Una scarica elettrica non tarda ad arrivare, come non tarda il pensiero consapevole dell’artista nel momento di muoversi sinergicamente al pensiero di un grande autore della letteratura italiana. Si esplicita come l’arte contemporanea sia un linguaggio capace di rinnovare ad alta velocità il proprio vocabolario, sovente per dialogare con autori passati che anche per merito di quest’ultima rimangono eterni tra le generazioni. In occasione dello scorso Festival delle letterature migranti 2023 che si è tenuto a Palermo, Niccolò De Napoli e Adriano La Licata inaugurano la mostra “Il pensiero come rapide scariche elettriche” a cura di Agata Polizzi all’interno della biblioteca dell’Institut Français di Palermo.
Proprio qui, in un luogo in cui la lingua e la parola fanno da padrone insieme ai suoni e alle emozioni, i due artisti hanno reso visibili le riflessioni e le suggestioni che insieme hanno elaborato dalle letture di Lezioni Americane di Italo Calvino, posizionando nello spazio opere discrete e di assoluta raffinatezza poetica e artistica, che si muovono delicatamente tra la dimensione visibile e dell’invisibile della vita. Ne scaturisce una sensazione pregnante di leggerezza che sfida e sostiene contemporaneamente il peso fisico e contenutistico dei libri e dei film già presenti. Mimetizzate all’interno della sezione cinema dell’Institut Français, le serigrafie di Niccolò De Napoli aprono la strada verso tipologie di percezioni più complesse, mostrando i più popolari scorci di cielo ritrovati online e caricando ciascuno di essi di un’impronta cinematografica che li rende ora paesaggi notturni e pacifici, ora cieli di guerra, di cui poter avere conoscenza soltanto tramite cinema e tv. La coordinata spaziale e il libri massicci e storici, impostano una certa drammaticità alle immagini, che riescono a portare il fruitore in atmosfere sconosciute nelle quali domandarsi –alla pari di un film– se ciò che si osserva sia vero o meno.
Ragionando su ciò che il tempo ha reso invisibile, ma che è ugualmente avvenuto l’opera Cerotty tales di Adriano La Licata colloca in un unico punto sulla linea del tempo le proprie azioni performative, scene vernacolari e opere fotografiche passate all’interno di cerotti dalle più disparate forme. Ogni azione passata si trasforma in una cicatrice rimarginata, qui incorniciata da cerotti che malinconicamente tentano di bloccarla fin quando è ancora fresca, affinché averla vivida alla memoria, ancora visibile e consultabile in una particolare forma di portfolio. In un luogo contenitore di linguaggi e idee, i due artisti interpretano il mondo e ne evocano modalità di manifestazione in forme totalmente personali, in cui sono conservate poetiche mature e capaci di suscitare anche solo per brevi istanti le infinite sfaccettature del vivere.
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