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Musica, arti visive e sperimentazione di materiali diversi sono i “contrappunti” e le “variazioni tematiche” che procedono in simbiosi nella ricerca artistica di Mirco Marchelli (1963), nato a Novi Ligure e cittadino di Ovada, appassionato del potenziale formale e plastico della ceramica e della terracotta, si riconosce “al tatto” , oltre che alla vista, per opere dalle composizioni astratto-geometriche dipinte e smaltate alle quali conferisce una nuova dignità estetica non comune, estremamente elegante . A Milano nella galleria MARCOROSSI, in contemporanea con quella di Verona, Mirco Marchelli presenta circa trenta opere recenti in ceramica e in terracotta: un materiale povero “nobilitato” da Lucio Fontana e altri artisti “informali” negli anni Cinquanta, dal titolo “A Capo”, per richiamare la notazione “da capo”, usata in musica per riprendere la partitura dall’inizio.
Mirco Marchelli, A Capo, Marcorossi Artecontemporanea
Dal 2017, il compositore e artista dalle indiscutibili capacità artigianali poliedriche nella storica bottega “Casa dell’Arte” di Danilo Trogu ad Albisola, ha realizzato le pitture-sculture in mostra di forma quadrata e un gruppo di inediti ovali di diverse dimensioni contenute in cornici di terracotta, in cui si fondono intuizioni visive e sonore in soluzioni formali di seduzione anche tattile che avrebbero emozionato Klee, Melotti e Fontana, in cui rigore e creatività, smalti a contrasto e superfici che vivono di luci di ricercatezza compositiva si esprime nella ricerca di perfezione maniacale nella resa dei dettagli. Queste sculture-pittoriche declinano codici geometrici, bianco e nere o policrome, sono cariche di evocazioni semantiche, di citazioni storiche delle avanguardie artistiche della prima metà del Novecento, trasformano il processo di lavoro in opera con intuizioni “artigianali” in maniera sorprendente. La sua fascinazione per la ceramica si intensifica ad Albisola, dove incomincia a plasmare forme più libere, lontane da modelli accademici in cui i segni geometrici-astratti sembrano una sintesi “visiva” e creativa del “Manifesto Blanco” (1947) di Lucio Fontana, in cui il tema è lo spazio vuoto incastonato come un gioiello tra un punto, una linea, un segmento e un pieno. Il suo intento non è il recupero della forma bensì la resa plastica della dimensione del tempo attraverso uno sviluppo simultaneo di materia, colore e di un ritmo arcano ancestrale da immaginare di sentire.
Le opere ovali in particolare plasmano una indescrivibile evocazione-dimensione fisica e concettuale insieme, che svelano la profonda sensibilità “materica” e una tensione di implicito dinamismo plastico, oltre la superficie verso la percezione di armonie di chissà quali suoni cosmici impercettibili in bilico fra pulsione e apparente controllo. Queste soluzioni formali vibranti di luce, riflessi e “traslucenza” del materiale suggeriscono una loro continuità al di fuori della cornice e sembrano espandersi nello spazio.
Jacqueline Ceresoli
Mostra visita il 16 marzo
Marcorossi Artecontemporanea,
Corso Venezia 29, Milano
www.marcorossicontemporanea.net