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A Lugano la prima mostra in un museo sulla fotografia di Eugenio Schmidhauser
Mostre
Fotografie vintage e nuove stampe da negativi originali su lastra di vetro compongono la mostra Eugenio Schmidhauser. Oltre il Malcantone, che la sede di Palazzo Reali del MASI Lugano accoglie dal 16 marzo scorso. Si tratta di un’esposizione su un fotografo spesso dimenticato dalla storia dell’arte, che grazie al MASI sarà riscoperto dal pubblico ticinese e non solo. Schmidhauser è uno dei principali fautori di quell’immaginario del Canton Ticino – e della Svizzera in generale – come luogo felice, ideale per turisti e avventori di ogni dove. Il fotografo svizzero tedesco, originario di Seon, contribuisce alla creazione di questa visione del paese elvetico grazie ai propri scatti e alle celebri serie di cartoline e illustrazioni che dipingono la Svizzera rurale, dei paesaggi, delle feste campestri e dei mestieri, delle stazioni di posta.

Luoghi semplici, in cui regna la serenità, come la sua cara Astano, dove il fotografo mette piede per la prima volta nel 1900 e conosce la sua futura moglie, Ginevra Zanetti. Ad Astano è dedicata una sezione speciale della mostra, in cui emergono tutti gli aspetti più caratteristici di un villaggio documentato in lungo e in largo da Schmidhauser. Una relazione con il luogo intensa e duratura, in cui il fotografo realizza diverse centinaia di scatti che raccontano le sfaccettature della vita del paese. Più che il fotografo del Malcantone, per l’appunto, Schmidhauser potrebbe essere considerato il fotografo di Astano. Lavori inediti dedicati all’Appenzello popolano un’altra sezione della mostra luganese, ancora una volta nell’ottica di sottolineare la capacità di catturare gli aspetti più caratteristici di un luogo da parte del fotografo e di dare vita ad un immaginario nuovo ma immediatamente riconoscibile in modo da restituirne un’immagine appetibile per i turisti dell’epoca.

Schmidhauser torna a documentare il Malcantone nel 1920, dopo aver interrotto la propria produzione cinematografica – che è relativamente breve dal momento che, secondo la documentazione ufficiale, il fotografo svizzero opera solamente tra il 1903 e il 1914. Fonda la Pro Malcantone nel 1929, associazione tramite la quale si occupa nuovamente della promozione turistica del luogo. Figura centrale nella carriera di Schmidhauser, come sottolineato più volte in mostra, è quella di Rudolf Fastenrath, ricco uomo dell’epoca che grazie al suo supporto contribuisce alla creazione di quel “Ticino da cartolina” divenuto poi iconico. L’autenticità degli scatti di Schmidhauser è talmente apprezzata da Fasternrath che il tedesco lo prende sotto la sua ala, in una relazione che diverrà prospera e duratura.
Uno dei capitoli più interessanti della mostra del MASI Lugano fa riferimento alla Fotografia Artistica che Schmidhauser approccia grazie agli studi presso il Lehr-und Versuchsanstalt fur Photografie di Monaco di Baviera tra il 1901 e il 1903. Il fotografo svizzero ha la possibilità di studiare all’Accademia di Monaco proprio grazie agli aiuti economici di Fastenrath, che ne intravede il talento già agli inizi della carriera. La produzione artistica si compone di ritratti, studi su modelli (prevalentemente donne) e messinscene eseguite ad Astano, oltre ad una serie di vedute. Grazie ad una intensa attività di ricerca documentale, il MASI ha ricostruito questa parte fino ad oggi sconosciuta dell’attività fotografica di Schmidhauser.

Una sezione finale mostra invece una serie di scatti eseguiti al Lago di Garda, corredati dalla Medaglia D’Oro incorniciata che Schmidhauser riceve all’esposizione internazionale di Milano del 1906. Non solo quindi villaggi, scene folkloristiche e cartoline. La produzione fotografica di Eugenio Schmidhauser, seppur circoscritta ad un periodo di circa undici anni, ha segnato profondamente la Svizzera e ha contribuito a plasmarne l’immagine che ancora oggi definisce quelli che sono i canoni estetici e l’immaginario del paese elvetico, soprattutto al di fuori di esso.