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1000 proposte, provenienti da 60 Paesi di tutto il mondo, dal Giappone alla Gran Bretagna, dalla Colombia al Vietnam, e una shortlist di 200 opere per 15 categorie in gara. Questi i numeri in gara per Fashion Film Festival Milano 2021, evento internazionale di moda e cultura fondato e diretto da Constanza Etro, che ha celebrato la sua settima edizione, a cura di Gloria Maria Cappelletti, in digitale, durante la Milano Fashion Week Uomo, dal 13 al 18 gennaio 2021. E a fare incetta di premi è stato Embodiment, corto diretto da Ced Pakusevskij e prodotto da FullScream per Barbara Bologna, che si si è aggiudicato il premio come migliore fashion film italiano esordiente, mentre l’artista e designer si è poi aggiudicata anche il premio come Miglior Designer/Brand Italiano.
Ambientato in un futuro distopico, tra algoritmi e loop, Embodiment, che sarà visionabile on-demand a fashionfilmfestivalmilano.cameramoda.it, ha già ottenuto importanti riconoscimenti internazionali: Best Fashion Film all’UK Fashion Film Festival, Best International Science Fiction Film al Venice Short Film Festival, Best Science Fiction Film, Best Experimental Film, Special Jury Mention “Award of Excellence” al Los Angeles Independent Short Film Festival.
Nata nel 1976, Barbara Bologna ha lavorato per anni nell’ambito delle arti performative e teatrali, lanciando poi il suo omonimo brand, rigorosamente Made in Italy e distribuito in tutto il mondo in high-end luxury boutique. Le sue collezioni vengono presentate a Parigi e a Milano. L’abbiamo raggiunta per farci dire di più.
L’intervista a Barbara Bologna
Come si uniscono nella tua ricerca performance e moda?
«Ho lavorato per molti anni nel teatro e questo mi ha dato una fortissima consapevolezza di cosa siano il “mostrare” e il “significante” attraverso un’azione e un’estetica. Credo che la connessione risieda nel riuscire a rappresentare la moda stessa come un atto performativo, unico e visibile, che avviene nell’istante dell’incontro con suo pubblico, connettendolo, come fatto negli ultimi due show presentati a Milano, in una azione-reazione e osservandone gli effetti.
Durante le sfilate la centralità dell’azione si spostava dai miei abiti al rapporto tra i modelli in scena e chi assisteva all’evento, in un processo mirato a creare questa relazione tra il fuori e il dentro la scena. Ho articolato dispositivi scenici che hanno dato risultati inaspettati, e che sono certa ne avrebbero dati di ancora diversi se il pubblico fosse stato differente.
Mi piace passare dal rapporto fittivo tra le persone che sfilano a quello reale dei modelli – e dei miei abiti – col pubblico. È successo di vedere il pubblico sdraiarsi a terra accanto ai modelli e alle modelle andando a creare una durational performance spontanea, oppure di vedere mutare la fine della sfilata in un vero e proprio club dove il pubblico poteva ballare e conversare con chi aveva appena sfilato, potendo vedere e toccare gli abiti da vicino».
Quali sono, in estrema sintesi, i cardini della tua ricerca artistica?
«Mi chiamano “strega contemporanea “, forse perché molto di quello che vedo e racconto nelle mie collezioni spesso si avvera. C’è qualcosa di predittivo nelle cose che trasformo poi negli immaginari del brand, forse perché lavoro non sono solo alle collezioni ma alle esperienze emotive che le attraversano e che spesso sembrano descrivere quello che non abbiamo ancora vissuto, ma che accadrà a breve.
In realtà credo sia la mia capacità di intercettare il sentire profondo di una società in continua trasformazione, che coincide anche col mio forte e personale desiderio di mutamento, che mi porta a non avere paura di rivoluzionare e rivoluzionarmi continuamente. Sentirsi parte del tutto, forse, è la formula per connettere la propria unicità con le unicità di ognuno».
E di quella legata alla moda?
«Identici, non sento una scissione, perché io sono un unico».
Che cosa significa per te l’assegnazione di questo riconoscimento?
«Una grande soddisfazione dopo anni di lavoro e ricerca, in cui ho cercato di mostrare al mondo quello che sono e che vedo. Questo premio mi ha reso felice e molto fiera, soprattutto in questo momento in cui ci mancano alcune vere emozioni».
Puoi parlarci del lavoro con cui hai vinto?
«I riconoscimenti al film Embodiment che arrivano dal FFFM sono due: Best new Italian designer brand e best new Italian fashion film. Il primo è riferito alla ricerca di questi anni, alle collezioni e agli immaginari che ne sono scaturiti. Il secondo è riferito al lavoro di Ced Pakusevskij, regista fenomenale.
La storia si ispira anche ai concept e immaginario che avevo creato per le mie due ultime due collezioni, FW20-21 “TRIBÙ’” e quella precedente SS20 “WE ARE A VIDEO”. Con Ced, in questi ultimi anni, abbiamo lavorato in modo così interconnesso tanto da fonderci su ogni piano, diventando un unico sguardo: quando si incontra un altro artista si deve parlare di unico, perché solo così si riesce a generare davvero qualcosa assieme, rappresentando il vero di quello che si è e generando “un impossibile”. C’è stato anche uno scambio potentissimo di visioni: Ced ha reso visibile a tutti quello che avevamo in testa. La sua regia e il suo talento hanno fatto tutto il resto. Quando abbiamo scoperto l’entrata nella selezione ufficiale del Milano Fashion Film Festival eravamo al settimo cielo, immaginatevi l’aver poi avuto questo riconoscimento ufficiale…».
L’attrice protagonista è Jette Loona Hermanis, perché hai scelto lei?
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
«Come sempre dico, continuate a guardare perché qualcosa succede sempre».
Tutti i vincitori del Fashion Film Festival Milano 2021
Ad assegnare i premi per le 15 categoria in gara al Fashion Film Festival Milano 2021, una giuria internazionale composta da Tim Yip, Lachlan Watson, Paolo Roversi, Anna Dello Russo, Marcelo Burlon, Elizabeth Von Guttman, Margherita Missoni, Javiere Goyeneche, Milovan Farronato, Tamu Mcpherson. Ecco tutti i film vincitori vincitori.
MIGLIOR FASHION FILM: Le Mythe Dior di Matteo Garrone per Christian Dior Couture.
MIGLIOR MONTAGGIO: Silent Madness di Jordan Hemingway per Mowalola
MIGLIOR DOCUMENTARIO: Pelo Lacio di Diane Russo per Love Want Magazine
MIGLIORE COLONNA SONORA: Wata di Ronan Mckenzie e Joy Yamusangie per Gucci x Garage Magazine
MIGLIOR STYLING: Gucci X SSENSE di Matt Lambert per Gucci
MIGLIOR FOTOGRAFIA: Comfort Zone di Jordan Blady
MIGLIOR FASHION FILM SPERIMENTALE: Stories from a Twelfth-Floor Hotel Room di Zheqiang Zhang per PSEUDONYM
MIGLIORE REGIA ESORDIENTE: Wata di Ronan Mckenzie e Joy Yamusangie per Gucci x Garage Magazine
MIGLIORE FASHION DESIGNER/BRAND: M92 19 con BRAINWASH di Paolo Forchetti
MIGLIOR FASHION FILM ESORDIENTE ITALIANO: Embodiment di Ced Pakusevskiy per Barbara Bologna
MIGLIOR FASHION FILM ESORDIENTE: Wata di Ronan Mckenzie e Joy Yamusangie per Gucci x Garage Magazine
MIGLIORE REGIA: Jess Kohl con Drag Syndrome per British Vogue
MIGLIOR FASHION FILM ITALIANO: The life and times of Mannequeen town di Vincenzo Schioppa per Aspesi
MIGLIOR “GREEN” FASHION FILM: Preservation of Hezhen Fish Skin Tradition Through Fashion Higher Education di Zhongjin Zhang per FISHSKINLAB
MIGLIOR DESIGNER/BRAND ITALIANO: Barbara Bologna con Embodiment di Ced Pakusevskiy
[…] from performance and theatrical art. Like traditional theatre, she sees fashion's potential as a performative act that is realised in the instant of the meeting with its […]