Un tourbillon di oltre 100 abiti d’Haute Couture sfavilla nella mostra Beauty Changes: 100 Years of Italian Fashion and Costume, curata da Clara Tosi Pamphili e allestita nello storico edificio al civico 33 del Bund. Celebre viale lungo la riva sinistra del fiume Huangpu di Shanghai. La rassegna, fruibile fino al 29 febbraio 2024, presenta una costellazione di costumi d’opera e cinematografici, bozzetti originali e campioni tessili, per fare il punto sulla nascita e l’evoluzione del Made in Italy.
Un’inedita narrazione sartoriale racconta quanto l’immaginario femminile sia cambiato nel corso di un secolo. Attraverso le creazioni di Emilio Pucci, Valentino Garavani, Giorgio Armani, Maria Monaci Gallenga, Emilio Schubert, Irene Galitzine. L’iter ovattato va dalla sezione Preludio, all’Età della Purezza con un campione di abiti bianchi creati nel ‘900, fino al settore dell’Alba d’Oro e dei Miti oltre i costumi.
Per offrire un focus sulla direzione che la moda italiana sta prendendo e sulle prospettive dell’Haute Couture del futuro, lo sfarzoso racconto tessile Beauty Changes, accoglie anche i capolavori del fashion designer Sylvio Giardina, scelto come esponente della nuova generazione della moda italiana.
«È stata un’esperienza divertente, anche perché mi è stato chiesto di partecipare all’allestimento – racconta il designer Giardina a exibart – così ho avuto la possibilità di toccare con mano abiti di Maison che hanno fatto la storia della moda italiana. C’erano le creazioni di Fortuny, di Fabiani, delle Sorelle Fontana, di Capucci, abiti indossati nei film di Fellini e Pasolini…».
Uno degli abiti di Giardina presente in mostra – in tulle nero, con applicazioni effetto piume, dalla collezione Fall Winter 2022 – esprime quanto le sue creazioni assorbano gli umori del tempo che viviamo: la preoccupazione per il pianeta, il rapporto con la Natura. L’abito infatti è stato realizzato con oltre 450 ore di lavoro in sartoria.
«La lentezza nella lavorazione è un fattore chiave nel mio lavoro, impedisce la produzione massiva e quindi l’impatto sull’ambiente», spiega Giardina. «Anche l’utilizzo dello scarto è qualcosa che mi affascina. Alle Terme di Diocleziano, la scorsa estate, nell’ambito dell’evento SI/LENZIO, ho presentato un enorme abito fatto con scarti di lavorazione del nostro archivio: doppiature, fodere, frammenti preziosi di pizzi e broccati. La magia risiede nel cucire insieme tanti ricordi: in ogni campione di tessuto è racchiusa la storia di una donna o di un progetto passato».
E, a proposito di passato e futuro, il secondo abito – monumentale, in seta e mikado – dalla collezione Spring Summer 2023, presentato da Giardina alla mostra, viene da un progetto di quest’anno. Nei saloni di Palazzo Farnese a Roma una selezione di abiti e alcune performances, dialogavano con i soffitti michelangioleschi e le sue storie.
Il fashion designer, maestro dell’arte e dell’artigianato sartoriale Made in Italy, infatti non rinuncia mai ad uno sguardo al patrimonio culturale del Paese per proiettarsi verso un design innovativo.
«Senza una consapevolezza della nostra identità e delle nostre radici non possiamo avere la giusta percezione del futuro. La moda stessa fa parte della storia della nostra cultura. Mi piace lavorare con richiami e rimandi al passato ed è quello che invito a fare al mio team: voltarsi indietro, ricercare nel mito e nella storia, temi e valori universali per generare, di volta in volta, una forma e una visione nuova», racconta Giardina.
Per il designer del futuro la moda rappresenta «Un vivido arazzo di immagini» e insieme «La testimonianza audace della capacità di trascendere il corporeo per avventurarsi in un territorio di visioni e di pura magia».
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