La posizione ondulatoria della macchina da presa, i
riflessi delle superfici trasparenti, la decentralizzazione dei protagonisti,
l’esibita volumetria dei suoni e la relazione con lo spazio (provocato dalla
telecamera) sono i fattori che contraddistinguono la movimentata ricerca
estetica di Jemima Stehli (Londra, 1961). Oggi, alla sua seconda personale milanese,
negli spazi elegantemente infiniti della Galleria Artra, Stheli si ripresenta
diversa, probabilmente cambiata rispetto ai progetti precedenti, ma sicuramente
più chiara e diretta. Un’artista che sa cosa pretendere dalle immagini,
impresse e registrate, perché conosce anche come farle emergere e come
ascoltarle.
La sua riflessione sulla questione del corpo, attivatore
di senso nel processo della rappresentazione del sé, sembra oggi da considerare
come un mero tassello citazionale. Un percorso di crescita di Stehli che, quasi
una decade fa, sceglieva l’urgenza per immortalare il desiderio nel corpo messo
a nudo, instaurando riferimenti culturali alla sua feticizzazione, al suo
narcisismo e alle relazioni della potenza sprigionata dall’identità sessuale
durante l’esplorazione dei suoi molteplici luoghi comuni.
Con Turn it round. Shela,
Makoto, Gaza, Rui, Lucie, Helio, Lewis, Dan
Stheli si concentra, prima di tutto, tecnicamente sui propri prodotti,
sfoggiando dimestichezza con le luci e le ombre del mondo in bianco e nero. In
galleria sono esposti due serie di ritratti di grandi dimensioni e tre video.
Su entrambi i supporti, il corpo dell’artista si è quasi completamente
defilato, restando un valido sostituito delle lenti di macchina da presa e
fotocamera.
Nelle riprese video del concerto lisbonese dei
If lucy fell (heavy metal band portoghese) e nei tratti selvaggi del suo
cantante, Stehli instaura un dialogo, una lettura di corrispondenze con le
situazioni che registra. Il risultato di queste osservazioni dona alle immagini
un respiro eccezionale, sottolineando l’autonomia dei soggetti, della loro
messa in scena e delle movenze catturate. L’artista, restando ben al di lĂ
degli strumenti preposti alle riprese, risponde con leggerezza e calma rispetto
al caos nel quale si trova volutamente immersa.
Nel video del concerto al Santiago Alquimista,
ad esempio, Stheli lascia che sia la telecamera a visualizzare e a seguirne i
suoni, non spingendo mai gli obiettivi verso un’inquadratura totale e radicale,
ma preferendo lasciare spazio alla rapiditĂ delle azioni. Spalancando
all’infinito un punto imprecisato del palco.
Da ricordare inoltre la proiezione di Large
perspex, video girato durante una performance live dei If lucy fell, ripresi nel 2008
attraverso il filtro continuo di un’enorme lastra di perspex che muta
posizione. La superficie manovrata da un assistente dell’artista fa scivolare
il suono della band, distorcendo i soffitti dell’hangar e restituendo al mondo
di Stheli dodici minuti di percezione allucinata degli spazi.
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Con
John Hilliard da Artra
Stehli
e il burlesque
ginevra bria
mostra visitata il 10 maggio 2010
dal 10 maggio all’undici giugno 2010
Jemima
Stehli – Turn it Round. Shela Makoto Gaza Rui Lucie Helio Lewis Dan
Galleria Artra
Via
Burlamacchi, 1 (zona Porta Romana) – 20135 Milano
Orario: da
martedì a sabato ore 10.30-13 e 15-19
Ingresso
libero
Info: tel. +39
025457373; artragalleria@tin.it; www.artragallery.com
[exibart]
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