10 marzo 2023

Le cinque sfilate di moda che hanno impressionato di più alla Paris Fashion Week

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Balenciaga, Palm Angels, Alexander McQueen e non solo: nella capitale francese tornano le ultime proposte della moda, tra genderfluid, attenzione sartoriale e cyber-scenari

Valentino, AI 2023

Si è chiusa la Paris Fashion Week, con 60 show e 40 presentazioni, con un calendario che ha visto sfilare grandi maison tra debutti e ritorni come Y/Project  di Glenn Martens, che presenta per la prima volta all’interno del calendario femminile, Schiapparelli con il ready to wear, Alexander McQueen che torna a Parigi dopo tre anni in cui ha sfilato fra Londra e New York, Lanvin, Palm Angels che ha lasciato Milano per il suo debutto francese, fino al chiacchierato Harris Reed direttore creativo di Nina Ricci. Presenti tutti i grandi marchi delle passerelle parigine, da Chanel a Miu Miu, passando per Christian Dior, Saint Laurent e Louis Vuitton, oltre alle maison giapponesi come Comme des Garçons e Yohji Yamamoto. Eppure il critico di moda Antonio Mancinelli ha commentato: «Sfido chiunque osservi le collezioni della Parigi Fashion Week a non aver sbadigliato e pensato “ma che noia”. Mancanza di fantasia, latitanza di creatività o crudeli CEO che intralciano i direttori creativi?». Vediamo di seguito 5 sfilate che per motivi diversi hanno lasciato un segno o hanno fatto parlare di sé.

Paris Fashion Week 2023: Valentino e il potere del black tie

Saldo come non mai al timone creativo di Valentino, Pierpaolo Piccioli lavora sul concetto di dress code trasformando da limite a un’opportunità creativa. Così la collezione co-ed Uomo e Donna dal titolo Black Tie parte dalla cravatta simbolo del potere maschile per trasformarla in abito o utilizzandola in nero come accessorio. E per essere precisi, puntalizza il designer, la collezione è intesa come un guardaroba condiviso perché «il gender equality non è una casella da riempire».

L’ennesima prova d’autore del designer romano, ospitata dai saloni ovattati, tutti stucchi e dorature, dell’hôtel particulier Salomon de Rothschild, che lavora da tempo nell’attribuire nuovi, (potenzialmente) dirompenti contenuti semantici a indumenti, categorie, perfino colori (vedasi alla voce Pink PP). Il filo rosso che attraversa il guardaroba stagionale (intercambiabile, le mise di lei e lui sono sostanzialmente identiche) è rappresentato pertanto dalle cravatte, onnipresenti, punto focale di outfit dall’esattezza adamantina, con shape in teoria antitetiche (soprabiti extra-lunghi e shorts esigui, caban dalla linea boxy e pantaloni smilzi, orli che lambiscono il pavimento e blazer sforbiciati sull’addome…) bilanciate alla perfezione.

«Tutto ha riguardato la rottura dei codici. La cravatta è stato il punto di partenza. È il simbolo del potere maschile bianco. Quindi metterla a tutti la svuotava del suo significato. Invece è stata resa una scelta personale» ha commentato Piccioli.

Balenciaga torna al tailoring

Dopo la marea di polemiche quando il brand è stata accusato di considerare la pornografia infantile come una forma d’arte, Balenciaga torna con una collezione che parla di vestiti e sartorialità contemporanea per recuperare quell’arte che, in fondo, è la missione di questa creatività. Gli inviti alla sfilata – un disegno con il cartamodello di un sarto – sono stati consegnati ma l’indirizzo dello show non è stato rivelato fino alla mattina del défilé. Una volta preso posto, gli invitati hanno scoperto la dichiarazione del direttore creativo Demna (Gvasalia), che ha spiegato come i suoi genitori avessero assunto un sarto per lui quando aveva sei anni in modo che potesse realizzare il suo primo abito.

 

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Così  ha scritto  sul biglietto che è stato ripostato su Instagram: «Negli ultimi due mesi, avevo bisogno di cercare un rifugio per ripensare alla mia storia d’amore con la moda e l’ho trovata istintivamente nel processo di “fare vestiti”. Mi ha ricordato ancora una volta il suo incredibile potere che riesce a farmi sentire felice e ad esprimermi veramente. Questo è il motivo per cui la moda per me non può più essere vista come un intrattenimento, ma piuttosto come l’arte di fare vestiti». Il risultato è stato una collezione con forme spesso decostruita, realizzata in proporzioni provocatorie composta da smoking e blazer doppiopetto, quasi interamente senza loghi, che segna un ritorno agli esordi di Demna, quando lanciò la sua label indipendente Vetements, nota per il mix di street style e volumi esagerati.

Paris Fashion Week 2023: Palm Angels debutta a Parigi

Per la prima sfilata parigina del marchio, Francesco Ragazzi ha presentato uno streetwear sofisticato con una nuova interpretazione, grazie all’elevazione dei codici visivi ormai familiari. Per il prossimo Autunno-Inverno, la donna Palm Angels si reinventa giocando con lo chic parigino. La P di Palm Angels prende ispirazione dallo stile californiano. È anche l’iniziale dell’iconica silhouette dell’albero, simbolo del marchio, che si sussegue lineare lungo le spiagge ventose della West Coast e si proietta nel cielo azzurro. D’altro canto, gli oceani rappresentano un invito a viaggiare, a espandere gli orizzonti, mantenendo la propria individualità per raggiungere qualcosa di nuovo, e quindi, crescere.

Nel descrivere il suo approccio curatoriale applicato alle sue collezioni, Francesco Ragazzi ha sempre utilizzato la metafora del negozio vintage come luogo in cui si possono trovare una moltitudine di capi, spesso diversi: articoli speciali il cui valore aumenta con la vicinanza ad altri pezzi, un posto dove tutto si unisce. Portato a Parigi, il negozio vintage di Palm Angels si trasforma in un cabinet de curiosités, pieno di ephemera.

Ciò che rimane è l’idea di offrire una selezione di oggetti autentici. La collezione Autunno/Inverno 2023 è infatti una selezione di capi autentici e di qualità ripensati in una chiave contemporanea, impreziositi da dettagli in metallo dorato che ne definiscono lo stile. Nella proposta femminile, la linea dei capi sartoriali è allungata e snella, con una silhouette asciutta. Le felpe diventano un segno e spuntano qua e là come simboli. Tagliata in cashmere double face, la felpa con cappuccio ora è anche un miniabito, caratterizzato da una certa attitudine francese, poiché i codici borghesi si accostano alla disinvoltura tipica di LA. Il daywear è realizzato con materiali di lusso; i dettagli sono studiati attentamente. Gli accessori completano il look: mocassini in pelle di anguilla, borse essenziali, occhiali da sole oversize, orologi da polso decorati, catene e pezzi in metallo.

Alexander McQueen parla di anatomia sartoriale

Dopo le sfilate a Londra e New York dell’ultimo triennio, per l’A/I di Alexander McQueen Sarah Burton decide di tornare a Parigi tornando ai fondamentali, a una parte forse meno nota, ma basilare, dell’operato del suo mentore e predecessore, che mosse i primi passi come apprendista a Savile Row, tempio dell’eleganza maschile made to measure. Già il titolo della sfilata, Anatomy è una dichiarazione d’intenti, che lascia supporre uno studio approfondito del vestire, dei suoi rudimenti (ovvero «sartoria, tessuti sartoriali, attenzione al taglio, alle proporzioni e alla figura», puntualizza lei), ed è stato effettivamente così. Non vi è traccia, tuttavia, di conservatorismo, né volontà di indottrinare chi guarda sui principi aurei del tailoring, l’obiettivo è invece «upside down», sovvertire il classico.

Sulla passerella si materializzano silhouette verticalizzate, un secco tratto di matita ispessito dai volumi potenti, affilati, che di look in look si fanno più scolpiti, tra la solidità delle spalle, affilate come rasoi, e la robustezza delle calzature, che fa il paio con quella dei preziosi bold, pendenti, anelli e collane dai riflessi argentei o dorati. Apre lo show la pantera Naomi Campbell, in tailleur pantalone maschile e bustier in tinta. A disturbare l’imperio cromatico di nero e bianco, qualche stampa dégradé (ingrandimenti di orchidee) e le nuance sature del rosso e viola, anch’esse funzionali a un racconto che, per proiettare il marchio nel futuro, ne rinverdisce con acribia il passato.

Paris Fashion Week 2023: Coperni torna virale con i robot in passerella

Già la scorsa Paris Fashion Week il brand aveva fatto parlare di sé con l’abito spray “materializzato” sul corpo di Bella Hadid, che è diventato subito virale. Anche a questa edizione Coperni – brand fondato da Sébastien Meyer e Arnaud Vaillant nel 2013 –  è riuscito a creare un altro momento ad alto tasso social media, confermandosi tra i brand più sperimentali e smart del momento.

Per presentare la collezione Autunno/Inverno 2023-24, il duo creativo ha messo insieme un cast stellare – da Lila Grace Moss a Deva Cassel in versione Cappuccetto Rosso dark – e ha esplorato ancora una volta il rapporto tra uomo e macchina, tra moda e tecnologia. La passerella era infatti affollata da cani robot gialli che accompagnavano le modelle, prendendo loro borsa e cappotto.

Il video di questa insolita sfilata ha diviso il web specie per le implicazioni negative del rapporto uomo/robot usati per fini militari. La scelta del brand di utilizzare i robot ha preso le distanze da tutto ciò che riguarda ingegneria e tattiche di guerra collaborando proprio con Boston Dynamics, azienda americana che, come fanno sapere dalla maison, <<proibisce l’uso dei suoi robot per scopi nocivi o intimidatori e che, di recente, ha guidato una coalizione di settore che si è espressa contro l’uso di robot simili come armi>>. Una performance che resta memorabile tra l’atmosfera che rimanda alla fiaba Il lupo e l’agnello di Jean de la Fontaine e l’uso di stampe generate dall’intelligenza artificiale, che hanno aumentato il senso di straniamento della sfilata.

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