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fino all’8.II.2011 | Eva Marisaldi | Milano, Nicoletta Rusconi

di - 26 Gennaio 2011
Il senso di non finito e non definitivo lo capisco, è la mia realtà”,
sostiene Eva Marisaldi
(Bologna, 1966) rispondendo
a Marinella Paderni nel testo di
Once it was the colour of saying,
presentazione di Underlines, ultima personale milanese dell’artista. “Il manto di
mistero invece ha una colorazione negativa, accessoria. I toni che si assumono
per dire le cose sono parte dell’argomento. Mi affascinano le forme di
scrittura delle istruzioni ad esempio, che vorrebbero essere asettiche,
programmatiche, e sono parzialmente comiche. L’inchiostro della seppia è un
segno di paura, un modo per defilarsi. Dal mio punto di vista, le ambiguità
sono maggiormente possibili con le forme scritte che con gli altri
‘impaginati’. Tradurre è un’attività in sé.
Non
mi muovo con strategie pubblicitarie. È solo la mia versione
. Con
questo breve estratto, prende forma l’incipit che meglio racconta il nuovo
progetto dell’artista.

La
mostra si compone di tre momenti. Tre sale che accompagnano il percorso
allestitivo, donando ai tre gruppi di lavori presenti, rispettivamente,
chiarezza, urgenza e dettaglio. Nella sala che s’apre con l’ingresso principale
della galleria si estende una sottile struttura geometrica in legno, composta
da profili cubici modulari. Al di sopra è stata appoggiata, come trama sui fili
di un telaio, una lunga scia di sacche gialle, contenitori rigonfi collegati
tra loro attraverso la leggerezza della simbiosi. Post it infatti –
questo il titolo dell’installazione – è un simbolo, “un
formicaio
”, come
spiega Marisaldi, “di un’evidenziatura gialla, dai sacchi per macerie (del
colore con cui l’uomo aggredisce la terra, come diceva Alighiero Boetti)
.


Ma
è nella saletta accanto a Post it, in quel nuovo buio contemplativo, che
scorrono i cunicoli impressi nel vuoto e nei ricordi, per il video di Underlines.
La forma grandangolare della ripresa, la struttura ipnotica di
una visione delle profondità, e dunque ricurva su se stessa, permette al
visitatore di addentrarsi in un “tunnel delle archeologie mnestiche. Un viaggio nell’interno
viscerale di un’altra realtà. Un paesaggio lento e cupo, fatto di memorie, di
frasi da incubo, di miniature espanse, di oggetti affettivi, di parole nonsense
e di disegni mancanti.

Se
è vero dunque che l’uomo si trova sempre “di
fronte a ciò che è perduto e nell’anticipazione di ciò che ci attende,
incontriamo la fatalità che ci appartiene
(Jean Baudrillard), allora
Underlines, attraverso anche le sue micro-camere oscure (utilizzate da
Marisaldi per comporre il video), sottolinea il ritrovamento di un linguaggio
sedimentato. Nel terreno introverso del simbolo, infatti, l’artista
disseppellisce il tempo-che-non-esiste per mostrare il luogo-che-non-sarà-mai-storia.


In galleria restano le scie di un caos che trova pace
nell’immaginazione di mondi. Pianeti che, appena vengono allo scoperto, gettano
luce là dove forse, una volta, qualche raggio di sole aveva già indicato il
principio del buio.

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mostra visitata il 16 novembre
2010


dal 16
novembre 2010 all’otto febbraio 2011

Eva Marisaldi – Underlines

a cura
di Marinella Paderni

Galleria Nicoletta Rusconi

Corso Venezia, portone antecedente il 22 (zona Palestro-San Babila) – 20121
Milano

Orario: da martedì a sabato ore 15-19

Ingresso libero

Catalogo disponibile

Info: tel. +39 02784100; fax +39 0277809369; info@nicolettarusconi.com;
www.nicolettarusconi.com

[exibart]

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