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Lo show delle vanità: arte, moda e contraddizioni al Met Gala a New York
Moda
Amato o no è l’evento moda a più alto tasso di glamour al mondo, grazie alla presenza dei più importanti fashion designer e delle celebrities che li accompagnano indossando le più originali ed estrose creazioni. Tutto questo è il Met Gala, un evento che vanta una lunga storia e che grazie ad Anna Wintour si è trasformato in un evento mediatico capace di raccogliere 22 milioni di dollari a supporto del Metropolitan Museum of Art di New York. Se da un lato l’Istituzione non può che essere contenta, dall’altro come ha ben scritto Giuliana Matarrese, «Negli anni le mostre curate da Andrew Bolton sono divenute via via culturalmente ininfluenti». In tal senso ci si chiede il senso della mostra dal titolo Sleeping Beauties: Reawakening Fashion, aperta fino al 2 settembre prossimi, che presenta ben 250 abiti e accessori il cui comune denominatore è l’ispirazione del mondo naturale su chi li ha creati. Per parafrasare la celebre frase di Miranda Priesley ne Il Diavolo Veste Prada: «Floreale per la primavera? Avanguardia pura…».
La mostra Sleeping Beauties
La mostra presenta una serie di creazioni che non possono essere esposte sui manichini per la loro fragilità e che quindi saranno visibili al pubblico all’interno di teche di vetro, vere e proprie “belle addormentate”. Come ha rivelato il curatore Andrew Bolton, la mostra si strutturerà intorno a circa 50 pezzi della collezione, tutti storicamente significativi ed esteticamente rilevanti ma troppo fragili per essere indossati oggi. «Sono queste le “belle addormentate” cui il titolo fa riferimento».
Invece di svolgere la loro funzione originale, questi pezzi – tra cui un abito da ballo in raso di seta disegnato del couturier americano Charles Frederick Worth nel 1877, creazione che è stata l’ispirazione originale della mostra – saranno trasfigurati attraverso l’esposizione. Lo stesso Bolton ha raccontato: «La moda è una delle forme artistiche più emozionanti che esistano, e questo in ragione del suo legame con il corpo. È intrisa di memoria ed emozioni, e noi ci relazioniamo a essa soprattutto attraverso i nostri sensi. Spero che questa mostra possa innescare un genere di apprezzamento “sensoriale” della moda».
Una mostra speciale anche per l’uso delle tecnologie, dall’Intelligenza Artificiale, l’animazione video, la proiezione di luci, il soundscaping, la computer-generated imagery e altre forme di stimolazione sensoriale saranno variamente impiegate per tessere intorno a ciascuna opera una trama contestuale che ne agevoli la comprensione.
Bolton ha spiegato che la mostra si articolerà intorno a tre sezioni: Terra, Mare e Cielo, e ripercorrerà l’evoluzione dell’atteggiamento nei confronti del mondo naturale attraverso l’artigianato e la manipolazione di materiali naturali finalizzata alla creazione di abiti.
Max Hollein, direttore e amministratore delegato del Met, ha dichiarato che «Questa sarà una mostra rivoluzionaria nel suo genere, che amplierà i confini della nostra immaginazione, invitandoci a scoprire un’opera in tutte le sue innumerevoli sfaccettature, a saperne di più sulla sua storia e, in ultima analisi, ad apprezzarne la bellezza in modo più profondo».
Il MET Gala, note storiche
Tutto parte dalla giornalista Eleanor Lambert, grande promotrice della moda americana all’estero e mente dietro la creazione della fashion week newyorchese. L’obiettivo era di finanziare l’appena aperta ala del Costume Institute del Met, il Metropolitan Museum of Art di New York, e la soluzione classica, organizzare una cena a pagamento con facoltosi industriali, in concomitanza con l’apertura della mostra annuale, sembrò la soluzione migliore tramite l’acquisto di un biglietto per partecipare alla serata. Un tipico evento di raccolta fondi cui partecipava l’élite culturale e finanziaria della city.
Il primo sostanziale cambio di rotta a favore di un evento molto più spettacolare arriva nel 1972, quando Diana Vreeland, ex direttrice di Vogue America diventa consulente del Met. Grazie al suo intervento il parterre degli invitati si allarga, facendo spazio alle celebrities in voga all’epoca: Liza Minelli, Cher, Bianca Jagger, Andy Warhol, Diana Ross. Altra trovata della vulcanica Vreeland è quella di introdurre “il tema”, ossia accompagnare alla mostra un dress code correlato.
Il MET Gala 2024: una parata di celebrities
Il tema del Met Gala 2024 The Garden of Time, basato sulla mostra del Museo Sleeping Beauties – Reawakening Fashion, racconta un mondo suggestivo e stregato in grado di intrecciare moda, natura e simbolismo.
Una pioggia di celebrities: Zendaya, madrina di questa edizione del Met Gala, rompe il silenzio, dopo cinque anni lontana dal red carpet, con il suo sguardo ipnotico e due abiti in pieno stile gotico e fiabesco. Il tributo del primo look a Dionisio, dio greco del vino e del delirio mistico, è un custom-made di John Galliano che, nella sua complessità, avvolge delicatamente la fisicità di Zendaya. Il suo volto è abbellito da un velo con piume firmato Stephen Jones, impreziosito da un colibrì che trova rifugio sul suo collo. Curato nei minimi dettagli anche il make-up drammatico, a tratti teatrale in pieno stile Maison Margiela. Non passa inosservato nemmeno il suo secondo look che, grazie al copricapo estroso, omaggia Audrey Hepburn nel film My fair lady.
Lana del Rey irrompe con uno stile che rappresenta alla perfezione la sua personalità musicale. Magica e demoniaca allo stesso tempo, l’anima dell’abito danza nella notte più attesa dell’anno con grazia e mistero, come risvegliata dalla luce della luna. Dotato di vita propria, il look d’archivio firmato Alexander McQueen incarna una rinascita ribelle, superando i confini delimitati dal suo corpo.
Elle Fanning in Balmain opta per la semplicità, ma che di fatto lo è solo all’apparenza. Il capolavoro scultoreo vuole riallacciarsi al tema dell’eleganza eterea e della bellezza cristallina che richiama i paesaggi invernali più incantati. Ogni piega è studiata per evocare la sensazione di fragilità e purezza propria del ghiaccio, trasformando l’attrice in principessa per una notte.
Nicky Minaj e l’arte dello spiccare che le appartiene dagli esordi non passano, però, in secondo piano. Impossibile accada, del resto. Un mini dress firmato Marni che rimanda ai dipinti su tela. L’esplosione di colori e i fiori tridimensionali proclamano il look della cantante uno dei protagonisti indiscussi del Met Gala 2024, rendendolo unico nel suo genere.
La diva sessantunenne Demi Moore veste i panni di regina di cuori botanica e percorre il red carpet con una straordinaria disinvoltura. 11mila ore è il tempo impiegato nella realizzazione dell’abito Harris Reed e Surprise Suprise tutto creato con carta da parati vintage. Il riferimento al mondo dell’home decor non può essere più chiaro di così.
Ultima, ma non per importanza, non possiamo non citare l’opera d’arte indossabile di Tyla. L’abito Balmain scolpito sul suo corpo e una clutch a clessidra che mette in evidenza il tempo che scorre l’hanno resa virale sul web nel giro di pochissime ore. La cantante sudafricana, seguita senza sosta da quattro assistenti che la aiutavano nei movimenti, ha affrontato quella che sembrava una mission impossible. Il look, realizzato con vera sabbia pressata direttamente sul tessuto modellato da un calco in gesso, ha ribaltato i confini della moda, trasmutando un materiale effimero in un’opera d’arte senza tempo.
Fuori dal MET, le proteste contro la guerra
Non solo una parata di abiti sfarzosi ma davanti al Met anche la parata di protesta per ricordare la guerra in corso a Gaza. Protagonista una generazione che non riesce a fare finta di niente, mentre la polizia di New York cerca di dirottare le persone su una strada lontana dal Metropolitan. I manifestanti si sono radunati a Central Park con loro cartelli di protesta: “Niente gala al Met mentre sganciano bombe su Gaza”, “Niente festa senza liberazione”. Una situazione che è stata ripresa anche da pochi personaggi italiani, tra cui il coreografo Luca Tommassini che, sui social, ha mostrato la stessa lacerante contraddizione.