Cluj-Napoca, Bucarest e Iasi rappresentano attualmente i centri più vivaci per l’arte contemporanea rumena. In un contesto post-rivoluzionario caratterizzato da aspetti storici, politici e sociali del tutto nuovi, la riflessione di molti giovani artisti sembra rivolgersi più che altro alla storia recente del loro Paese. La Romania degli anni ‘80 -l’ultimo periodo del regime comunista di Ceausescu- in cui quotidianamente si affrontavano gravi ristrettezze economiche e si vedevano negate molte libertà fondamentali.
Tra gli artisti più interessanti vi è
Radu Comsa (Sibiu, 1975; vive e lavora a Cluj-Napoca) che, dopo varie esposizioni in Romania, l’anno scorso ha esordito in manifestazioni internazionali. Tra le esperienze annoverate in curriculum, vi è infatti la partecipazione a Donumenta di Regensburg e alla Biennale di Praga.
In questa sua prima personale in Italia, si rifà al trattato di Aristotele
Della memoria e della reminiscenza, raccogliendo le sue tele più recenti e un’installazione. Eponimo e
trait d’union della mostra, il trattato distingue fra la memoria intesa come collegamento meccanico tra immagine e oggetto, e la reminiscenza come atto volontario che richiama un oggetto alla memoria. Su queste linee guida l’artista porta all’attenzione immagini significative, intrecciando la storia personale con quella del suo Paese. I suoi dipinti evocano atmosfere piuttosto che descrivere la realtà, trasfigurandola sulla tela. Le figure, quando sono presenti, appaiono isolate e decontestualizzate; i colori sono freddi, rinviando a scenari desolanti.
Talvolta due dipinti sono correlati e sviluppano la scena in modo più articolato. Avviene per esempio in
Fading away of youth, dove è anche il titolo ad aiutare a leggerla e interpretarla in chiave metaforica. Caratterizzate da atmosfere sognanti e seducenti, le opere sembrano avvolte da un velo di romanticismo. Come nel caso di una visione lunare che persiste nella memoria (
Long-lasting afterimage). Oppure in
A room to dream of infinity, suggestiva veduta dispiegata su una tela “a otto”, nella volontà di assecondare con la forma la visione ottenuta mediante l’uso del binocolo. È questa una caratteristica presente anche in altre tele dalla forma circolare, che rappresentano l’immagine risultante dopo la messa a fuoco.
Riposto in un’installazione a parete intitolata
Your dreams still clinging to the pillow c’è anche il cuscino di quando l’artista era bambino. Deliziosamente ricamato dalla nonna.