, dai quali viene a conoscenza della poetica della suggestione negli ossimori, nell’assurdo e nel non-sense di cui in fondo è fatta la vita.
L’anno della svolta stilistica si ha nel 1924, quando una volta eliminata la riproduzione realistica e superficiale delle cose, decide di andare a fondo nella creazione figurativa di forze vitali, come in passato si era visto fare solamente da Kandinsky. I personaggi diventano preponderanti, divengono enormi protagonisti, tanto da eliminare completamente lo sfondo, che si fa spazio indefinito, un contenitore di elementi che indica i toni cromatici del dipinto. Il tutto senza farsi gioco di un’illusione pseudo realistica o di una ricerca plastico-spaziale, dove invece vince il lato bidimensionale. Miró intraprende così la strada del biomorfismo, dove le figure principali e ricorrenti nei sui lavori sono quella della donna, come simbolo di fertilità; delle costellazioni, come segno dello scorrere del tempo e del ciclo della vita; e di numerosi esseri alati, soprattutto uccelli, come entità a metà tra l’essere terreno e divino. L’artista rifugge così l’etichetta di “astrattista”, affermando di creare segni profondamente reali, appartenenti al mondo della realtà. Le sue tele sembrano voler contemplare il contino dinamismo dell’universo, proteso al divenire e al continuo mutare. I suoi attori, a volte numerosissimi e intricati tra loro, a volte esigui e solitari, non perdono mai un tratto netto e definito proprio, collocandosi in un punto preciso e trovando il loro posto in un caotico ordine, tremendamente simile ai principi che regolano le nostre esistenze. A differenza però dell’inquietudine che muove i Surrealisti, Miró sembra voler trascrivere un impulso interiore che assomiglia più a un elogio alla vitalità piuttosto che agli oscuri dettami onirici dell’inconscio.
Osservare i suoi lavori dal vivo è un passaggio fondamentale per comprendere profondamente la rilevanza dell’uso materico del colore, in cui spicca principalmente e paradossalmente il tratto nero. Nonostante non ci sia volutamente una tridimensionalità, ognuno di questi tratti è composto da una sua diversa matericità, non percepibile tramite riproduzione fotografica. Una didascalia su muro cita una sua frase: “È la materia che comanda tutto. Sono contrario a qualsiasi ricerca intellettuale premeditata e morta. Il pittore lavora come il poeta: prima viene la parola e poi il pensiero”. I lavori qui esposti, che vanno dal 1931 al 1981, sottolineano questo elemento, mostrandoci una continua ricerca verso la gestazione di un nuovo linguaggio, facendo uso anche di supporti insoliti. Lo stimolo intellettuale di andare oltre la pittura tradizionale, diventa desiderio e necessità, sino a voler “assassinare la pittura”; nonostante utilizzi alcuni strumenti tipici del disegno per studiarla dall’interno, Miró cerca di scovare “lo spirito puro”, giocando con la creazione, l’invenzione e l’immaginazione. Negli anni ’40 lavora moltissimo su carta. Alla fine degli anni ’60, invece, inizia a far uso anche di mezzi scultorei, creando sculture di bronzo con la tecnica della fusione a cera persa, assemblando oggetti spesso di natura domestica e tratti dall’ambiente popolare. Il decennio successivo arriva addirittura a bruciare, lacerare e perforare la tela, per voler da una parte provocare lo spettatore e dall’altra voler mettere in discussione il valore economico dell’arte. Bellissime sono anche le sue incisioni ad acquaforte, acquatinta e alla fine degli anni ’70 a carborundum, sulle quali lavora con un team di artigiani, a discapito dell’individualità, scelta che ricorda i da lui compianti maestri dell’antichità.
A chiusura della mostra troviamo la video installazione “Inafferrabile caduta” dedicata all’artista catalano e firmata OLO creative farm, che si ispira ai colori e alla tecniche utilizzate dall’artista, suggestionando il fruitore con delle immagini in movimento su muro.
Presso il bookshop è disponibile il corposo catalogo sulla mostra “Joan Miró. La forza della materia”, edito da 24 ORE CULTURA (208 pagine, €34,00), contenente 180 illustrazioni e un saggio introduttivo scritto dal nipote del maestro, Joan Punyet Miró.
Una mostra, questa, completa, ricca e affascinante, che esalta il lato sperimentale, curioso e vitale di questo grande artista.
Micol Balaban
mostra visitata il 24 marzo 2016
Dal 25 marzo all’11 settembre 2016
Joan Miró. La forza della materia
MUDEC, Museo delle Culture
via Tortona 56, CAP 20144 Milano
Orari: lunedì 14.30-19.30, martedì / mercoledì, venerdì / domenica 09.30-19.30 giovedì e sabato 9.30-22.30
Info: www.mudec.it