Vanessa Paradis in una gabbia come un canarino, che lascia scivolare litri e litri di “Coco, L’esprit de Chanel” mentre il piano cinematografico si allarga a un tutto campo scoprendo lo spirito di Madame Coco appoggiata a una balconet francese, un attimo prima della sua dissolvenza in una nuvola di profumo. Era il 1991.
Sarah Jessica Parker, invece, in preda a un raptus per uno spruzzo di Chanel sfonda, con gli immancabili tacchi, la vetrina del brand su Place Vendôme a Parigi, e non desiste dal desiderio di una goccia di Chanel nemmeno di fronte al poliziotto, in una perfetta scena “Sex and the city”.
E poi “Chanel per l’uomo”, ovvero Égoïste, tra citazioni di Man Ray e una indimenticabile performance collettiva in palazzo da Croisette (in realtà una vera e propria scenografia, costruita in Brasile ad hoc) in cui una serie di donne bellissime sbattono le proprie finestre urlando “egoiste” a uno sconosciuto che posa il profumo sulla ringhiera del proprio balcone. Unico tratto della sua identità . Correva il 1990.
Basterebbero queste tre immagini per ripercorrere la storia della moda e del costume degli ultimi trent’anni, che probabilmente tanta incisiva perfezione – e tanta poesia e provocazione – attraverso uno spot pubblicitario, sono stati casi più unici che rari.
Ed è merito di Jean Paul Goude, e del suo universo creativo, ora in mostra a Milano a Palazzo Giureconsulti (in una mostra da lui stesso curata) dopo una prima tappa a Tokyo e in attesa di sapere quali altri metropoli toccherà.
Una mostra perfettamente allestita, promossa in toto da Chanel e dedicata all’uomo che ha portato l’immagine del marchio ad essere né più né meno un’icona mondiale durante gli anni ’90, la cui scia continua ancora oggi.
Nato nel 1940 alla periferia di Parigi, una carriera iniziata da Esquire a New York nel 1968, Goude è stato anche, oltre che compagno, il “creatore” dell’immagine indelebile di Grace Jones negli anni ’80. Vi ricordate Slave to the rhythm, per esempio, nel 1985? Nello stesso video fu “utilizzata” anche uno spezzone per la campagna pubblicitaria Citroën dello stesso anno, in cui Grace correva a bordo di una “selvaggia” CX2.
Ma Jean Paul Goude è anche la partita a bowling con i flaconi tondi di Chance, oltre ad una serie di disegni pazzeschi, realizzati a partire dal 1963 che a Milano vi aspettano all’ingresso della mostra (fino al 31 dicembre) e che raccontano (oltre di Grace e dei backstage) anche dei “Latini di New York”, piuttosto che della serie “The Queen of Seul”, realizzata in varie versioni dalla metà degli anni ’90 fino alla metà dei 2000. Ma Jean Paul Goude è anche i “manifesti in-situ” nel metrò di Parigi realizzati per Galerie Lafayette, nel 2001, fino alla campagna per Desigual lo scorso 2018.
Per finire, nel plebiscito di Palazzo Giureconsulti, un video che vi terrà inchiodati 90 minuti: So Far So Goude. Si tratta di una panoramica delle ispirazioni e della carriera di Goude, passando dall’infanzia francese all’incontro con Vanessa Paradis, appunto, e la scelta di metterla in gabbia.
Un’idea che fece storcere il naso a tutti, ma che ci consegnò l’immagine della Francia più glamour del secolo scorso.
Una iniezione di stile, che nella città della moda e dell’evento (non sempre all’altezza delle aspettative) era necessaria.
“In Goude we trust”!
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