Sii bella se puoi, saggia se vuoi, ma degna di stima sempre.
È il progetto di Max Mara The Cube con il padding in Cameluxe, per la FW20, a rispondere, impeccabile, a queste tre caratteristiche, celebri nelle parole di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais, drammaturgo e polemista francese del 1700.
Cuore del progetto, vincitore nel 2019 del CNMI in Recognition for Sustainability Award in occasione dei Green Carpet Fashion Awards, è la nuova imbottitura creata da Imbotex Lab. con l’intenzione di fondere l’idea di upcycling con quella del miglioramento e della qualità. Così, Max Mara, si muove consapevolmente, nel rispetto di un principio urgente come quello della sostenibilità e per proporsi più responsabile rispetto alle idee promosse dall’industria del fast fashion.
Rispondente allo scopo di un’Economia Circolare, ovvero creare meno rifiuti, sfruttando al massimo ogni possibile materiale e tessuto utilizzato nel processo produttivo, Cameluxe si basa sull’idea di ri-utilizzare le eccedenze derivanti dal processo di taglio dei tessuti di cammello degli iconici cappotti Max Mara (e non solo) per dare vita a un isolante termico che conserva tutte le proprietà dei materiali vergini, senza necessità alcuna di un ulteriore consumo di materie prime.
Cameluxe è bella. Nelle creazioni di nove modelli della collezione Max Mara The Cube AI20, dalle cromie eleganti e dal design minimal, che non si indossano semplicemente ma avvolgono, parlano e dicono “ti porto io”: come un’accogliente protezione, con una straordinaria portata innovativa e per muoversi in ogni occasione della vita.
Cameluxe è saggia. In una prima fase i materiali recuperati vengono raccolti e selezionati nelle manifatture in Italia, poi un processo meccanico li trasforma in fibre molto sottili, e infine, le fibre vengono mescolate con poliestere riciclato, creando un materiale isolante ad alte prestazioni.
Cameluxe è degna di stima. L’innovativa imbottitura apre una nuova frontiera dando vita a materiali preziosi altrimenti scartati con un processo che è di fatto meno impattante in termini di consumo energetico, di produzione di rifiuti, di uso di acqua ed emissioni di CO2.
E se è vero che si è eroi anche facendo qualcosa di semplice e rassicurante come mettere un cappotto sulle spalle di qualcuno, per fargli sapere che il mondo non è finito, è altrettanto doveroso riconoscere che Max Mara sta portando avanti, responsabilmente, la ricerca di innovazione che l’ha sempre caratterizzata, in un mix tra spirito avanguardistico e approccio easy living.
Che sensazione si provi con questo connubio tra creatività, industrializzazione e sperimentazione, che connota distintivamente Max Mara The Cube, possiamo scoprirlo attraverso il racconto fotografico di tre grandi artisti, che ne hanno celebrato la portata innovativa in termini di design ma anche di artigianalità e tecnica. Vicinanza, calore e protezione ci toccano immediatamente con gli scatti di Sam Taylor-Johnson. Immediatezza ed equilibrio si impongono attraverso le immagini di Stephen Shore, straordinario nel considerare l’inquadratura, le linee e i colori per enfatizzare i nuovi modelli all’interno di una cornice fotografica industriale, suburbana, volutamente non troppo ordinata. Quotidianità seducente si respira dallo sguardo di Alex Prager che sa, magistralmente, ispirarsi a esperienze personali, utilizzando elementi stilistici che ricordano vari generi cinematografici e impiegando colori saturi.
Pensata per calarsi in ogni indeterminabile momento del quotidiano, Max Mara The Cube è ideale, nel senso Rimbaudiano del termine “Me ne andavo, i pugni nelle tasche, anche il mio cappotto diventava ideale”. Ideale per essere ovunque e improvvisamente sorridere e stringersi il proprio cappotto, come a proteggere un cuore che batte, consapevole della propria energia.
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