14 maggio 2024

Adoro il bello che mi offre l’arte e la natura: Mario Sironi in mostra a Pordenone

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A Palazzo Ricchieri, sede del Museo Civico di Pordenone, va in scena una mostra dossier che ripercorre, attraverso opere attentamente selezionate, l’eclettica ricerca di Mario Sironi

Mario Sironi, Automobile Fiat, 1936 ca.

«La mia non è un’infatuazione giovanile ma si tratta di speranze fondate, di amore sincero, profondo che io porto all’arte; che si tratta della sola religione della mia vita: adoro il bello che mi offre l’arte e la natura, non credo ad altro». Così sentenziava Mario Sironi in una missiva datata luglio 1903. A queste parole dell’artista sardo, appena diciottenne, si ispira – non solo nel titolo – la mostra-dossier lui dedicata e visitabile fino al 26 maggio prossimo a Pordenone, negli spazi al piano terra di Palazzo Ricchieri, sede del Museo d’Arte civico. Grazie a una meditata selezione di 35 opere, l’esposizione soprattutto dimostra come gli auspici (e i presagi) dell’esordiente artista si invereranno nel corso della sua variegata quanto eclettica carriera che lo vedrà attraversare le Avanguardie del primo ‘900 – dal Futurismo alla Metafisica, fino a essere tra i capofila del Novecento Italiano – e restituisce al contempo la temperie socio-culturale, la koiné della prima metà del XX secolo nel Bel Paese.

Mario Sironi, Autoritratto in divisa militare, 1915-18
Mario Sironi, Autoritratto in divisa militare, 1915-18

Il percorso espositivo volutamente non segue un ordine cronologico o filologicamente serrato, ma propone una campionatura eterogenea della produzione sironiana; singoli pezzi, spesso ai più inediti, ciascuno dei quali può aprire uno scorcio sulla vita dell’uomo, una parentesi sulle vicenda creative dell’artista, invogliando a un possibile approfondimento. Sironi è stato infatti scultore, architetto, illustratore, scenografo, grafico, autore di manifesti programmatici e animatore di dibattiti critici. Soprattutto negli anni Trenta fu grande teorizzatore e fautore di un robusto ritorno alla pittura murale. Dato questo che ne farà uno dei nomi più affermati del Ventennio fascista e ne decreterà poi, in seguito, la marginalizzazione alla caduta del Regime.

Mario Sironi, L’Italia e i ladroni, 1922

Ecco allora che troviamo presenti in mostra al Museo Ricchieri i grandi cartoni per i mosaici monumentali destinati al Palazzo dell’Informazione di Milano (1936-1937) e i collage; i ritratti di uomini e le composizioni aniconiche degli anni Quaranta; le monocromie delle illustrazioni per Il Popolo d’Italia e i cromatismi dei manifesti pubblicitari per la FIAT; la satira pungente degli inchiostri e il compassato eroismo degli affreschi; gli oli figurativi e le tempere astratte; gli aerei stilizzati e i nudi scultorei.

Mario Sironi, Madre con bambino, sd 1936-37

Dopo l’ampia, organica mostra del 2018, Mario Sironi (Sassari, 12 maggio 1885 – Milano, 13 agosto 1961) torna dunque protagonista a Pordenone per un’esposizione di scelte e di cesello, progettata e curata da Alan Serri della Galleria Cinquantasei di Bologna – fondata nel 1980 da Silvana ed Estemio Serri, con la consulenza artistica di Franco Solmi – realtà che da decenni è un riferimento nel settore sia per le opere dell’artista e che del panorama novecentista italiano e internazionale. Accompagna il progetto espositivo un agile catalogo, edito sempre da Galleria Cinquantasei, con un testo critico dello storico dell’arte Claudio Spadoni.

L’esposizione è promossa da Pordenone Fiere che sceglie di rinnovare la partnership con il Comune di Pordenone e si fa quest’anno largo negli spazi espositivi civici per un nuovo progetto rivolto alla città friulana dopo le mostre en plein air di Bruno Lucchi del 2019 e di Giorgio Celiberti nel 2020 e l’antologica di Umberto Martina del 2022. La mostra di Mario Sironi sarà visitabile fino al 26 maggio 2024.

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