Dopo la mostra omaggio alle performance della ginnasta rumena Nadia Comaneci, Laura Matei (Bucarest, 1965) propone un altro personaggio famoso di origine rumena, dedicando la sua personale a Johnny Weissmuller, nato nel 1904 e diventato il più noto interprete del personaggio hollywoodiano di Tarzan. Come già in Nadia Comaneci, alcune fotografie di grandi dimensioni e un’installazione fatta di quattro figurine di pellicola trasparente cucite a mano che poggiavano precariamente su una pila di cuscini con un gomitolo di lana per base, anche in Tarzan l’artista sceglie materiali poveri e leggeri, tra cui il polistirolo, il domopak e i fogli di carta velina bianca. Modella così, strato su strato, le sculture che, nella loro fragilità materica e nel loro instabile equilibrio, sembrano sfidare tutto il peso della notorietà.
Il personaggio è stato scelto dall’artista non solo per le comuni origini, ma soprattutto per la sua doppia identità. Weissmuller, infatti, visse da apolide fino a quando non fu costretto a regolarizzare la sua cittadinanza, utilizzando il certificato di nascita del fratello minore Johnny Peter Jr., in seguito alle vittorie ottenute per gli Stati Uniti d’America nel nuoto. I cinque ori olimpici e i cinquantadue titoli nazionali statunitensi gli aprirono le porte della Hollywood degli anni Quaranta e gli permisero di diventare immortale non come sportivo, ma come attore nel ruolo di Tarzan.
In Elefante bianco e i fratelli Tarzan, Laura Matei propone in modo specifico il tema del doppio, riprendendo proprio il rapporto dell’attore con il fratello, attraverso un’opera dove lo spettatore non riesce a individuare chi sia il Tarzan originale. Se da una parte è messa in evidenza la fragilità e la precarietà dell’uomo Weissmuller, dall’altra è l’invincibilità del personaggio Tarzan a catturare l’attenzione dell’artista che, come in Tarzan nella “Giungla” 1, utilizza anche stampe, stoffe e fili di cotone per ricreare l’atmosfera della giungla.
La foresta, inoltre, si popola di altri personaggi, tra cui elefanti, zebre, ippopotami e giraffe che, contenuti in scatole di plexiglas su cui è collocato il bitarzan, a loro volta non riescono a capire chi sia il vero Tarzan e quello fittizio.
Senza indugiare nel nazionalismo, ma analizzando il rapporto tra l’individuo, le sue origini e l’ambiente in cui è vissuto, Weissmuller nelle vesti di Tarzan, fragile e forte al tempo stesso, diviene così per la Matei la metafora della percezione del ricordo di quei momenti passati. Momenti ormai amplificati dal trascorrere del tempo e che sono diventati parte di una memoria collettiva. Una ricerca caratterizzata dalla semplicità, in cui l’artista utilizza elementi sottratti al quotidiano e alla memoria individuale esprimendosi attraverso un linguaggio non spettacolare, seppur attuale.
veronica pirola
mostra visitata il 4 aprile 2007
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Laura Matei ha una delicatezza unica. Costruisce mondi trasparenti e leggeri, che si radicano sulla storia del suo paese raccontata attraverso personaggi che tutti conosciamo. E' brava a non giocare sull'ideologia politica o sulle condizioni sociali, sarebbero temi scontati.