Apparentemente, esistono le mostre che non scatenano una reazione né dal punto di vista emotivo né cognitivo, se lo spettatore non ha il background di sapienza considerevole sul tema. Impazzisce, chi ama il teatro indipendente americano e chi si tuffa piacevolmente nelle piscine delle estasi tipografiche. Ma prima di tutto, chi è Shannon Ebner? Concentriamoci su quest’artista Americana nata nel 1971 a New Jersey, USA. Attualmente a Los Angeles, l’artista indaga le correlazioni tra fotografia e linguaggio. Le interessa sia la poesia che la scrittura sperimentale, sia gli speech politici che le lettere trasformate in sculture, per quest’ultime usa materiali come cartone, legno e blocchi di cemento.
Il titolo della mostra proviene dall’introduzione del libro di Nathaniel Mackey “Splay Anthem”. “A graphic tone” risulta di essere anche una specie di anagramma di “American Photographers”, un catalogo della mostra di Walker Evans aperta nel 1938. Alla mostra attuale alla galleria Kaufmann Repetto a Milano, insieme ad una serie delle fotografie nuove di Ebner, il dittico “A graphic tone” serve come filo conduttore, iniziando un discorso sulla circolarità, sul movimento e la trasformazione attraverso forme di rappresentazione fotografiche, tipografiche e linguistiche.
A graphic tone, Shannon Ebner
Parlavamo del teatro. “A SIDE/B SIDE”, è un altro dittico, che presenta i componenti di due palcoscenici di The Wooster Group (una compagnia teatrale sperimentale di New York) che sono stati fotografati – uno di un palcoscenico progettato sotto forma di disco e l’altro di un vero disco girevole su un giradischi, con un riferimento alla metodologia di interpretare i canzoni derivanti dalle varie tradizioni orali. Ciò è servito a Ebner da modello per una riflessione sul linguaggio, i suoi toni e su come tali elementi possono essere resi manifesti o meno, attraverso atti fotografici di rappresentazione. A questa serie di lavori si aggiunge la possibilità di ascoltare “Stray: A graphic tone” con le interpretazioni dei poeti Susan Howe e Nathaniel Mackey.
Il lavoro di Ebner può essere compreso nel contesto storico dell’arte concettuale basata sulla fotografia e sul linguaggio che è emerso negli Stati Uniti negli anni ’60, trovando particolare risonanza con il lavoro di Ed Ruscha, Bruce Nauman e Robert Smithson. Gli artisti Americani hanno decostruito criticamente i linguaggi visivi e verbali con l’intento di rivelare i meccanismi ideologici all’opera dietro l’arte, esemplificati dalla famosa affermazione del filosofo Marshall McLuhan secondo cui “il mezzo è il messaggio”. Ebner mette in discussione la presunta oggettività e trasparenza del linguaggio richiamando l’attenzione sul suo aspetto intrinseco costruito e mediato.
Dobrosława Nowak
Mostra visitata il 7 febbraio 2019
A graphic tone, Shannon Ebner
Kaufmann Repetto, Milano
Info: www.kaufmannrepetto.com