Ha aperto a Milano, in via Andrea Massena 19, A.MORE gallery, nuovo spazio espositivo che vedrà alternati artisti affermati ed emergenti: ci siamo stati per l’inaugurazione di “Come In”, la personale di Reihaneh Hosseini in mostra fino al 14 novembre 2020.
Reihaneh Hosseini è una giovane artista di 32 anni nata a Teheran nel 1988. Vive e lavora a Vienna, dove inizia a frequentare l’Accademia di Belle Arti, nel 2014. Inizia così la sua carriera, esponendo opere in mostre colletive e personali sia in Europa che in Iran.
Le opere di questa artista di origini iraniane sono fortemente influenzate da domande esistenziali che hanno origine dai suoi studi filosofici a Teheran. Con questa intenzione, le esperienze riportate sulla tela nel percorso della mostra vedono il racconto della quotidanità dell’artista e di chi le sta intorno: il suo sguardo ritrae una realtà deformata definita da colori d’impatto.
Le suggestioni create dai quadri di Hosseini ci catapultano in un’atmosfera malinconica e letargica dove i personaggi sono sempre soli, seppur appaiano insieme sulla tela. Importanti per l’artista sono le tematiche della psicoterapia e della critica al capitalismo che acuisce il logorio vissuto dai soggetti: a casa, al lavoro, in spiaggia o sui social network. Raramente vengono toccate le tematiche tipiche della cultura Persiana, millieu dell’artista, che nega ogni ispirazione a quel mondo. In particolare, la prima opera che descrive e delinea questo distanziamento è Come In.
Vediamo in questa opera il vuoto percepito dall’artista nel cercare le sue origini culturali e il completo rifiuto di esse. La nudità, l’uso di sostanze stupefacenti sono alcune fra le espressioni più controverse e d’impatto delle opere di Reiheneh: la presenza costante dei cosiddetti “frutti proibiti” e la contrapposizione con la chiusura della cultura iraniana sono evidenti sulle coloratissime tele.
Abbiamo parlato con l’artista di un’opera in particolare, Enough so I can Eat.
L’atto del mangiare fa parte di una serie di azioni che l’artista descrive come superficiali e inutili. L’unica cosa che ha senso è l’arte e il dipingere: la sua ragione per vivere. Rispetto al suo stile, invece, è emerso come per l’artista sia più facile dipingere nell’ottica di una cifra stilistica così colorata e impattante: la semplicità, l’onestà e la potenza di questi colori rendono le opere sorprendenti.
Ritroviamo la critica per la società capitalistica nei dipinti che vedono due personaggi dialogare attraverso dirette Instagram ricreate sulla tela.
Il comunicare sui social viene preso di mira in Disable Comments, dove i due personaggi, con questi sguardi annoiati e statici, riflettono l’incomunicabilità che l’artista vuole portare sulla tela.
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