Borse che evocano lo skyline di
Singapore. Oppure l’era delle caverne. Texture e colori rubati alle verdi
campagne inglesi. Calzature ghigliottina-cut e temi culinari dalla Tailandia
direttamente ai vostri piedi. Queste sono solo alcune delle risposte fornite da
oltre 82 paesi del mondo alla
call creative lanciata lo scorso maggio da
What’s
more alive than you.
Un progetto per dar vita alle idee degli studenti delle facoltà di arte,
design, fashion design e architettura, senza alcun limite geografico o
anagrafico. L’obiettivo? Creare una collezione di scarpe, borse e accessori che
hanno molto più a che vedere con il concetto di artwork che con quello di
prodotto-moda.
Come molti altri concorsi, anche
WMATY si abbevera alla creatività dei giovani, ma senza stilare liste e
premiare solamente il primo classificato. WMATY semplicemente assolda fra le
sue fila tutte quelle proposte in linea con il briefing della chiamata
creativa. Proposte che verranno poi concretizzate, grazie a importanti
partnership avviate con diverse realtà sul territorio italiano e mondiale –
dalle università come Iuav, Ied Moda Lab, Iade di Lisbona, Uca di Londra, alle
associazioni di categoria come l’Associazione Calzaturieri della Riviera del
Brenta, l’Associazione Nazionale Calzaturieri Italiani, passando per il
Politecnico Calzaturiero – e vendute (online only), con una royalty del 6%
netto sul prezzo di vendita per l’autore di ogni singolo pezzo.
Dentro a questo progetto c’è
(quasi) tutto, in termini di nuove frontiere del fashion: nel solco ormai
consolidato del binomio arte-moda si innestano tanto il concetto di network, di
community globale che lavora per dare una risposta originale a un appello
creativo, quanto quello di realtà “no-brand”, che preferisce puntare il
riflettore sulle singole persone che la animano, mostrandone i volti,
diffondendone i profili e accompagnando ciascun prodotto con una nota
dell’autore stesso che lo ha concepito.
Rispondono ai nomi di
Liza
Fredrica Åslund (Svezia),
Claudia Civilleri (Italia),
Tadako Fukami (Singapore),
Victoria Geaney (Uk),
Florence Estelle Girault (Francia),
Natalia Iliadi (Grecia),
Premrudee
Leehacharoenkul (Tailandia),
Elizabeth Lovett (Usa),
Filippo Mantone (Italia),
Eva P. Marigli (Grecia),
Akahito Shigemitsu (Giappone),
Orit Shlayfman (Israele),
Ivan Tomasson (Danimarca) e
Tomás Trenchard (Irlanda) i pionieri di questo progetto
e, di fatto, chi compra un accessorio WMATY si appropria di un loro racconto,
di una narrazione che parla del loro background culturale, delle loro
esperienze e che travalica l’ottica commerciale della suddivisione in stagioni
e dell’acquisto d’impulso, a favore di un approccio slow fashion.
La realizzazione di ciascun
prodotto prende infatti il via solo dopo l’effettivo acquisto dello stesso:
l’oggetto si fa quindi attendere e assaporare dal suo futuro proprietario,
permettendo così, in cambio di un waiting time maggiore, di evitare sprechi di
materie prime e di energia e di consegnare all’acquirente un esemplare unico di
alta manifattura italiana, realizzato appositamente per lui e numerato. La
percezione è quindi quella di effettuare un acquisto “su-misura”, esclusivo e
privatissimo, feeling che raggiunge il suo culmine con la private collection,
elitaria perché riservata solo a coloro i quali abbiano già acquistato un primo
artwork, ma comunque visibile a tutti online.
Ancora in WMATY, l’espressione
artistica incontra, anche grazie al supporto di partner tecnici quali Material
Connexion, Vibram, Nanofab (Parco Tecnologico Vega) e il Gruppo Giovanni
Crespi, la ricerca sui materiali e l’innovazione tecnologica: la direzione è
quella di un footwear che non prescinda mai dalla salute dell’individuo e dal
comfort del piede e della colonna vertebrale. Un primo passo per questo cammino
di benessere è già stato compiuto, depositando un brevetto che consente di
realizzare calzature molto più comode delle attuali, lasciando inalterate le
caratteristiche stilistiche del prodotto.
I prossimi step: la pubblicazione
online dei primi prototipi pronti per la vendita e la seconda
call creative, con l’obiettivo di raccogliere
nuove submission e alimentare ulteriormente il progetto.