Installation view of the exhibition at Grand Palais Paris © Mark Blower Photography
Il vestire diventa un linguaggio che supera il tempo e lo spazio: il 2025 sarà un anno ancora più denso del solito per la moda in Francia, con una serie di mostre che, da Parigi a Lens, tra musei e istituzioni di prestigio, attraverseranno epoche, culture e identità, consolidando il legame tra l’arte dell’abito e il patrimonio culturale. Dal fasto dell’alta moda alle tradizioni tessili dell’Asia e del Maghreb, dalla storia della Haute Couture alla costruzione dell’immagine degli artisti attraverso l’abbigliamento, queste esposizioni mettono in luce il ruolo del costume come specchio della società e della creatività.
Tra le mostre più attese, From the Heart to the Hands: Dolce&Gabbana, curata da Florence Müller e già presentata a Palazzo Reale di Milano nel 2024, è un omaggio all’universo creativo di Domenico Dolce e Stefano Gabbana. Aperta fino al 31 marzo 2025, il Grand Palais di Parigi ospiterà oltre 200 creazioni che ripercorrono il percorso della maison attraverso le collezioni di Alta Moda, Alta Sartoria e Alta Gioielleria, mettendo in evidenza l’approccio eclettico dei due stilisti. Un racconto che intreccia artigianato e opulenza, ironia e sensualità, tradizione e trasgressione, e che celebra l’estetica esuberante della casa di moda, profondamente radicata nell’immaginario culturale italiano.
Dall’11 febbraio, al Musée du Quai Branly, la mostra Golden Thread. The Art of Dressing from North Africa to the Far East, curata da Hana Al Banna-Chidiac e Magali An Berthon, indaga l’uso del filo d’oro nei tessuti attraverso secoli e culture. Dalle sete indiane e indonesiane ai kimono dell’epoca Edo, dai caftani del Maghreb alle creazioni contemporanee della designer cinese Guo Pei, l’esposizione racconta un viaggio nel tempo e nello spazio, esplorando il valore simbolico e tecnico dell’oro nella moda. L’intreccio tra materiali preziosi, artigianato e innovazione mostra come la tessitura sia stata, nei secoli, non solo un’espressione di lusso, ma anche un linguaggio culturale.
Vestirsi è un gesto estetico e identitario, soprattutto per gli artisti che, attraverso gli abiti, costruiscono la propria immagine pubblica e privata. Questo il tema di The Art of Dressing. Dressing Like an Artist, in programma dal 26 marzo al Louvre-Lens, con la curatela di Olivier Gabet, Annabelle Ténèze, Marie Gord e Audrey Palacin. La mostra esplora il rapporto tra moda e arte attraverso figure come Rembrandt, con i suoi turbanti scenografici, George Sand, al secolo Amantine Aurore Lucile Dupin, che scelse di vestirsi da uomo, Marcel Duchamp, che giocò con l’ambiguità identitaria di Rrose Sélavy, fino ai colori simultanei degli abiti di Sonia Delaunay e alla parrucca argentata di Andy Warhol. Il percorso espositivo interroga il significato dell’abito nella costruzione dell’immagine dell’artista e del suo ruolo all’interno della società.
La collaborazione tra il Petit Palais e il Palais Galliera porta in scena, dal 7 maggio, la prima grande retrospettiva dedicata alla Maison Worth, fondata da Charles Frederick Worth, figura chiave nella storia della moda. Con oltre 400 pezzi tra abiti, accessori, dipinti e documenti d’epoca, Worth, Inventer la Haute Couture analizza l’impatto della maison che, nella seconda metà dell’Ottocento, trasformò la moda in un’industria artistica. La mostra, curata da Annick Lemoine e Miren Arzalluz, si concentra sulle origini della haute couture e sul lascito di Worth, il cui metodo di lavoro – dalla creazione di collezioni stagionali all’importanza del fitting personalizzato – continua a influenzare la moda contemporanea.
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