Le parole d’ordine sono semplici e sono, of course, tre: ricerca, design e qualità. Su questo treppiedi inappuntabile poggia l’edizione numero 69 di Pitti Uomo, la finestra esclusivissima della moda maschile, il primo evento mondiale della stagione fashion per uomo.
La fiera con stand, sfilate, espositori e buyer alla Fortezza da Basso. Gli eventi speciali alla Stazione Leopolda e anche alla Stazione di Santa Maria Novella. Le foto di Spike Lee al Quarter. I party alla Manifattura Tabacchi (di Trussardi), al Teatro Goldoni (Calvin Klein) e nei locali trendy della città come Modo (Stussy), Tenax e Plasma.
Ma questa è l’atmosfera di ogni Pitti. Una costellazione di eventi che riesce -miracolo, miracolo- a rendere interessante perfino una città come Firenze, per il resto dell’anno mezza addormentata sulle sponde umidicce del Fiume Arno. Questa è l’atmosfera di ogni anno, dicevamo, passiamo dunque alle novità.
La prima ha un colore, il bianco, una città, Parigi, e un nome: Maison Martin Margiela. La casa di moda francese -ma il proprietario è l’italianissima Diesel, che su questo brand si gioca buona parte di futuro, almeno per quanto riguarda il pret-à-porter extra jeans- è l’invitata speciale a questa edizione di Pitti. E il bianco dunque diverrà magicamente il segno condiviso del look di questa fiera. “Quasi una fiera nella fiera o un gioco, che coinvolgerà” dicono quelli di Margiela “i visitatori sparsi nei padiglioni e nelle aree all’aperto della Fortezza”. Lo spirito della Maison è portato a Pitti Immagine Uomo attraverso una serie di stand, negozi e installazioni, tutti concepiti in numerose sfumature di bianco, colore tipico della casa di moda francese. E dunque via con bandiere bianche, edicola bianca, mongolfiera bianca, cartellone pubblicitario bianco e così via per l’esterno della fiera. All’interno? Gelateria bianca, cartoline bianche, negozio di candidi souvenir, juke boxe bianchi e bianche t-shirt personalizzate. E molte, molte altre bianche cose, tra cui -udite udite- anche il catalogo della mostra con la copertina pennellata di bianco.
Ma il visitatore di Pitti Uomo si aspetta anche il grande evento alla Stazione Leopolda. Ci si è abituati negli scorsi anni agli eventi d’arte contemporanea curati da Francesco Bonami, per questa edizione la Fondazione Pitti Immagine Discovery ha optato per un evento più strettamente fashion: Rick Owens, californiano con base a Parigi, uno dei fashion designer più seguito dalle ultimissime generazioni, presenta una sfilata (Dustulator), un’installazione con trenta abiti (Dustdam) e una statua ritratto di cera (Dustump) che orina qua e là. E per finire una nuovissima collezione di mobili fatti di resina, fiberglass, cachemire e ossa…
Tutto questo nello spazio Alcatraz della Stazione. Perché nella sala principale è la volta di un’altra novità: Welcome to my house è un progetto dedicato alla street culture con 40 brand (ci sono anche i cult Ecko Unltd e Charartt) e con lo sfondo di tanta arte, performance, suoni dalle subculture underground.
Da non perdere, tornando alla moda quella seria anzi di più, i sotto-saloni di Pitti. Come Rooms (quest’anno presso il British Institute) che presenta sette marchi che fanno della qualità sartoriale il loro credo assoluto. E come New Beat(s) (nel Lyceum
A proposito di debutti, occorre fare un breve accenno a quelle ben 89 case di moda (!) che per la prima volta espongono alla fiera. Si va dalla ‘a’ di Acqua di Parma, alla ‘v’ di Valentino R.E.D., la linea giovane del grande couturier romano, passando per CCC, il nuovo marchio di Chinese Cachemire promosso dalla scozzese Ballantyne. E debutti mondiali a Firenze sono anche l’anteprima assoluta del progetto che vedrà lo stilista londinese (ma accasato nell’accogliente Gruppo Gucci) Alexander McQueen collaborare con Puma (d’altronde se Karl Lagerfeld, Elio Fiorucci e Stella McCartney hanno disegnato per H&M…); il vernissage per la linea ck Calvin Klein e la nascita, in seno al Gruppo Prada, del marchio sportivo Luna Rossa.
Concludiamo con l’arte in senso stretto. Non tantissimi gli eventi per la verità, perché le gallerie private fiorentine -contente loro- non partecipano al grande evento. Fa eccezione il Gallery Hotel Art che inaugura una mostra di Martin Schoeller, il Museo della Specola che presenta Antropozoo di Gianluca Gori e la scuola SACI di Palazzo dei Cartelloni che presenta i finalisti del Premio Celeste di Pittura, curato da Gianluca Marziani.
Buon Pitti!
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Non per essere puntiglioso ma Margela non era belga?
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