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Classy Streetwear. Questo lo statement, il motivo ispiratore di soft core. Up-coming brand nato dalla creatività di Sergio Zambon, (quasi) architetto prestato al mondo della moda da ormai un ventennio. Dall’esperienza come designer presso il gruppo Fendi alla curatela di una propria linea: nel 2005 nasce infatti soft core, collocandosi con precisione nell’universo della Moda Donna, in quel vuoto creativo esistente tra il prêt-à-porter e lo streetwear. Distintosi anche a Who’s on Next (2° posto nell’ultima edizione), lo stile di soft core è creato grazie a una sinergia di input che guardano tanto al mondo dello sportswear quanto a quello della musica, il tutto sapientemente miscelato con un tocco di femminilità e suggellato da dettagli couture.
Ed ecco che le linee guida che contraddistinguono il marchio si traducono, nelle proposte per la prossima primavera/estate, in un look da odierna Edie Sedgwick, certo emendata da ogni tipo di eccesso: vestitini e baby-snap-dress si caratterizzano per grafismi e silhouette sixties. Il tubino nero diviene uno spigoloso mono-spalla. L’abitino giallo limone si orna di geometrico maxi-fiocco (trade mark dello stilista) applicato con bottoni a pressione sopra il seno. L’abito stampato sceglie la variante optical del bianco/nero, declinato però in un tema floreale romantico ed ironizzato dalla zip a vista. Il tailleur appare sotto una nuova luce -tra l’easy going e l’informale- grazie a essenziali combo di gusto sportivo: giacchino zippato + gonna, realizzati in tessuti tecnici di ultima generazione e strutturati grazie a maniche elicoidali imbottite e impunturate che strizzano l’occhio a forme tipiche anche degli anni ’80. Al trench total-white con neo-gorgiera -un po’ abito couture un po’ armatura urbana- si affianca l’alternativa in nero su cui ricompare il motivo del fiocco a donare un mood tra il romantico e il pop.
E se un sentore di funzionalità urbana, un pratico spirito metropolitano pervade tutti i capi soft core, il riferimento dichiarato e spassionato dello stilista è Roma: “Con le sue influenze multi-culturali, con il suo background classico e uno sguardo sempre attento alla contemporaneità”. Ed ecco nascere quello che si potrebbe chiamare un pidgin della moda, un mix socio-culturale nel sistema fashion: dove la felpa dialoga con il jacquard e il concetto di basic si sposa alla ricerca.
Ed ecco che le linee guida che contraddistinguono il marchio si traducono, nelle proposte per la prossima primavera/estate, in un look da odierna Edie Sedgwick, certo emendata da ogni tipo di eccesso: vestitini e baby-snap-dress si caratterizzano per grafismi e silhouette sixties. Il tubino nero diviene uno spigoloso mono-spalla. L’abitino giallo limone si orna di geometrico maxi-fiocco (trade mark dello stilista) applicato con bottoni a pressione sopra il seno. L’abito stampato sceglie la variante optical del bianco/nero, declinato però in un tema floreale romantico ed ironizzato dalla zip a vista. Il tailleur appare sotto una nuova luce -tra l’easy going e l’informale- grazie a essenziali combo di gusto sportivo: giacchino zippato + gonna, realizzati in tessuti tecnici di ultima generazione e strutturati grazie a maniche elicoidali imbottite e impunturate che strizzano l’occhio a forme tipiche anche degli anni ’80. Al trench total-white con neo-gorgiera -un po’ abito couture un po’ armatura urbana- si affianca l’alternativa in nero su cui ricompare il motivo del fiocco a donare un mood tra il romantico e il pop.
E se un sentore di funzionalità urbana, un pratico spirito metropolitano pervade tutti i capi soft core, il riferimento dichiarato e spassionato dello stilista è Roma: “Con le sue influenze multi-culturali, con il suo background classico e uno sguardo sempre attento alla contemporaneità”. Ed ecco nascere quello che si potrebbe chiamare un pidgin della moda, un mix socio-culturale nel sistema fashion: dove la felpa dialoga con il jacquard e il concetto di basic si sposa alla ricerca.
marzia fossati
[exibart]