20 gennaio 2024

Milano Fashion Week Uomo: i brand indipendenti che si sono fatti notare

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Da Dhruv Kapoor a Federico Cina, da Pronounce a Domenico Orefice: quali brand si sono distinti a una Milano Fashion Week Uomo che, nonostante il poco tempo, rimane una vetrina fondamentale

NOSKRA

A Milano, la settimana della moda maschile si è consumata in un ristretto lasso di tempo, lasciando gli addetti ai lavori con diversi interrogativi circa la sua rilevanza nel panorama odierno. La fashion week resta però una vetrina fondamentale per tutti quei brand emergenti e indipendenti che cercano di conquistarsi uno spazio all’interno di quest’industria. Vediamo insieme quali brand si sono distinti.

L’impressione comune è che il mondo si stia riducendo sempre più a quello spazio buio sotto il letto, da cui temi possano uscire mostri indicibili. Armarsi di capi-corazza, quindi, sembra la soluzione più logica ed è quella effettivamente abbracciata nella maggior parte delle collezioni Autunno Inverno che hanno sfilato in questa stagione. I brand indipendenti, però, dimostrano anche di non aver perso la speranza, anzi. La ricerca di verità più profonde, insite in qualunque soggettività, è un approccio a cui rimandano diversi marchi, così come la caparbia determinazione a proseguire lungo il cammino, un passo dopo l’altro. Ritrovare una certa leggerezza del cuore resta l’obiettivo comune e, forse, anche l’unico trend su cui dovremmo puntare.

L’invito al riposo ristoratore di Simon Cracker

Quando fuori il mondo tuona senza sosta, feroce e impietoso, “La nanna” è l’unica occasione di trovare riparo. Il sonno è un agognato rifugio. Su questo concetto hanno riflettuto James Joyce e Banana Yoshimoto in alcune loro opere e attorno a questo tema Simone Botte e Filippo L.M. Biraghi hanno costruito la nuova collezione. Contrariamente alle precedenti, dunque, i capi per la stagione Autunno Inverno 24-25 sono stati realizzati per trasmettere quiete, tregua, guarigione. Rigorosamente upcycled, la collezione verte sulla sartoria maschile (DNA del brand), su una palette dai colori polverosi, sbiaditi, i contorni smussati e consumati dal tempo.

La gentilezza, pilastro attorno cui si radica il marchio, viene espressa dalle inedite sfumature nate dalle tinture post-assemblamento dei capi, dalle paillettes opache, le perle e le vernici argentate. Ancora, le stampe dei capi in denim sono il frutto della mano gentile di Sue Clowes, designer e figura chiave nella storia della band Culture Club (esatto, quella di Boy George) e della scena New Romantic inglese degli anni Ottanta.

SIMON CRACKER
SIMON CRACKER
SIMON CRACKER

Il nuovo approccio al Made in Italy di Domenico Orefice

Domenico Orefice ha debuttato alla Milano Fashion Week con la collezione A1 R1 25. Il nome proviene dall’alpinismo e in particolare si riferisce al grado di difficoltà dell’arrampicata in artificiale e al parametro di rischio. Il brand di sportswear di nuova generazione ha presentato una collezione quasi esclusivamente in total black, a-gender e a-seasonal, con uno styling edgy per veri “cool kids”.

L’intenzione è fornire una sorta di armature ai cittadini del futuro, che dovranno combattere gli elementi atmosferici per farsi strada nelle città. La ricerca di un nuovo equilibrio fra ambiente urbano e naturale, e in particolare montano, è anche alla base dell’installazione HYBRID ITER con cui la collezione è stata presentata presso la Fondazione Sozzani.

Il designer campano si è rivolto all’azienda italiana Gruppo Cinque per i tessuti dei suoi capi, che tra gli altri comprendono materiali tecnici traspiranti e al contempo garanti di riparazione dal freddo. In generale la collezione è stata concepita per essere combinata a quella precedente presentata a Pitti, A0 24 Moderate. Un approccio pragmatico e sostenibile, per un brand che ha l’obiettivo di annullare le distanze tra ambiente naturale e urbano, tra sartorialità e sportswear, tra Made in Italy e innovazione.

Domenico Orefice
Domenico Orefice
Domenico Orefice

La sofisticata leggiadria di Mordecai

La collezione #1 “Tecniche di volo” ha segnato per MORDECAI l’ingresso nel calendario ufficiale di Camera Nazionale della Moda Italiana. Con essa il Direttore Creativo del brand, Ludovico Bruno, si è interrogato sull’ambivalenza dei capi di abbigliamento, partendo dalla volontà di “viaggiare leggeri”.

Qui la leggerezza è intesa in senso quasi calviniano, ossia il liberarsi di inutili zavorre superficiali, l’accogliere ciò che è indispensabile. Anche nel vestire. La silhouette è il punto di partenza e di arrivo della collezione, dove rigore ed essenzialità danno vita a un guardaroba maschile dallo stile distinto e definito. Ciò si riflette anche nella scelta della palette dai toni neutri, a cui si aggiungono il cognac, il marrone bruciato e il grigio scuro mélange. Il focus è sui capispalla e sulla maglieria, realizzati in baby alpaca, super kid mohair, merino, cashmere e cotone. L’effetto finale è una collezione casualwear raffinata e di lusso.

MORDECAI
MORDECAI
MORDECAI

Sublimare un istante, Federico Cina

Catturare il cambiamento, un passaggio di stato, una trasformazione nell’attimo esatto in cui avviene, è forse possibile? Qual è il colore più adatto a rappresentare tale istante? Quest’incognita anima “Colori del nulla”, l’ultima collezione di Federico Cina.

Cina parte dai quadri di Luigi Grossi, dialoga con l’architettura brutalista, riflette sull’inutilità della decorazione di Adolfo Loos e passa per le visioni trasformative di Bill Viola e per gli scritti di Salvatore Settis sul senso del classico. Lavora dunque per sottrazione, si lascia alle spalle ciò che risulta superfluo, proprio come quando si abbandona una versione di sé che è cresciuta, dopo essersi scontrata con una nuova realtà. Una versione cambiata. I capi presentano linee definite, il taglio è a vivo, le silhouette geometriche, per un guardaroba essenziale e strutturato. Anche i colori rimandano alla rigidità, a un severo processo di costruzione ed evoluzione. La Tortellino Bag, dalle linee morbide ma scultoree, rappresenta la tradizione che si fa materia, un oggetto del desiderio proveniente da ciò che consideriamo “classico”.

Federico Cina
Federico Cina
Federico Cina

Seguire le infinite traiettorie di Pronounce

Fondato nel 2016 da Yushan Li e Jun Zhou. La collezione gira intorno alla farfalla di Zhuangzi, un gran pensatore Taoista che si addormentò per un giorno intero e sognò di essere una farfalla. Al suo risveglio non sapeva se fosse davvero un uomo che aveva sognato di essere una farfalla o una farfalla che aveva sognato di essere un uomo. I confini tra sogno e realtà sono quindi indagati nella collezione.

Il focus principale però risiede in un aspetto più fisico-meccanico del volo della farfalla, ossia il percorso che traccia con il suo volo. ecco allora il dettaglio delle corde che si intrecciano e si annodano delineando traiettorie sui capi, talvolta rese tridimensionalmente da corde in velluto a coste. Percorsi che si incontrano anche nella fusione tra il Cheongsam tradizionale manciù (noto anche come qipao cinese) e la sartorialità occidentale, tra i completi Mao e il denim. Alcuni look-anteprima della capsule PRONOUNCE X POP MART THE MONSTERS includono illustrazioni stampate con i personaggi del retail toy brand cinese. UNDETECTED ha realizzato a mano tutti i gioielli della collezione, mentre AOKANG ha collaborato alla realizzazione delle calzature.

Pronounce
Pronounce
Pronounce

“Insieme” a Dhruv Kapoor

In un mondo spaccato dai conflitti, consumato dall’avidità umana e animato dalla sete di potere, Dhruv Kapoor lancia un messaggio: “Better Together”. La collezione Autunno Inverno 24-25 di Kapoor si basa sull’unione per un mondo migliore, utopico forse, dove regnano pace, armonia, equilibrio e amore. Sui capi il tema dell’unione si concretizza nella fusione tra sport, utility e sartorialità. Preziosissimi ricami stagliano su tessuti tradizionali reimmaginati, sulle maglie sportive (back to Bloke Core), e si alternano a giacche biker in lamé o ai teaileur in neoprene. Le silhouette ibride fondono cropped e oversize, morbido e attillato, rigore e spensieratezza.

Con questo spirito nascono la collaborazione con Huma Eyewear e la partnership con Nike, i cui capi sono tutti upcycled. Tema ricorrente e simbolo della collezione è l’unicorno bianco, incarnazione fiabesca di magia, fantasia, energia maschile e femminile insieme. Per celebrare i 10 anni di Dhruv Kapoor sono stati riproposti alcuni capi d’archivio sotto la capsule collection “KPR Vault”. Lo styling è firmato Giorgia Cantarini, mentre lo show è stato presentato su Instagram da Marc Forne.

Dhruv Kapoor
Dhruv Kapoor
Dhruv Kapoor

Mordente by Studio Noskra

L’ultimo giorno di Milano Fashion Week ha segnato il debutto ufficiale di NOSKRA, con una presentazione ad hoc presso Foro Buonaparte. Il brand di outerwear-tech streetwear fondato da Andrea Lonigro nel 2020 vuole dar vita a un universo distopico, un mondo di mezzo che prende forma da un’esperienza sensoriale profonda, intima e potente. È proprio in questo modo che è nato Noskra: il giovane designer e fondatore del marchio non ha una formazione “classica”, infatti, ma una sensibilità creativa sviluppata da viaggi ed esperienze personali. La collezione vuole fornire un guardaroba ai viaggiatori contemporanei, farsi fiaccola con cui percorrere il tunnel della vita, a mente aperta e con spirito coraggioso. Lo stesso nome del marchio si ispira alla runa “Kenaz” che significa appunto “fiaccola” e a cui viene associata la lettera K.

L’allestimento della presentazione è a opera di Mariano Franzetti e Nicola Pantano, mentre la collezione è stata battezzata “Mordente”. Parka oversize, pantaloni a gamba larga, bomber con le maniche removibili e cargo voluminosi con tasche stile workwear. Capi che definiscono il DNA e l’estetica del brand.

NOSKRA

In volo con ADSB Andersson Bell

In via Tortona 27 un’enorme installazione gonfiabile ha accolto gli ospiti di Andersson Bell per il suo show “Air House”. L’opera artistica è stata realizzata da Byungchan Lee.

La collezione Autunno Inverno 24-25 volteggia intorno al tema del volo con un omaggio a Ki-Ok Kwon, la prima aviatrice della Corea del Sud, ed evocando l’estetica delle uniformi dell’Aeronautica Militare. Romanticismo e funzionalità, utilitarismo e decorativismo: un alternarsi di concetti e codici che, grazie anche allo styling di Robbie Spencer, si traducono in nuovi significati vestimentari. Si ispirano al paracadutismo tanto le giacche quanto le gonne, con lunghezze trasformabili per dare libertà di sperimentazione. Il lato maggiormente strutturato della collezione, con i bustier e i tagli sartoriali, si ammorbidisce con i cargo, i volumi ampi e le linee rotonde. Il layering dinamico e i patchwork trasmettono un approccio giocoso e divertente all’estetica più seriosa delle uniformi.

Andersson Bell
Andersson Bell
Andersson Bell

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