«Rigenerare l’idea di Europa, la sua civiltà dei diritti umani, le sue radici, le ragioni profonde del suo stare insieme, il suo ruolo in una storia globale che richiede la sua presenza, non la sua possibile immaginazione», è quanto auspica il filosofo Biagio de Giovanni in una lettera indirizzata agli artisti di “Les uns et les autres – A Recomposed Bolero”, mostra realizzata da Antonio Maiorino Marrazzo, presso la galleria PrimoPiano di Napoli. Che rappresenta un esempio di come sia possibile, attraverso il dialogo di 26 artisti appartenenti a generazioni diverse, dare nuova vita allo spirito europeo attraverso una reazione agli eventi che deve essere necessariamente culturale prima che politica.
Per comprendere pienamente il senso di questa iniziativa è necessario identificarne il punto di partenza ma, soprattutto, la dimensione binaria che ne è alla base. Il titolo dell’esposizione è un diretto riferimento al film Bolero (Les uns et les autres) di Claude Lelouch che narra la storia di quattro famiglie di diverse nazionalità, coinvolte e contrapposte tra loro negli eventi della Seconda Guerra Mondiale mentre i loro figli collaborano pacificamente. Gli uni e gli altri. Il Bolero, composto da Ravel nel 1928, si caratterizza per la presenza di due soli temi, ripetuti ipnoticamente sopra una base ritmica assillante. I singoli strumenti aggiungendosi e sottraendosi, assumendo registri differenti, suonano esclusivamente le due melodie su un’unica base. Ancora, gli uni e gli altri. Infine l’Europa: le idee di unione e di pace di un continente ferito e dilaniato alla fine del secondo conflitto mondiale, la liberatoria caduta del muro di Berlino, in netto contrasto con la crescita dei fronti nazionalisti e sovranisti degli ultimi anni. Ancora una volta ci si trova dinnanzi agli uni e gli altri.
Gli artisti coinvolti, nati nell’arco di tre generazioni differenti e testimoni quindi di un Europa che è progressivamente cambiata verso la fase storica post-ideologica, rappresentano la contrapposizione dualistica di partenza che ha ispirato il progetto. Il confronto con la contemporaneità degli uni e degli altri ha generato un dialogo eterogeneo che ha travalicato l’ordine temporale in un simposio di musica (a opera di Andrea Tarantino) e immagini. Attraverso l’interazione di diversi linguaggi espressivi l’esposizione della galleria PrimoPiano restituisce contemporaneamente al visitatore la figura di un Europa che sta progressivamente sbiadendo dal suo progetto originario e la reazione culturale derivata da questo stato d’emergenza. Si costituisce così un Bolero ricomposto, aggiornato, che vive di trame differenti senza mai dimenticare quella base ritmica a cui resta indissolubilmente legato.
Gli autori delle opere che hanno dato vita al progetto espositivo sono: Chiara Arturo, Pasquale Autiero, Elvira Buonocore, Zehra Çırak e Jürgen Walter, Cristina Cusani, Piotr Hanzelewicz, Mario Laporta, Pietro Lista, Salvatore Manzi, Roberto Marchese, Peppe Pappa, Massimo Pastore, Pier Paolo Patti, Jasmine Pignatelli, Antonella Raio, Lucio Rosato, Roxy in the box, Anna Santonicola, Karen Stuke, Andrea Tarantino, Attila Tremblay, Ciro Vitale, Oni Wong, Luca Zanier, MACRO Roma Residenza ‘Vicinanze Day-4’ (collettivo).
La mostra “Les uns et les autres – A recomposed Bolero” sarà visitabile alla galleria PrimoPiano di Napoli fino al 29 febbraio 2020.
La capitale coreana si prepara alla quinta edizione della Seoul Biennale of Architecture and Urbanism. In che modo questa manifestazione…
Giulia Cavaliere ricostruisce la storia di Francesca Alinovi attraverso un breve viaggio che parte e finisce nella sua abitazione bolognese,…
Due "scugnizzi" si imbarcano per l'America per sfuggire alla povertà. La recensione del nuovo (e particolarmente riuscito) film di Salvatores,…
Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…
La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…
Si intitola “Lee and LEE” e avrà luogo a gennaio in New Bond Street, negli spazi londinesi della casa d’aste.…