-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Se la bandiera torna di moda
Moda
Cosa accomuna Elsa Schiapparelli e Mambo, Moschino e Mambo, Dolce & Gabbana e Eastpack? Le bandiere, of course. E allora ecco un libro, per raccontare il cortocircuito esplosivo tra identità nazionali moda, cinema, arte, design e musica. Con lo zampino di Pitti…
di M2
Wig Wag non è il verso di una poesia futurista né la nuova url-frontiera di internet, nemmeno una prelibatezza vietnamita.
Si tratta del solito inglesismo, tuttavia sintetico e utile a raccontare un concetto per cui noi latini avremmo adoperato una lunga perifrasi: fare ondeggiare una bandiera o un altro oggetto nell’atto del segnalare.
Wig Wag è un prezioso libello scritto da Alessandra Vaccari, docente presso le Università di Bologna e Venezia e studiosa dei rapporti tra moda e design con la cultura visiva contemporanea. Wig Wag. Le bandiere della moda, questo il titolo completo, è un saggio agile e asciutto, dallo stile didattico e dall’apparato fotografico lubrificante.
Il tema delle bandiere è d’attualità, stretta, in tempi di guerre lampo che diventano uragani, di pulizia etnica, di 11/9, di rivendicazioni con bandiera a fondale. Così la paffuta Italia, cinta dalla corona turrita di Monteriggioni, fasciata di tricolore e ornata di allori, non è solo un’illustrazione cara alle zie fieramente repubblicane, ma anche ai designer in cerca d’ispirazione.
Le bandiere sono rettangoli di stoffa a colori vivaci dal fascino tribale, oggetti di culto feticistico, affascinanti stereotipi dell’identità e inquietanti segni del potere. L’iconografia della moda è per certo onnivora e le bandiere sono entrate spavalde e populiste nell’anarchia del processi creativi dello stile.
Visioni e rimandi, dalla copertina che ci ragala Alek Wek in Victor&Rolf, collezione Americana a/i 2000/01 versione afro easy-rider all’ultima illustrazione di pagina 128 dove alberga una foto di Jean Charles de Castelbajac che ritrae i principi di Santa Romana Chiesa in sgargianti abiti liturgici arcobaleno per la Giornata Mondiale della gioventù di Parigi nel luglio 1997.
La moda strappa le bandiere dall’associazione immediata con l’idea di nazione e le insegue nelle metamorfosi visive. Gli esempi si sprecano. Trasecoliamo nel vedere il conte fiorentino Emilio Pucci disegnare la collezione Palio, in cui l’araldica delle diciassette contrade di Siena diventano bermuda e camicetta. Correva l’anno 1957.
Ma poi si sorride nel rivedere i mille remix della Union Jack per mano di Alexander McQueen e Vivienne Westwood; della Stars&Stripes sotto il telaio di Ralph Lauren e dell’appena sbarcato a Milano Tommy Hilfiger; della bandiera etiope ricamata da Jonh Galliano ed assurta a secondo logo per Christian Dior.
Ironia e identità: il libro non dimentica chi, tra gli artisti, ha giocato a scacchi con le bandiere e la politica. Come Alighiero Boetti, o più vicini a noi, Adbusters, Sislej Xhafa o Jota Castro.
I batik di Yinka Shonibare che diventano sfarzosi abiti vittoriani o scafandri spaziali, sono solo il pretesto estetico per una rivelazione: i batik connotati come orgogliosamente africani non sono altro che stoffe stampate nelle Fiandre e portate dai Coloni in terra d’Africa e solo successivamente adottati dagli schiavi affrancati.
Wig Wag è il primo anello della collana Mode, dedicata alle idee e alle figure della moda; è diretta da Maria Luisa Frisa e voluta dalla Fondazione Pitti Discovery e Marsilio Editori. Le intenzioni sono nobili e la collana userà lo sguardo dell’oggi per voltarsi indietro verso personaggi e episodi significativi per la nascita e l’evoluzione di un sistema in continuo movimento. Una medaglia va già puntata sulla bandiera di Pitti: il prezzo davvero alla portata delle tasche più piccole.
I prossimi titoli, già in cantiere, getteranno luce su Antonio Marras, Irene Brin, Pier Paolo Pisolini, gli stores (da Fiorucci ai Guerilla Stores), i toys.
Un’opportunità per chi la moda vuole approcciarla con serietà e rigore evitando derive linguistiche da sottobosco, da backstage, da parrucchiera.
M2
WIG WAG. Le bandiere della moda
di Alessandra Vaccari
Marsilio – Fondazione Pitti Discovery
2005 – ISBN 88-317-8792-6
€ 16,00 – collana ‘Mode’ diretta da Maria Luisa Frisa
[exibart]
Sulla Bandiera:
Ecco tutti gli artisti pubblicati su WIG WAG, Marsilio Ed. per Pitti Immagine Discovery:
Marcel Duchamp, Yinka Shonibare, Maurizio Cattelan, Ronnie Cutrone, Stefano Cagol, Sislej Xhafa, Chris Ofili, Pascale Marthine Tayou, Alighiero Boetti, Jota Castro, Ugo Rondinone
apparato fotografico lubrificante mmmm.. sono già tutta bagnata