Nel 2015, Viktor & Rolf, il duo più provocatorio e famoso dell’haute couture decise di dedicarsi solo a quest’ultima e ai profumi, per dare spazio a un concetto di moda che è più simile all’arte e alla performance e molto meno al pret-a-porter, che non gli appartiene. Di questo tema se ne è riparlato durante la pandemia da Covid, di come fosse impossibile per molti designer essere asserviti alle logiche di mercato nel momento della creazione. Viktor & Rolf hanno anticipato i tempi, lasciando intendere come la creazione sia un processo da portare avanti salvaguardandone la purezza. Si parla così di wearable art, con tutte le conseguenze che portano Viktor & Rolf nell’Olimpo di chi può permettersi davvero di creare una moda che faccia solo sognare.
Nel 2016 si concentrano sul Cubismo, creando una collezione chiaramente ispirata a Picasso. Lo stesso artista che sosteneva di aver impiegato poco tempo per imparare a dipingere come un pittore classico ma di aver impegnato una vita intera per tornare a disegnare come un bambino. Che sia questa la chiave della vera creazione? L’essere indipendenti da tutto? Ed è possibile nella moda non essere asserviti alle logiche commerciali? La risposta dei due stilisti è molto chiara. Lavorando in parallelo a progetti anche artistici, da cui prendere ispirazione, dimostrano come anche attraverso gli abiti si possa fare arte.
La loro SS16, per esempio, si presenta come una sfilata di sculture, tutto in bianco, la modella viene per lo più nascosta. L’ispirazione, appunto, al Cubismo è sintetizzata in abiti scultura enfatizzati dal colore bianco. Nel 2014 avevano tratto ispirazione invece da Van Gogh, una collezione che li inserisce nuovamente in quella stretta cerchia dei visionari, con fiori e colori che rimandano ai dipinti, paesaggi e sentimenti espressi dal maestro olandese. Nel 2015, dunque, presentano una collezione con abiti e cornici, a inquadrare perfettamente il loro punto di vista, che mescola, moda, arte, riferimenti pittorici e scultorei: le modelle, dopo aver fatto la passerella, vengono svestite e gli abiti appesi sulla parete retrostante la performance.
Dov’è il confine tra arte e moda? Probabilmente da nessuna parte. E se bisogna ancora attendere affinché la moda venga del tutto considerata alla stregua dell’arte in tutte le sue forme, di fatto Viktor & Rolf sono l’esempio più evidente di dove si possa arrivare nella commistione sia creativa che interpretativa. L’artista che diventa curatore e il curatore che è un artista.
Nel 2018, alla Kunsthalle di Rotterdam, ai due stilisti viene dedicata una mostra per i loro 25 anni, in cui sono esposte alcune delle loro creazioni, insieme a un loro progetto rigorosamente artistico, la Dolls House, una casa delle bambole dove ognuna di loro indossa delle miniature d’abito. Loro compaiono come stilisti ma anche curatori. E questo ci fa ricordare un Courbet o un Duchamp, che sono stati tra i primi artisti curatori di se stessi ed eventualmente di altri artisti. La collettiva “Le realisme” di Courbet, nel 1855, è un esempio di queste commistioni, dove l’arte viene celebrata e organizzata da chi la fa. Duchamp organizzò due mostre surrealiste nel 1942 come curatore e una di queste diventò famosissima, alla Whitelaw Reid Mansion di New York.
«Una sfilata di moda è riservata a un pubblico molto limitato, poche centinaia di persone e anche meno e dura 10, 15 minuti. Quello che ci piace del presentare le nostre opere in un museo è che una mostra dura di più e arriva a un pubblico ben più ampio», affermano Viktor & Rolf.
Ed ecco che il tema delle mostre di moda torna alla ribalta, sempre declinato nelle mille domande che ancora lo ammantano. La mostra allarga il pubblico, lo stimola, lo rende partecipe ed eleva la moda non più a mero oggetto commerciale, ne enfatizza le fattezze e rende in maniera più evidente il suo valore intrinseco che, se anche gli appartiene già, viene al momento semplicemente consumato nella stagionalità. Viktor & Rolf ci insegniamo il sogno, la curatela di se stessi, l’importanza della mostra di moda e la libertà del processo creativo.
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