Vittore Carpaccio. Dipinti e disegni è il frutto di un lungo lavoro che ha visto impegnati studiosi come Peter Humfrey, riconosciuto specialista del pittore e del suo contesto, con Andrea Bellieni, curatore dei Musei Civici di Venezia, e Gretchen Hirschauer, curatrice della pittura italiana e spagnola alla National Gallery of Art di Washington. Le opere scelte sono state riunite sia da musei internazionali che da chiese degli antichi territori della Serenissima, in modo da illustrare tutta la varietà della pittura di Carpaccio.
Una ricerca, quella svolta da MUVE su Vittore Carpaccio, che inizia negli anni Sessanta, come spiega il Sindaco di Venezia Luigi Brugnaro «Sono trascorsi sessant’anni dalla grande mostra antologica che Venezia dedicò a Vittore Carpaccio nel 1963 a Palazzo Ducale. Fu una esposizione storica sotto l’aspetto critico, che fece tributare al pittore una fama crescente, riconosciuto come l’impareggiabile narratore di una fantastica, esotica Venezia di fine Quattrocento. Oggi, dopo gli studi più recenti, dopo alcune significative scoperte di dipinti inediti e, soprattutto, dopo i molti restauri, è venuto il tempo di guardare con occhi nuovi alle sue opere.»
Un percorso che permette di seguire tutta l’evoluzione della carriera di uno dei pittori più originali e fantasiosi della Venezia del pieno Rinascimento, fino al capitolo conclusivo della sua storia tra secondo e terzo decennio del Cinquecento. È infatti il momento storico in cui Giorgione introduce le sue novità tematiche e tecniche, rendendo l’arte del maturo maestro, seppur colta e ricercata, non più al passo con le novità tematiche e tecniche.
Carpaccio, come ci spiega Andrea Bellini, Responsabile del Museo Correr e co-curatore della mostra, «formòe alimentò la sua arte nella tradizione pittorica veneziana dei Bellini, dei Vivarini, nonché di altre influenti personalità e tendenze, come la lezione dei toscani, dei ferraresi, di Antonello da Messina, dei tedeschi (Dürer) e dei ‘primitivi’ fiamminghi.». Cosa deriva da tutti questi spunti? Una personalità da subito originale ed autonoma, un mix tra attenzione per flora e fauna, paesaggio, architettura, arredo e decorazione, abbigliamento ed esotismo. Il risultato è quello di un continuo cambio di registi che rispecchia la personalità colta dell’artista, capace di spaziare tra il giocoso e il teatrale, dall’aneddoto alla satira, fino a supremi vertici di poesia, psicologismo, drammaticità e profondità spirituale.
In una sola definizione, fu l’inventore della pittura di genere, ma anche un ‘raccontatore di storie’ «da sempre celebrato soprattutto per i suoi cicli, serie coordinate di tele (teleri) che tramandano articolati racconti sacri: quasi cinematografici, perfettamente ‘sceneggiati’ nella loro eloquente narrazione visiva popolare, furono realizzati per le sale di riunione di confraternite religiose laicali, a Venezia dette scuole.»
Non solo un pittore, ma anche un grande disegnatore straordinario. La mostra al Ducale propone ben 70 opere dell’artista, di cui 42 dipinti e 28 disegni, un’ampia sezione del notevole corpus dei suoi disegni, il maggiore pervenuto a noi di un pittore veneziano del suo tempo. Un pittore all’avanguardia per il suo tempo che merita di essere guardato con occhi nuovi «soprattutto alla luce di recenti restauri rivelatori e della scoperta di significativi inediti: una preziosa opportunità per la Storia dell’Arte, ma anche per il pubblico, di fronte alla pittura di irresistibile fascino di un tale antico maestro», come ci spiega Andrea Billieni.
Carpaccio racconta il suo tempo con un’inventiva unica, ma non solo, intride di fantastica venezianità ogni sua tela, diventando senza dubbio il più affascinante, visionario, innamorato illustratore.
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