Il filo nascosto è la rubrica dedicata al lavoro dei creativi nel mondo della moda. Dopo aver intervistato Giulio Margheri, raggiungiamo Francesca Fabbri di Akomena Spazio Mosaico, che ha collaborato con Fendi per il progetto “Hand in Hand“.
“Hand in Hand” è il progetto diretto da Silvia Venturini Fendi, che omaggia le eccellenze regionali italiane, a rappresentare l’importanza del settore artigianale nel sistema moda. L’artigianalità, infatti, è al centro della ricerca di Fendi, rendendo ogni artigiano protagonista. Francesca Fabbri ci ha parlato di Ravenna, del suo amore per il mosaico e delle stelle a otto punte di Galla Placidia.
Come nasce Akomena Spazio Mosaico?
Akomena nasce alla fine degli anni ’80, in un momento in cui c’è stata una grande rivalutazione delle arti applicate. In questo scenario il progettista è passato dal progettare per l’industria al prendere in considerazione anche le arti, per creare pezzi a tiratura limitata. Inoltre, nell’arte, c’è anche il discorso delle transavanguardie – testimone del grande ritorno delle arti – della pittura, della scultura e arti applicate, appunto, come il mosaico.
Tutto nasce dai grandi mosaici di Mimmo Paladino, realizzati in uno studio qui a Ravenna dove io, ventenne, lavoravo. Questo, infatti, è stato il mio primo approccio al mosaico.
Il terreno era fertile poiché in quel momento a Ravenna c’erano botteghe che si occupavano solo di restauro o riproduzione dell’antico. Era forte l’esigenza di utilizzare il mosaico in altri modi: per pavimentazioni, specchi, oggettistica e molto altro. Nasce così Akomena, aprendo le porte a questo cambiamento.
Il mosaico è una tecnica antichissima. Che cosa rimane del passato e che cosa hai introdotto di innovativo nel tuo campo?
In quanto tecnica antichissima, quello che rimane è il “linguaggio”. Mi sono resa conto, anche osservando i mosaici antichi, che lo sguardo non si deve mai fermare quando guarda il mosaico. Se lo sguardo si ferma vuol dire che c’è qualcosa che non va. Se ci si sofferma su qualcosa, significa che c’è qualcosa di mal fatto. E da questo trapela quella morbidezza che è in contraddizione con la durezza del materiale – è proprio questa l’innovazione. Da qui nascono i celebri drappeggi che contraddistinguono il nostro lavoro, insieme ai segni grafici e rapidi resi con il mosaico per renderlo divertente e domestico, alleggerendo.
Chiaramente, anche l’aspetto tecnico e tecnologico ha cambiato moltissimo il nostro mestiere. D’altra parte, però, è molto importante l’aspetto emotivo. La morbidezza che viene trasmessa è molto importante per noi.
Ravenna è una città dai mille tesori nascosti. Che rapporto hai con la città?
Il rapporto fisico con la città è molto forte, Ravenna è una città dove c’è un buon odore. Un odore che coniuga la terra e il mare raccontando di acqua, di canali. Le strade sono tortuose perché una volta erano canali e molti nomi di strade ricordano l’acqua: come Via Vallona o Vicolo Padenna. Questa cosa per me è molto suggestiva. Guardando la mappa di Ravenna si vedono tutti gli argini in mezzo a quelle che ora sono solo strade parallele. I pini, il tramonto e i colori, il fatto che Ravenna sia bassa ma abbastanza ampia la rende un luogo meraviglioso dove vivere, luminosa e per nulla soffocante.
Stendendo un velo pietoso sulle opportunità istituzionali e burocratiche, Ravenna mi è stata utilissima. Ovunque vai è sempre un punto aver lavorato qui. Mi ha dato tanto a livello emotivo e ne sono grata.
Quando ho iniziato a lavorare con Mimmo Paladino avevo già le valige pronte, ma le cose sono cambiate e poi è nato Akomena. Ravenna è meravigliosa, è luce e acqua.
Quali sono state, secondo te, le particolarità che hanno spinto Fendi a scegliere il mosaico per rappresentare la regione Emilia-Romagna nel progetto Hand in Hand?
Fendi ha fatto una ricerca di eccellenze italiane artigianali. Focalizzandosi su ogni regione italiana. Mi hanno detto che quando hanno visto i nostri lavori non hanno avuto dubbi: ero la persona giusta per rappresentare l’Emilia Romagna come artigiana. Il lavoro che facciamo noi come Akomena è unico, non lasciamo nulla al caso. Di realtà vere e autentiche, che fanno tutte le cose che vanno fatte nel rispetto di una qualità eccellente ce ne sono poche. Quando poi le vedi ti toccano l’anima. Questo è il motivo per cui hanno scelto noi: siamo veramente autentici. Tagliamo a mano, facciamo il disegno a mano e se una tessera taglia si prendono 2 mm di carta vetrata e si carteggia.
La segretezza intorno a questo progetto rende il vostro lavoro ancora più affascinante. Vorrei però parlare del significato della stella a otto punte posta sulla borsa uscita dal vostro laboratorio. Come è stato scelto questo meraviglioso simbolo della città? E che significato ha per te?
L’azienda ha scelto questi laboratori per la realizzazione delle borse. Ci avevano chiesto di fare dei campioni dal punto di vista tecnico per testare gli spessori, la tecnica e così via. Quando si pensa a una borsa di mosaico, si immagina una borsa pesante – invece questa borsa pesa pochi etti. Nel campione avevo applicato il simbolo a me più caro: la stella di Galla Placidia. Il significato che ha per me è molto suggestivo. Il complesso di Galla Placidia e San Vitale ha una scorza coriacea, un mattone particolare. Quando ero piccola giocavo per strada e un giorno arrivammo attraverso gli orti vedendo davanti a noi la Basilica di San Vitale. Entrammo dentro queste strutture così austere e davanti alla luce del mosaico rimasi folgorata. Alzando gli occhi al cielo vidi le stelle di Galla Placidia. Questa è la prima immagine dei mosaici che mi trafisse il cuore.
La stella è semplice, essenziale, contemporanea e curiosa. È quasi misterioso e accattivante il fatto che nessuno riesca a contare le stelle di Galla Placidia. Per me è quindi diventato un simbolo molto importante. La stella, infatti, è piaciuta molto fin da subito ed è così diventata la protagonista della Baguette Emilia Romagna.
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