Se l’artista continua ad interrogarsi sui rapporti tra l’essere umano e la natura, il motivo è che la questione non potrà mai concludersi. L’evoluzione dell’Uomo stesso richiede sensibilità e individuazione di una dimensione etica, necessarie per una vera consapevolezza del luogo in cui vive.
Won’t you not see? Capitolo C. è il nome del progetto curato da Emmanuel Lambion e che coinvolge gli interventi site specific di Alessandro Costanzo e Anna Guillot nella sede di On the Contemporary a Caltanissetta, inseriti nell’ambito della mostra Urpflanze des Mittelmeers tenutasi a Catania dall’11 maggio al 12 ottobre 2024.
Il progetto – in mostra fino al 7 dicembre 2024 – si sviluppa tra l’appartamento e il giardino in cui sorge lo spazio espositivo e nasce dal concetto di “Urpflanze”, coniato da Goethe per indicare una pianta primordiale da ricercare nel Meridione. Tale concetto assume la qualità di pretesto per il cui intraprendere una ricerca scientifica dei fenomeni meridionali, sottoponendo l’area di studio a considerazioni e indagini di stampo soci-antropologico e scientifico.
La ricerca dei due artisti si pone alla base della configurazione di un progetto – che a differenza di una mostra – esclude dalle proprie motivazioni d’essere una restituzione anche estetica dell’opera d’arte, ma che di contro rende al servizio di questioni importanti per il luogo in esame una funzionalità archivistica dell’opera d’arte.
Oscuru è il nome della serie di installazioni realizzate da Alessandro Costanzo, mimetizzate con l’arredamento e gli elementi naturali del giardino. L’opera, costituita da pietre calcaree, di marna e di gesso, prelevate dall’artista all’interno delle solfatare abbandonate nel cuore della Sicilia, rappresenta un tributo agli operai siciliani e migranti sopravvissuti al degrado delle cave. Sottili fessure intagliate su ogni roccia, emettono testimonianze, racconti e canti tipici della cultura di ogni persona che ha collaborato alla realizzazione dell’opera, perfettamente calibrati nel tempo per non sovrapporsi sonoramente tra loro e restituendo intensi attimi di dignità alla voce di ciascuno. Dal giardino il canto di un muezzin richiama l’attenzione e scandisce un tempo che all’interno delle miniere sembrava annullarsi.
Anna Guillot, partendo dagli scritti e dalle ricerche in campo agrario del padre, articola Nucleus (Cor), un’installazione diffusa nell’ambiente espositivo e che restituisce l’idea di un amore sincero verso questioni botaniche, matematiche, biologiche e chimiche. Le copertine, che come corpi cromatici appaiono sparsi sulle pareti e sull’arredamento e i titoli dei libri utilizzati da Guillot, formano l’installazione. Ogni elemento non viene isolato, bensì accostato concettualmente a schemi e grafici, fondendosi otticamente alla proiezione di un manoscritto sulla fotosintesi che ricollega ogni singola area di studio.
Il duplice intervento esposto a Caltanissetta, frutto di una lunga, costante e sentita ricerca, assume il valore di modalità per riflettere e considerare l’imprescindibile rapporto che l’Uomo – ad ogni modo – ha con la natura. Non vogliamo non vederlo?
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