A poco più di due anni dall’improvvisa scomparsa di Chiara Fumai, Bari e la Puglia ricordano la vita troppo breve e l’intensa carriera dell’artista che, con la sua ricerca, aveva attraversato e, in alcuni casi precorso, temi e argomenti diventati sempre più urgenti nella contemporaneità, dal corpo al genere, passando per l’identità. Aprirà l’8 febbraio, al Teatro Margherita, “Omaggio a Chiara Fumai”, mostra a cura di Antonella Marino, ideata da Anna Fresa e Paola Marino, in collaborazione con l’associazione culturale DAFNA di Napoli, con la consulenza scientifica di Francesco Urbano Ragazzi, direttore di The Church of Chiara Fumai, associazione presieduta da Liliana Chiari, madre dell’artista, che ne preserva l’opera.
Quella di Chiara Fumai è stata un’esistenza tormentata, finita drammaticamente il 16 agosto 2017, a soli 39 anni, nonostante una carriera promettente, proiettata sulla scena internazionale e che già poteva annoverare la partecipazione a manifestazioni come dOCUMENTA (13), nel 2012, su invito di Carolyn Christov- Bakargiev, l’assegnazione di riconoscimenti ambiti come il Premio Furla, nel 2013, e il New York Prize, nel 2017, e una serie di mostre in spazi espositivi e istituzionali di primo piano, come il MAXXI, la Fondazione Bevilacqua La Masa, il Jeu de Paume di Parigi, lo Studio Voltaire di Londra.
Nata a Roma, nel 1978, Chiara Fumai, dopo essersi laureata in Architettura presso il Politecnico di Milano e aver frequentato il XV Corso Superiore di Arti Visive della Fondazione Ratti di Como, ha studiato Teoria dell’Arte al Dutch Art Institute di Arnhem, dove è stata visiting professor.
Dal femminismo radicale allo spiritualismo, dal rapporto tra potere e linguaggio, fino alle modalità di sovversione delle tradizioni e delle imposizioni sociali e culturali, il lavoro di Chiara Fumai si è sempre caratterizzato per la grande libertà di movimento. Un’aura di indipendenza che emergeva con chiarezza nel corso delle sue performance, durante le quali dava voce, corpo e anima a personaggi provenienti dagli ambiti più diversi della storia e della controcultura, tra cui donne criminali, medium, scrittrici e anti-eroine.
Tra gli ultimi progetti realizzati da Fumai, l’opera per la mostra “Body to Body / Corpo a Corpo” a cura di Paola Ugolini, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea a Roma, dove ha portato una sua performance del 2013, durante la quale leggeva lo SCUM Manifesto di Valerie Solanas, l’attivista nota per aver sparato a Andy Warhol nel 1968.
Il riconoscimento alla sua carriera è arrivato anche grazie alla partecipazione postuma al Padiglione Italia della 58ma Biennale di Venezia, per la mostra a cura di Milovan Farronato, insieme a Liliana Moro ed Enrico David.
Nonostante i riscontri internazionali il legame dell’artista con Bari è rimasto sempre costante. A Bari hanno sempre vissuto i suoi genitori, la madre attrice Liliana Chiari e il padre Nicola Fumai. E così, in attesa della grande mostra itinerante che partirà dal Centre d’Art Contemporain di Ginevra e farà tappa al Centro Pecci di Prato nella primavera 2020, nel foyer del Teatro Margherita – uno dei teatri storici di Bari, edificato tra il 1912 ed il 1914 nell’ansa del vecchio porto e riaperto a dicembre 2018 – verrà raccontato il particolare percorso artistico di Chiara Fumai. La mostra, visitabile dall’8 febbraio al 6 marzo, è stata appositamente progettata per il Teatro Margherita, in un percorso espositivo immersivo ed esperienziale che propone un approfondimento dell’universo creativo dell’artista.
Il teatro, luogo nel quale le storie possono acquisire nuova forma, sarà attraversato da una complessa iconografia femminista, comprendendo figure paradigmatiche, messe ai margini della storiografia di genere e riprese da Fumai, come Zalumma Agra, Eusapia Palladino, Annie Jones, Ulrike Meinhof.
Nello spazio d’ingresso, totalmente oscurato, la presenza monumentale della video performance Shut Up Actually Talk in cui Zalumma Agra, personaggio del Circo Barnum già evocato da Chiara Fumai nell’opera Moral Exhibition House, a Kassel nel 2012, legge il Secondo Manifesto di Rivolta femminile Io dico Io, scritto da Carla Lonzi nel 1970. Il percorso sarà scandito da altre videoinstallazioni rappresentative della sua ricerca, come The Book of Evil Spirits, presentata alla Contour Biennale nel 2016 e vincitrice della VII edizione del Premio Fondazione VAF, dove Chiara Fumai riunisce in una seduta spiritica diverse figure incarnate nelle sue performance. E poi anche nuova versione dell’installazione La donna delinquente, concepita proprio per il Teatro Margherita in occasione del Premio Lum nel 2011, che ha per protagonista la figura della medium di origini pugliesi Eusapia Palladino. La mostra è promossa da Regione Puglia e Comune di Bari, insieme al Teatro Pubblico Pugliese e Puglia Circuito del Contemporaneo.
Una sezione della mostra sarà dedicata all’archivio di The Church of Chiara Fumai, tra quadri, manifesti, dischi, video, oggetti di scena, mobili appartenuti all’artista e riuniti a Bari presso la sede dell’omonima associazione. Tra i documenti esposti è presente un focus su Nicola Fumai, padre dell’artista e recentemente scomparso. A lui è ispirata la serie di lavori Chiara Fumai Presents Nico Fumai, tema della sua prima apparizione pubblica alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino nel 2010.
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