Il designer umbro, tra i primi a tingere il cashmere, fa notizia per la presentazione del nuovo Teatro Cucinelli, che presto entrerà nel circuito dei teatri stabili dell’Umbria. L’edificio è stato inaugurato lo scorso 3 settembre con la prima assoluta dello spettacolo
Nel bosco degli spiriti, messo in scena da
Luca Ronconi su testi di Cesare Mazzonis e musiche di Ludovico Einaudi.
Un opening che ha dato modo, a coloro che non lo conoscevano, di comprendere perché
Brunello Cucinelli viene definito un “imprenditore-filosofo” e di affacciarsi sul suo sogno di creare un Foro delle Arti con annesso teatro. Dal 1985 – anno in cui lo stilista acquista il trecentesco castello diroccato di Solomeo – Cucinelli ha infatti inseguito un’utopia: quella di ri-creare un Foro delle Arti, conducendo, nel corso del tempo, una serie di interventi di riqualificazione e di restauri che hanno interessato il Castello medioevale, oggi sede dell’omonima azienda di cashmere, il Parco settecentesco di Villa Tocchi-Antinori e Piazza della Pace, sulla scia di un ambizioso progetto ideato originariamente da un’altra prestigiosa firma del made in Italy,
Umberto Ginocchietti. Questo non è scritto nella storia ufficiale dell’azienda, ma le fabbriche di maglieria che si trovano ai piedi del borgo furono costruite proprio da Umberto Ginocchietti nei primi anni ‘70, che si adoperò per la valorizzazione di questo luogo dimenticato, prima dello stilista “illuminato” e dell’inizio dei suoi lavori per creare il suo “feudo”.
Oggi il Foro di Cucinelli è uno straordinario complesso di opere costituito dal Teatro Cucinelli, da un ippodromo da circa 500 posti, da un Ginnasio e dall’Accademia Solomei: su ispirazione del ginnasio dell’antica Grecia, in cui i giovani avevano modo di confrontarsi, apprendere ed esercitare tutte le discipline. Il teatro Cucinelli, aperto dopo sette anni di lavori, finanziati dal 2% del fatturato dell’azienda, è un complesso che entrerà a far parte del circuito regionale, diventando il sedicesimo teatro dell’Umbria. Ma il designer dice di volerlo utilizzare prevalentemente come
buen retiro per uomini di cultura.
Per l’inaugurazione, l’industriale umanista si è affidato alla regia di Ronconi, che ha scelto di esordire con un’opera di
Amos Tutuola: una vicenda fantastica e bizzarra, ricca in spunti picareschi, ambientata nell’Africa profonda. La rappresentazione nasce dalla commistione di due racconti dello scrittore nigeriano:
Il bevitore di vino di palma e
La mia vita nel bosco degli spiriti, allegoria della vita dove si vende morte e si dà in affitto la paura. Una sorta di variante nigeriana del mito di Orfeo e del viaggio nell’Oltretomba.
A sigillare il tutto, la musica curata da Ludovico Einaudi: variegata sinergia di sonorità, ricreata grazie a una ricca commistione di strumenti, dal pianoforte alle percussioni etniche, passando per strumenti “improvvisati” costruiti con materiale di recupero, barili e pezzi di biciclette. Il tutto per restituire musicalmente l’intricata foresta popolata da creature terribili descritta da Tutuola.