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A Capalbio Zanele Muholi, l’attivista visiva delle comunità nere LGBTQIA+ del Sudafrica
Fotografia
Zanele Muholi (Umlazi, Durban, Sudafrica,1972) è attivista visiv*, umanitari* e fotograf* il cui lavoro, che è stato esposto in alcuni dei maggiori musei del mondo e presso il padiglione centrale nella mostra curata da Ralph Rugoff alla LVIII Biennale di Venezia, spazia dalla fotografia al video, dalla pittura alla scultura per esprimere in particolare la condizione delle donne nere queer in Sudafrica. Il suo attivismo, praticato quotidianamente esponendosi spesso in prima persona attraverso il genere dell’autoritratto, è impegnato contro le discriminazioni e le violenze affrontate dalla comunità LGBTQI+ nel tentativo di «riscrivere una storia visiva nera, queer e trans del Sudafrica, in modo che il mondo conosca la nostra resistenza ed esistenza al culmine dei crimini di odio in Sudafrica e altrove», ha dichiarato Zanele, come memoria per le generazioni future.
La mostra TIME WILL TELL
Fino al prossimo 2 ottobre una selezione di lavori di Muholi sono presentati alla Galleria Il Frantoio di Capalbio in TIME WILL TELL, uno straordinario progetto espositivo a due voci condiviso con l’amico Robert Hamblin e curato da Francesca de’ Medici e Davide Sarchioni. Robert Hamblin (Hillbrow, Johannesburg, Sudafrica, 1969) è anch’egli attivista, artista e fotografo che, in quanto persona transgender, si concentra su questioni relative alla politica corporea della mascolinità queer e bianca evidenziando, tra le altre, le ingiustizie legate all’identità di genere nella società sudafricana. Hamblin ha vissuto come donna queer nell’era dell’Apartheid e, successivamente, come uomo transgender. I suoi lavori fotografici e pittorici in mostra testimoniano in pieno questa straordinaria e intima esplorazione. È il caso degli intimi autoritratti fotografici in cui egli esplora coraggiosamente il proprio corpo maschile immortalato in pose e atteggiamenti che travalicano pregiudizi e limiti di genere, rivelando le cicatrici degli interventi chirurgici quali segni e ferite esistenziali.
Le fotografie di Robert Hamblin e Zanele Muholi nelle camere d’albergo
Elevando l’intero progetto espositivo su un ulteriore piano di lettura, il lavoro di Hamblin trova un ricongiungimento tanto metaforico quanto reale con Muholi nella serie di scatti inediti in bianco e nero realizzati nel 2021 e nel 2022. Si ritrovano così all’interno di camere di albergo e in altri luoghi volutamente anonimi dove i loro corpi sono associati l’uno all’altro astraendosi dalla realtà e si intrecciano evocando l’intersezione tra due storie individuali differenti, cariche di sofferenze e di ingiustizie condivise, per offrire allo spettatore un messaggio di speranza, di apertura e possibilità.
Faces and Phases di Zanele Muholi e altre storie
Di Muholi viene presentata a Capalbio una selezione di scatti fotografici di diverse dimensioni e rigorosamente in bianco e nero realizzati tra il 2009 e il 2022, tratti da celebri serie tutt’oggi in progress come Faces and Phases, costituita da ritratti di persone lesbiche e transgender nere, molte delle quali sopravvissute a crimini d’odio o vittime di “stupro correttivo” a causa della loro identità. Segue nel percorso espositivo una selezione di fotografie da Somnyama Ngonyama: Hail the Dark Lioness, autoritratti di grande intensità dall’oscurità della pelle rivendicata e, pertanto persino intensificata, in cui l’artista è acconciat* e vestit* con abiti, accessori e oggetti, legati metaforicamente a storie di discriminazione e violenza razziale e di genere. Tra i lavori di Muholi è pure emblematica la grande fotografia a stampa in gelatina d’argento Massa + Maids, Hout Bay del 2009, che ritrae tre donne nere in un interno vestite da collaboratrici domestiche (delle quali una è rappresentata dalla stessa Muholi) in posa con un uomo bianco impersonato proprio da Robert Hamblin.