04 ottobre 2024

Designer indipendenti alla Milano Fashion Week, tra innovazione e resistenza creativa

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Sguardo ai designer indipendenti che si sono messi in luce alla Milano Fashion Week: da Federico Cina a Marco Rambaldi, ecco chi sta ridefinendo la moda contemporanea, con una nuova sensibilità

Federico Cina

La Milano Fashion Week ha rivelato non solo gli show più attesi dei big, come Gucci e Prada, o grandi eventi come i Black Carpet Awards, ma anche una nuova generazione di stilisti che stanno dimostrando il loro valore, stagione dopo stagione. Da talenti come Federico Cina, con il suo guardaroba contemporaneo, ad Arthur Arbesser, Angelo Cruciani e Marco Rambaldi, con la sua moda inclusiva, passando per Francesco Murano, che cerca il suo equilibrio tra l’architettura e la sinuosità del corpo umano, fino a Domenico Orefice, che esplora il delicato equilibrio tra la frenesia della vita urbana e il desiderio di un rifugio naturale. Nonostante le difficoltà del momento storico, una nuova generazione sta crescendo e resistendo sul mercato, anche se mancano ancora importanti supporti, sia lato istituzioni, che da parte di imprenditori illuminati. Qui una serie di nomi da tenere d’occhio, visti durante la settimana della moda milanese.

Federico Cina

È uno dei nomi tra i più poetici della new wave italiana che parte da uno sguardo local (l’amata Romagna) ma pensa global: per questa stagione, Federico Cina si lascia ispirare dalle ginestre e dal loro giallo che, prima dell’estate, si propaga a perdita d’occhio a Sarsina. Lo stilista romagnolo ha infatti voluto catturare l’essenza di quel fiore tanto delicato quanto resistente, analizzando il contrasto tra il suo aspetto fragile e l’abilità di sopravvivere nei luoghi più inospitali. A queste riflessioni si intreccia la figura di Loïe Fuller, che ha rivoluzionato il mondo della danza con i suoi movimenti fluidi e innovativi, le cui performance ricordano forme riconducibili proprio alla pianta.

È nata così una collezione che rende omaggio all’incontro tra forza e bellezza, ispirandosi alla resilienza della pianta della ginestra, elemento simbolico che spicca nella collaborazione con UMBRO. L’incursione nello sportswear introduce l’uso di materiali e tessuti tecnici trattati in modo sartoriale, che si fondono armoniosamente con dettagli raffinati come frange e capi plissettati.

Arthur Arbesser

Altro esempio di libertà creativa e indipendente è quella conquistata da Arthur Arbesser, che vuole “fare vestiti” ma con una passione-progetto, genuina e giocosa, che non danneggi o invada eccessivamente l’ambiente circostante. Come racconta lo stesso designer: «Come spesso accade, l’ispirazione viene dalle persone che ci circondano. Questa volta le mani affusolate ed espressive del nostro stagista Francesco sono diventate il punto di partenza. Le abbiamo fotografate e, successivamente, trasformate in una stampa».

Con grafiche vichy e a spina di pesce, i capi esposti rimandano all’immaginario domestico, mostrando un elemento centrale nello specifico: le mani, in grado di toccare, modellare, creare. Le mani della Primavera Estate 2025, in particolare, intendono plasmare con gentilezza uno scenario in cui – tra gonne ampie, cappelli colorati e abiti a colonna – la vena artistica sia la vera protagonista. Spiccano anche tra i tessuti e giochi di trasparenze, il taffetà, che viene utilizzato per minuscoli top estivi, abiti a colonna in plissé o grandi gonne da ballo, rifinite con una comoda fascia elastica in vita.

ARTHUR ARBESSER, ® HENRIK BLOMQVIST
ARTHUR ARBESSER, ® HENRIK BLOMQVIST
ARTHUR ARBESSER, ® HENRIK BLOMQVIST
ARTHUR ARBESSER, ® HENRIK BLOMQVIST

Daniele Calcaterra

Un designer sinonimo di quiet luxury di nuova generazione, dai tagli puliti e dalle cromie bilanciate: la collezione CALCATERRA si muove nella ricerca della materia, nel senso più̀ puro del termine, che guida l’intera collezione e ne descrive il tratto stilistico che contraddistingue l’evoluzione del designer. Sostanza e trasformazione, visione contemporanea e interpretazione del volume, per una lettura stilistica tanto concettuale quanto durevole. Una collezione timeless che si muove tra lane preziose, cotoni, shetland, seta, alpaca e upcycled fur.

La materia è lavorata e si trasforma, per contrasto, tra linee geometriche, quasi artificiali, e stilemi rubati alla natura, come i due fiori che attraversano l’intera collezione: il giglio puro e la peonia. La scelta dei colori sottolinea il legame materico con il mondo quotidiano: bianco latte, grigio cenere, torba, zafferano, dattero e bordeaux.

Commenta il designer: «Il volume non per coprirla, ma per proteggerla, il calore non per scaldarla, ma per farla sentire a suo agio, la ricerca della linea non per renderla diversa, ma per renderla unica, l’ironia non per renderla un paradosso, ma per farla sentire viva».

Calcaterra
Calcaterra
Calcaterra
Calcaterra
Calcaterra

Marco Rambaldi

Il creativo è stato tra i primi a parlare di inclusione con uno approccio autoriale e un’estetica riconoscibile: l’immaginario di Marco Rambaldi ci trasporta ogni stagione in luoghi diversi capaci di evocare ricordi nascosti, profumi indelebili e sapori che marcano l’esistenza. Per questa stagione è la piazza come luogo di incontro, un posto che appartiene a tutti, “anche ai vagabondi”. L’immaginario di Rambaldi vuole «Sostenere una visione del mondo più inclusiva e queer, generando una profonda connessione emotiva con lo spazio e con noi stessi».

Le stampe evocano il benessere delle cose semplici, del buon cibo, della domenica, dei momenti conviviali. Grazie al supporto di Lineapelle sono stati realizzati capi e accessori che diventano protagonisti della narrazione, avvolgenti e morbidi, silhouette prese dal dna del marchio e tradotte in pelle. La maglieria approfondisce i capi più rappresentativi del brand (le coste punzonate, i cuori arcobaleno o punto pizzo), per arrivare ai trompe l’oeil a metà tra il vestito e lo svestito.

Gli intarsi sui maglioni e teli mare traducono manifesti pubblicitari del passato che ricordano quegli eventi nella provincia in cui una comunità anche fatta di persone con attitudini e sogni diversi, si ritrova in un momento di unità, serenità, il “Circolo Rambaldi”.

Marco Rambaldi
Marco Rambaldi
Marco Rambaldi
Marco Rambaldi
Marco Rambaldi

 Francesco Murano

Il poeta delle forme body conscious Francesco Murano prende ispirazione dalle strutture imponenti dell’architettura e dalla sinuosità̀ del corpo umano: la sua collezione vive di contrasti tra le geometrie nette che si intrecciano a drappeggi morbidi, in una continua ricerca di armonia. Lo stilista originario di Buccino (Salerno) è stato uno dei quattro vincitori della quarta edizione di CNMI Fashion Trust Grant, progetto con il quale Camera Nazionale della Moda Italiana sostiene i brand emergenti. Uno dei materiali utilizzati dal creativo è la pelle, ma ripensata in modo innovative e sostenibile.

La nuova collezione si definisce attraverso tagli sartoriali, precisi e definiti, che conferiscono alle silhouette una struttura forte, mentre la fluidità dei tessuti esprime leggerezza e movimento. L’inconfondibile drappeggio, cifra stilistica del designer, si evolve, diventando tridimensionale e voluminoso, dando vita a capi che sfidano le convenzioni dello spazio. Elemento distintivo della collezione è la cintura, dettaglio mutevole che cambia in accordo ai diversi capi, declinandosi in versione morbida o in pelle strutturata.

Vero focus concettuale della collezione è il nastro di Möbius, forma infinita e leitmotiv, che avvolge il corpo in un abbraccio elegante e fluido. A volte il nastro si presenta libero e fluttuante, quasi effimero, ma mentre la narrazione stilistica si dipana, il nastro va a interagire con il corpo, disegnando linee sinuose attorno al bacino e alle spalle, trasformandosi da elemento decorativo a parte integrante della struttura.

Una collezione di grande ricerca e qualità dei materiali, grazie al supporto di Lineapelle che ha giocato un ruolo chiave nella produzione per dare forma alle visioni più audaci e in apparenza impossibili del designer.

Domenico Orefice

Il nuovo urban contemporaneo di Domenico Orefice, classe ‘97, che ha presentato la sua collezione A2 P-UR 25 // Post-Urban Refuge, dove esplora il delicato equilibrio tra la frenesia della vita urbana e il desiderio di un rifugio naturale, riflettendo il bisogno di armonizzare la modernità con spazi sereni e incontaminati. A2 P-UR si distingue per la sua struttura a doppio strato, che permette a ogni capo di adattarsi a diverse condizioni climatiche. Un’innovazione che promuove un approccio più sostenibile alla moda, riducendo gli sprechi e ottimizzando l’utilizzo delle risorse. La scelta di tessuti italiani di alta qualità, come quelli del Gruppo Cinque, garantisce comfort e durata nel tempo. I capi risultano versatili, funzionali e pronti per ogni situazione, genderless e seasonless, ideali per esploratori urbani e avventurieri del mondo.

Una collezione di immediata lettura visiva: Orefice sceglie la profondità del nero come nuance principale, arricchita da dettagli metallici che aggiungono una dimensione sofisticata e moderna, richiamando l’energia del mondo urbano e il dinamismo del contesto digitale. Il jersey è protagonista, un tessuto spesso associato alla praticità, ma che in Post-Urban Refuge viene reinterpretato, trasformandosi in emblema di eleganza e flessibilità. La sua presentazione alla Fondazione Sozzani è stata concepita come un Post-Urban Refuge in cui il vero lusso risiede oggi nella capacità di muoversi senza costrizioni, di essere pronti ad affrontare la complessità dell’ambiente urbano senza rinunciare al contatto con la natura.

Angelo Cruciani e Milano Underground

Un progetto collettivo, che vede uniti e mescolati insieme 17 designer per raccontare una visione contemporanea del panorama moda fuori dagli schemi tradizionali. Milano Underground è il progetto ideato da Angelo Cruciani in collaborazione con Mercato Centrale, da sempre attento alla parte culturale, e nato con il supporto di Maria Aminta Daniele, talent scouter, e Vittorio Masciareli, regista dell’evento. Hanno sfilato insieme: Mario Dice, Alberto Zambelli, Davii, San Andres, Yezael, Leonardo Valentini, Achetipo, Taste of Moon, Giorgia Andreazza, Giuglia, 1997, Gianmarco Giannuzzo per Plus Jamais, Trielina, Damned Youthness, Giovanni Caruso stilista di Etalism e vincitrice del contest riservato agli emergenti.

I modelli sono usciti in passerella in ordine sparso fondendo linguaggi e identità: Punk, Bondage, Metal, Emo, Streetwear, Rock, Manga, Rainbow infiniti gli stili che colorano una passerella dove ogni uscita è sorpresa. Un evento non convenzionale con un casting curato da Manuel Scrima, che ha saputo raccontare storie e identità diverse in modo collettivo. Come sintetizza Angelo Cruciani: «Benvenuti al funerale dell’individualismo. Siamo qui perché è vero che da soli possiamo fare tanto ma soltanto insieme possiamo costruire un futuro sano e inclusivo».

E proprio il brand YEZAEL di Angelo Cruciani, fondato nel 2014 a Shangai, quest’anno festeggia i suoi primi dieci anni, diventando uno tra i marchi indipendenti più apprezzati dal pubblico internazionale e da celebrities di tutto il mondo. Il suo fashion show a Lineapelle si è aperto con la lettura di una poesia di Wislawa Szymborska, La cortesia dei non vedenti, e ha poi visto sfilare in passerella ragazzi bendati, che sfidano la sorte cavalcando un percorso che possono vedere ma solo intuire. Caratterizzano la collezione Grandi Occhi stampati, ricamati e dipinti a mano sui capi: gli sguardi addosso, forse giudizi, forse attenzioni nell’epoca dove l’immagine è all’apice dell’esasperazione. Lo show si è concluso con una parata di capi neri sporcati di luce: l’oro diventa il protagonista della sfilata, capi dipinti a mano con polvere di oro zecchino: un valore concreto ed energetico oltre che estetico.

«Questa collezione racconta il mio viaggio verso la luce, sperando possa essere d’ispirazione a tutti coloro che si sentono al buio. I veri non vedenti siamo noi che abbiamo gli occhi ma che non vediamo il mondo per ciò che realmente è: un paradiso Questa collezione è l’inizio di un percorso, un percorso dove la luce è il vero stilista», afferma lo stesso Cruciani.

Milano Underground, Roberta Marciello
Milano Underground, Roberta Marciello
Yezael
Yezael

Constance Tenvik x Museo Munch

Non solo moda ma anche contaminazioni con l’arte: il Museo Munch ha presentato la sua prima Artist Edition, progettata dall’artista norvegese Constance Tenvik in occasione della Milano Fashion Week. Si tratta di una serie di foulard di seta e guanti, disegnati a mano dall’artista all’interno della mostra Edvard Munch: Il Grido Interiore a Palazzo Reale di Milano. Il tutto è stato accompagnato da una performance del flautista elettronico, Concrete Husband, che all’interno della mostra ha creato una vera immersione tra colori e suoni seguendo l’estetica dell’artista norvegese.

La cifra di Tenvik è proprio quella di creare mondi immersivi attraverso sculture, performance, tessuti, costumi, pitture, disegni e video. Il suo lavoro si caratterizza per un uso esuberante del colore e gesti teatrali, ma sempre in chiave ironica.

Racconta la stessa artista: «Ho disegnato due foulard di seta e un paio di guanti con motivi ispirati agli arazzi jacquard della mia mostra al Museo Munch. Uno mostra delle figure di uomini vestiti da uccelli, mentre l’altro presenta i dodici dei dell’Olimpo, che sono anche personaggi del mio nuovo film, insieme a dettagli della mia interpretazione della commedia di Aristofane Gli Uccelli. La mia connessione con la moda è molteplice: progetto un abito su misura per ogni grande apertura di mostra, e ho collaborato con produttori tessili nel nord Italia e sulla costa occidentale della Norvegia per diversi progetti. È l’attenzione ai dettagli e la qualità̀ del tessuto e delle rifiniture che mi attraggono in queste collaborazioni, dove posso tradurre la mia pratica pittorica in una diversa materialità».

Tenvik x Munch
Tenvik x Munch
Tenvik x Munch
Tenvik x Munch

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