Nel fervore della settimana torinese dell’arte, CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia ospita 7 talenti della giovane fotografia europea nella mostra “On the Verge (Nel limite)” fino all’8 gennaio 2023, selezionati nel network FUTURES Photography di cui CAMERA è l’unica rappresentante italiana di un rete di venti realtà europee.
Curata da Giangavino Pazzola, la mostra si sviluppa nella project room, con una selezione di oltre 70 fotografie degli artisti Cian Burke (Irlanda, 1978), Mark Duffy (Irlanda, 1981), Pauline Hisbacq (Francia, 1980), Julia Klewaniec (Polonia, 1996), Alice Pallot (Francia, 1995), Daniel Szalai (Ungheria, 1991), Ugo Woatzi (Francia, 1991).
“On the Verge” è un affascinante addentrarsi in percorsi tematici che vanno dal conflitto di genere, alla crisi ecologica ed alimentare, all’ascesa dei nazionalismi e populismi in Europa, affrontati da fotografi che seppur di nazionalità diverse, presentano un linguaggio comunicativo e visivo condivisibile e fortemente percepibile dal visitatore, al di là delle differenze territoriali o specificatamente culturali.
La sensazione è quella di una urgente necessità di comunicare un messaggio, come se ci trovassimo in una situazione di precarietà e conseguente necessità di attivarci per fare qualcosa. A queste osservazioni Giangavino Pazzola ci racconta che «nelle precedenti edizioni dell’Annual Event abbiamo lavorato sul tema della ripartenza (edizione 2019 – online) e dell’ibridazione fisico-digitale perché stavamo vivendo per la prima volta nella nostra vita la realtà della quarantena e dei traumi da Covid-19. Oggi tanti dicono che stiamo per uscirne ma, qualora fosse vero, siamo a cavallo di molte altre prime volte per la nostra generazione: la guerra, il metaverso, la crisi ecologica e alimentare, le questioni di genere, i nuovi nazionalismi, e così via. I prezzi crescenti di gas, elettricità e costo della vita sono nelle prime pagine di tutti i media, così come le instabilità dei governi. In un certo senso, siamo nel fare delle cose ma cresce la consapevolezza (speriamo sempre maggiore) di essere a un punto di svolta». Ma l’aspetto interessante del progetto «capire meglio, come comunità di fotografia contemporanea, quali sono le urgenze, le percezioni comuni e in che modo affrontarle. Vogliamo interrogarci anche sul ruolo della fotografia come linguaggio e sulla sua funzione nella società. Uno dei punti di partenza della call è stato il quesito “di che tipo di arte abbiamo bisogno in tempi di crisi?”. Proprio da questo spunto è stata scritta la call alla quale gli artisti hanno risposto. È inevitabile che un senso di precarietà emerga, perché è ciò che stiamo vivendo non solo noi come addetti di settore, ma in generale tutti come cittadini del mondo. E dalla precarietà si evolve nuova vita».
Le sezioni tematiche in cui si sviluppa la mostra sono dedicate alla politica, eguaglianza di genere ed ecologia.
La collettiva si apre con gli interessanti lavori a sfondo politico di Julia Klewaniec con Silent Racism, in cui vengono analizzate le modalità con le quali viene normalizzato il razzismo nella società odierna polacca attraverso l’uso della lingua parlata, compiendo una analisi legata all’aspetto linguistico ed espressivo.
Mark Duffy, con una raccolta di oggetti, souvenirs, gadget, manifesti di propagando pro Brexit, si concentra invece sul paradosso politico della separazione del Regno Unito dall’Europa, analizzando parallelamente l’usura della democrazia anglosassone con le fotografie On Pugin, in cui sono stati fotografati tappeti della House of Common ormai anch’essi usurati e sporchi.
Subito dopo la project room accoglie poi le opere fotografiche e l’installazione di Cian Burke con I fear that the magic has left this place, una serie di immagini in bianco e nero che rappresentato possibili architetture informali per costruire una fortezza a riparo dalla guerra, prendendo spunto dalla storia dello svedese Karl-Goran Persson che dagli anni Trenta sino agli anni Settanta trasformò la sua fattoria in un bunker per proteggersi dall’invasione russa.
Il tema dell’uguaglianza di genere è invece affrontato da Pauline Hisbacq con la serie Song for women and birds, un corpo di collage in cui appaiono donne comuni durante manifestazioni pacifiche contro l’installazione di missili nucleari da parte degli Stati Uniti. Nelle immagini, prelevate dall’archivio britannico “Greenham Commin Women’s Peace Camp” (1981-2000), non si riscontrano atteggiamenti di violenza o forza, ma una resistenza pacifica, a denuncia delle prepotenze e difesa dell’umanità e della natura.
Segue la medesima tematica anche il progetto autobiografico Chameleon di Ugo Woatzi sulla questione LGBTQI+, mettendo in luce le questioni legate oggi più che mai al tema della virilità, eterosessualità, attraverso una staged photography di ritratti utilizzando maschere, tessuti e accessori, oltre che drappi appesi che ricreano un immaginario queer con un invito rivolto agli spettatori di esprimere amore, speranze e paure.
In ultimo il tema dell’ecologia viene affrontato da Alice Pallott con la serie di fotografie del progetto Suillus. Looking at the sun with closed eyelids che testimoniano un disastro ambientale accaduto nel secolo scorso in Belgio, nella regione fortemente industrializzata del Sahara di Lommel. Nella zona la vegetazione scomparve a causa dell’attività di una fabbrica di zinco e successivamente per evitarne la desertificazione fu piantato un bosco di conifere, dove iniziò a crescere un fungo resistente allo zinco, il Suillus Bovinus, che al contrario cominciò a proteggere gli alberi e la nuova vegetazione circostante. Le fotografie evidenziano proprio il distacco tra impatto dell’uomo sull’ambiente e tossicità, con quello che appare un aspetto definito idilliaco dell’ambiente stesso, quasi un paradosso.
Interessantissimo è il progetto a tema ecologico/sostenibilità alimentare Unleash Your Herd’s Potential di Daniel Szalai il quale a partire dall’uso della fotogrammetria (che ricrea una scena tridimensionale partendo da fotografie) costruisce nuove immagini in cui ambienta le mucche di un allevamento intensivo in drammatici spazi scuri ed indefiniti. Lo studio nasce dall’utilizzo di dati ottenuti dai sistemi di controllo a cui sono sottoposti gli animali al fine di quantificare e massimizzare il rendimento.
La selezione degli artisti è il risultato di una open call tematica all’interno del programma FUTURES (EPP – European Photography Platform) che favorisce il supporto di autori emergenti oltre i confini nazionali attraverso un lavoro di scambio e tutoraggio in un’ottica di positivo spill over e valorizzazione degli young talents, ossia artisti che abbiano avuto un riconoscimento europeo, quale una pubblicazione, acquisizione o esposizione di rilievo. L’interessante attività di tutoraggio «è finalizzata alla realizzazione di mostra e pubblicazione e, di base, avviene attraverso studio visit fisici e incontri online nei quali si discutono gli sviluppi del progetto dal punto di vista del contenuto e dell’allestimento. A questa, segue poi una ulteriore fase di confronto collettivo, ma questa volta messa a terra da me con i colleghi di CAMERA, nella parte di produzione e allestimento», ci spiega Giangavino Pazzola.
Nel progetto sono coinvolti curatori ad ampio raggio che fanno parte della piattaforma Futures Photography. L’attività inizia con discussioni e scambi in cui viene definito un argomento e poi sviluppato attraverso la mostra, l’evento annuale e la pubblicazione (a cura di CAMERA), ed il volume realizzato dall’editore VOID Publishing (Atene).
Proprio nella settimana di Artissima, in particolare dal 4 al 6 novembre, Camera ospiterà l’FUTURES ANNUAL EVENT, con un ricco programma di eventi e workshop, con il coinvolgimento i venti curatori e cento giovani fotografi, oltre che ospiti internazionali come gli artisti Laia Abril (Spagna), Tayio Onorato e Nico Krebs (Svizzera) e Max Pinckers (Belgio).
Anche Artissima ospiterà un talk il 4 novembre alle ore 14-30-16 con i relatori Irene Fenara (artista), Salvatore Vitale (direttore artistico di Futures), Giangavino Pazzola e Walter Guadagnini, per illustrare il progetto nella sua totalità.
CAMERA già nelle precedenti edizioni nel progetto FUTURES ha lavorato con e sulla città di Torino, creando collaborazioni tra FUTURES e cinque spazi indipendenti molto importanti per la vita culturale della città come Almanac, Cripta747, Mucho Mas, Jest e Recontemporary (per il programma Futures moves to the city) o con collezionisti e imprese che decidono di sostenere il programma.
«Questo è successo con Futures moves to Piazza Carlina, grazie al contributo di VANNI Occhiali e Maradeiboschi che hanno ospitato delle mostre personali dei FUTURES artists. Quest’anno abbiamo già collaborato con E.art.H Eataly Art House a Verona presentando le ricerche degli artisti selezionati nel 2022 in una esposizione collettiva la cui apertura è avvenuta in occasione dell’inaugurazione di questo nuovo progetto culturale. Come ultima news, abbiamo appena vinto il Grant ministeriale, Strategia Fotografia, con una proposta sviluppata insieme alla Fondazione Alinari per la Fotografia di Firenze. Quest’ultima ospiterà una mostra di 4 artisti che hanno fatto parte di questo percorso e lavoreranno sul tema degli archivi e delle raccolte fotografiche con modalità contemporanee. L’esposizione avrà luogo anche a CAMERA dove continueremo a promuovere e valorizzare linguaggi e carriere di autori contemporanei» ci racconta Giangavino Pazzola.
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