«A voi che osservate, a voi che sognate, a voi che credete». In scena fino al 25 novembre, la mostra 5 Years chiude l’avventura di Tommaso Calabro in piazza San Sepolcro, a Milano. Un viaggio immaginario attraverso il Novecento – così Tommaso, il giovanissimo direttore dell’omonima galleria, descrive questi cinque anni passati nella sua elegante sede a due passi dal Duomo.
Uno scalone ottocentesco con il corrimano in marmo rosso ci conduce alle sale espositive, ciascuna organizzata seguendo un criterio tematico ben preciso. All’ingresso siamo accolti da una tigre fluorescente di Tiger Tateishi, che assieme ad una tela di Harold Stevenson fa gli onori di casa, sorprendendo lo spettatore appena entrato. I due artisti sono completamente differenti l’uno dall’altro: ai colori accesi di Tateishi si contrappongono i bianchi statuari degli adoni di Stevenson, inoltre la formazione da mangaka del primo è riscontrabile nel tratto chiaro e preciso che si contrappone ai contorni abbozzati, sfumati del secondo.
Entrati nella seconda sala ci ritroviamo nel bel mezzo di una conversazione a tre, anzi a quattro; appese alla parete, quasi assecondando un certo horror vacui, vediamo un folto gruppo di tele di Lenor Fini, Stanislao Lepri e Fabrizio Clerici. A osservarle, mostrando divertito uno sguardo magnetico, a lato della sala, un ricamo del 2022 ad opera di Francesco Vezzoli dedicato alla stessa Fini, dal titolo Italian Fury (Portrait of Lenor Fini with Dancing Tears). Il percorso prosegue fino al magnifico spazio che affaccia direttamente su piazza San Sepolcro: la sala, una delle più eleganti della galleria, ospita una selezione di opere di alcuni tra gli artisti più iconici del secolo scorso; tra queste ecco i lavori di Giorgio De Chirico, Lucio Fontana, Max Ernst, René Magritte, Yves Klein, William Coply, Jean Dubuffet, Mario De Luigi, Tancredi Parmeggiani e Alekos Fassianos, definito il Picasso greco.
Continuando il nostro giro veniamo al cospetto di opere di Sol Le Witt, Raymond Hains, ancora Coply, una tela sagomata di Rodolfo Aricò messe in dialogo con altri due grandi dipinti di Stevenson e uno di Tateishi. Con i passi che cigolano sulle pregiate tavole lignee del pavimento intarsiato e decorato di Palazzo Marietti ci dirigiamo attraverso un piccolo corridoio, anticamera dell’ultima stanza, la più lontana dall’entrata e la più decorata di tutta la galleria. Superato un décollage su tela di Raymond Hains, è il turno dell’ultima sala: al centro vediamo la scrivania di Alexandre Iolas, proprio quella della sua galleria romana, sulla quale poggiano due Concetti spaziali di Lucio Fontana e un’altra piccola tela firmata dal maestro Vezzoli. Quest’ultima raffigura il gallerista greco satirizzato da tratti dorati. Sul pavimento una piccola scultura in marmo di Man Ray e due opere di Pietro Consagra, l’artista italiano che sarà il protagonista dello stand di Calabro a Frieze Masters 2023, che si terrà dall’11 al 15 ottobre 2023 a Londra.
Tommaso Calabro si è dimostrato un modello esemplare nel panorama delle gallerie italiane. In questi cinque anni ha contribuito a rendere noti nomi come Alexandre Iolas o Carlo Cardazzo, figure a lui molto care e fondamentali per la sua crescita e formazione; ha dato vita a nuove riletture di artisti italiani come Aricò, Tancredi e Consagra; ci ha fatto scoprire artisti poco conosciuti come Stevenson e Tateishi e ci ha dato la possibilità di innamorarci ancora una volta di quelli che meglio conoscevamo come Fini, Ernst, De Chirico e Magritte. Con quest’ultima esposizione si conclude un capitolo importante della vita del giovane gallerista. Non c’è da preoccuparsi però. Tommaso Calabro si sposta (e si espande) nelle nuove tre sedi di Milano (in Porta Romana), Venezia e Feltre, la sua città natale, per fare spazio ai progetti futuri.
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