25 marzo 2009

resoconto Martial Cherrier Milano, Spazio Forma

 
Come trasformare il body building in una forma d’arte? Facendo dei muscoli una materia duttile, da plasmare, e il medium stesso dell’opera. Tra narcisismo e critica sociale, ecco come il corpo diventa vera e propria scultura vivente...

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In molti hanno sognato, almeno una volta, di poter trasformare il proprio corpo, di migliorare il proprio aspetto e mutare la muscolatura; in pochi hanno pensato che se ne potesse fare un’arte.
Martial Cherrier (Luc-sur-Mer, 1968; vive a Parigi) ha iniziato a praticare il body building all’età di sedici anni e ha seguito la metamorfosi del proprio corpo, testimoniandone la trasformazione con fotografie e video. Martial non è tuttavia solo un fotografo, un pittore o un film maker; è prima di tutto uno scultore, e la materia viva che usa per plasmare le sue opere è il suo stesso corpo. Oscillando tra modelli di ascendenza rinascimentale, michelangiolesca in particolare, e le esagerazioni anatomiche dei supereroi dei fumetti, le forme del corpo di Martial diventano linee e volumi che creano superfici al tempo stesso bidimensionali e tridimensionali.
Ne deriva una bellezza quasi grottesca, e l’operazione non è esente da una certa violenza. L’artista mostra, infatti, come il corpo sia oggi una costruzione sempre più artificiale, piegata alle regole e ai dettami della bellezza contemporanea. In questo senso, il lavoro di Martial può esser interpretato come una critica alla moderna fascinazione per l’immagine che attanaglia la nostra società. Avere un corpo scolpito e perfetto comporta sacrifici durissimi ed enormi sofferenze. Nelle opere di Martial compaiono perciò spesso ormoni, steroidi anabolizzanti e calmanti; sostanze che diventano parti inseparabili di questa costruzione corporale, vere e proprie droghe da cui il fisico non riesce più a separarsi.
Martial Cherrier - Fly or die - 2006
Un video propone un esaustivo inventario di sostanze dopanti: pillole, pastiglie d’ogni genere e colore, in un vorticoso montaggio psichedelico. La ricetta di questa mutazione è quindi artificiale, anche se Martial l’accosta al processo di trasformazione della crisalide in farfalla. Nella serie fotografica Fly Or Die (2006), il francese accosta a scatti del proprio corpo immagini di ali colorate di farfalle. In alcuni casi, queste ultime hanno nomi come Hydergine, Dynablon, Kynoselen, Trophobolene. Appare però chiaro, fin da subito, che non si tratta di nomi d’insetti: sono infatti le varie marche e le posologie di medicinali che costituiscono la dieta del body builder.
Martial Cherrier - Fly or die - 2006
La farfalla è metafora di cambiamento. La sua innata fragilità richiama però la vulnerabilità della pelle tesa fino al limite del body builder, che anche un solo graffio può rovinare nella sua effimera bellezza. La leggerezza dell’insetto cozza tuttavia con i volumi spropositati della muscolatura, innescando un interessante conflitto tra naturale e artificiale, biologia e chimica.

rosa carnevale
mostra visitata il 4 marzo 2009


dal 3 al 22 marzo 2009
Martial Cherrier
Spazio Forma – Centro Internazionale di Fotografia
Piazza Tito Lucrezio Caro, 1 (zona Bocconi) – 20136 Milano
Orari: da martedì a domenica ore 10-20; giovedì e venerdì ore 10-22
Ingresso: intero € 7,50; ridotto € 6
Catalogo Contrasto
Info: tel. +39 0258118067; info@formafoto.it; www.formafoto.it

[exibart]

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