L’iconica sede milanese di 10 Corso Como riapre al pubblico a partire dal 21 febbraio sotto l’egida dell’imprenditrice della moda Tiziana Fausti che ne ha rilevato la proprietà, con un palinsesto culturale caratterizzato da una «riflessione avvincente e innovativa sui legami tra moda e fotografia, arte e design». In occasione della settimana della moda, i primi spazi a inaugurare sono quelli della Galleria e della Project Room, seguiti nei prossimi mesi, a lavori ultimati, dalle aperture del negozio, del primo piano, della terrazza e del cortile. Su progetto dell’agenzia interdisciplinare 2050+, l’ambiente si rivela in tutta la sua luminosità, presentandosi come un teatro flessibile in cui gli elementi modulari, pensati per la suddivisione e l’allestimento degli spazi, si prestano a una viva mobilità che consente una libertà trasformativa. Seguendo l’idea di “un’archeologia selettiva” volta a scavare per far riemergere l’originale impronta architettonica novecentesca, lo spazio viene completamente aperto e offerto alla luce, che filtra dalle finestre e si sofferma sui materiali industriali ma essenziali che donano una duttile ossatura alla macchina teatrale.
Nella Galleria, fresca di vernice, è ospitata la prima personale in Italia del fotografo americano Roe Ethridge, curata da Alessandro Rabottini. Intitolata Happy Birthday Louise Parker, la mostra presenta un corpus di opere realizzate negli ultimi 15 anni, affiancate da produzioni recenti che si rincorrono e giocano a nascondino sulle pareti mobili. Immagini intime giustapposte ad altre più commerciali sebbene anticonvenzionali e dal gusto surrealista, si incontrano in una narrazione che trova una sua coerenza anche a livello compositivo. Louise Parker è la modella soggetto di molte fotografie, che transita tra vita privata e industria della moda, diventata ormai amica dell’artista, che inserisce nel racconto frammenti della propria biografia, unendoli così in un duetto a cavallo tra immagine pubblicitaria patinata e delicata elegia mondana, entrambe ancorate all’inevitabile passare del tempo.
La Project Room si presenta invece come un’ampia navata dove al posto delle panche trova spazio Il piano alchemico, un’accurata selezione di libri rari, riviste e oggetti di design appositamente selezionati da Domitilla Dardi. Al posto dell’altare, introdotta da due stendardi, si trova la piccola ma preziosa mostra dedicata ai gioielli di Pietro Consagra. Curata da Alessio de’Navasques, l’esposizione Pietro Consagra. Ornamenti raccoglie per la prima volta l’intera serie di maschere e ornamenti per il corpo realizzati nella fucina creativa di GianCarlo Montebello. Oltrepassando il puro senso estetico, ma senza dimenticarlo, le opere vengono forgiate dal filosofico incontro tra il pensiero dell’artista sul concetto di frontalità e gli stereotipi incollati alla figura femminile, sorto anche dallo scambio reciproco di sensibilità tra Consagra e l’allora compagna Carla Lonzi, per un cambiamento di prospettiva volto a rimuovere «i punti morti di una cultura che viaggia solo sulla coscienza maschile». Concettuali, ironici e provocatori, i gioielli dai loro supporti sui tavoli tornano a prendere vita nelle fotografie di Ugo Mulas, che unitamente al materiale documentario proveniente dall’Archivio Pietro Consagra, contribuiscono a restituire l’atmosfera di un peculiare episodio all’interno della produzione artistica del maestro dell’astrattismo italiano.
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