-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Fino al 2 febbraio 2020, al Museo Berggruen di Berlino, in scena un inedito dialogo tra Pablo Picasso e Thomas Scheibitz, per una mostra intitolata “Zeichen Bühne Lexikon”, letteralmente “Segni, Scene, Lessico”.
La peculiarità della ricerca di Thomas Scheibitz, nato a Radenberg, nel 1968, è la conciliazione di soggetti appartenenti alla realtà di tutti i giorni attraverso linguaggi e riferimenti intellettuali catturati dalla storia dell’arte. Il suo tratto è denso e luminoso, contraddistinto da forti chiaroscuri che vanno a spezzare i toni saturi e vivaci di cui l’artista si serve per evocare il linguaggio modernista di Picasso.
Le sue opere si manifestano come complesse cache di immagini e di oggetti, in cui la cultura visiva contemporanea e quotidiana viene trasfigurata attraverso il suo vocabolario formale, fortemente influenzato dallo stile di Picasso: «Di tutti i grandi “ismi” del ventesimo secolo, il Cubismo è senza dubbio il più radicale e l’unico capace di influenzare e trasformare il presente».
Continuità tra moderno e contemporaneo, in Picasso e Scheibitz
L’esposizione al Museo Berggruen di Berlino, attraverso questo serrato confronto tra espressioni, crea un ponte tra l’arte moderna e quella contemporanea, tra la Berlino di oggi e la Parigi cubista, a dimostrazione di come i due artisti condividano approcci stilistici molto simili, nonostante abbiano raffigurato soggetti differenti. Ciò fa riflettere sulla continuità e sull’evoluzione dei processi creativi della storia dell’arte, mai veramente conclusi quanto, piuttosto, coinvolti in un incessante sviluppo verso nuove soluzioni formali.
Le opere sono accompagnate da approfonditi pannelli descrittivi, che ricostruiscono il parallelismo tra i due contesti storici e culturali, mettendo in evidenza quanto la credibilità dell’arte sia sempre stata messa in dubbio, oggi come ieri. Ma, come recitava il pannello a neon di Maurizio Nannucci, esposto nel 2005 proprio all’Altes Museum di Berlino: All art has been contemporary. Un aspetto su cui ragionare, specie in un contesto di confronto tra modernità e contemporaneità, come proposto in questa mostra.