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Il Mambo di Bologna ospita la mostra AGAINandAGAINandAGAINand, allestita presso la Sala delle Ciminiere.
Il tempo, inteso come loop, è al centro della riflessione del percorso espositivo a cura di Lorenzo Balbi con l’assistenza curatoriale di Sabrina Samorì.
La ciclicità del vivere, la ripetizione delle azioni, sono investigati sotto diversi punti di vista da sette tra i maggiori artisti contemporanei, Ed Atkins, Luca Francesconi, Apostolos Georgiou, Ragnar Kjartansson, Susan Philipsz, Cally Spooner, Apichatpong Weerasethakul di nazionalità e percorsi diversi, i quali esprimono, attraverso differenti mezzi espressivi, che spaziano dalla performance, al video, alla scultura, alla pittura, alla fotografia, all’installazione, il risultato del proprio pensiero.
Viene così a delinearsi una profonda osservazione sociologica sul tempo, sull’esistenza, su come le nuove tecnologie impattino su di esse, sulla ciclicità della vita, da un punto di vista filosofico e religioso, fino ad uno ecologico, legato alla necessità di proporre nuove soluzioni al fine di rilanciare la filiera produttiva e di consumo attraverso una maggiore consapevolezza di tutto ciò che è legato al mondo agricolo.
All’inizio del percorso espositivo presenti le opere di Apostolos Georgiou, che propone grandi tele ad olio in cui ritrae scene di vita quotidiana, le cui ambientazioni e protagonisti, seppur ricordando gli anni cinquanta, sono sospesi in momenti e azioni senza tempo. L’artista osserva il mondo con ironia e sarcasmo evidenziando la ripetitività della vita familiare e dei gesti umani e lavorativi.
Proseguendo ci si imbatte, al centro della Sala delle Ciminiere, con l’installazione Bonjour (2015) di Ragnar Kjartansson (visibile in streaming sul canale youtube del museo), che riflette, in modo del tutto disincantato sugli atteggiamenti e stereotipi comportamentali presenti nella società contemporanea e occidentale tra cui, ad esempio, la considerazione della donna come oggetto e l’idea di uomo macho e virile . In una porzione ricostruita di un villaggio francese degli anni cinquanta, una giovane donna, uscendo di casa si reca verso la fontana per riempire d’acqua il vaso di fiori, imbattendosi nel vicino, che uscito anch’egli di casa per fumare una sigaretta, la saluta. La giovane, rispondendo con aria timida, ritorna verso casa e, voltandosi indietro, volge un ultimo sguardo all’uomo. La scena si ripete ogni cinque minuti, catturando l’attenzione dello spettatore, che partecipa alla riflessione dell’artista immergendosi nell’atmosfera e nell’ambientazione creata.
La riflessione sulla società continua con il video Drag Drag Solo (2016) realizzato da Cally Spooner, in cui vengono ripresi giovani mentre eseguono una performance. La loro gestualità, che si esprime attraverso l’esecuzione di passi di danza, sport e partiche legate al team building, mette in evidenza la necessità di comunicare.
Apichatpong Weerasethaku, tailandese, affronta il tema del loop con l’opera A Letter to Uncle Boonme (2009), video ispirato a un libro ricevuto in dono, il cui protagonista racconta delle sue vite passate, rimandando così al tema della reincarnazione. L’artista da sempre interessato alla storia del suo paese e attento ai paesi distrutti dal nazionalismo, ambienta il video a Nabua, anch’esso oggetto dell’azione distruttrice delle forze politche.
Safe Conduct (2016) è una video-installazione dell’artista Ed Atkins composta da tre grandi monitor appesi al soffitto in cui viene proiettato un video in cui è protagonista l’avatar dell’artista stesso che vaga, in preda ad angoscia e solitudine, per il check-in di un aereoporto e nell’area di ritiro bagagli, dove sui nastri vengono trasportati parti del suo corpo insieme ad armi, teschi e sangue, rimandi alla morte. La colonna sonora del video, il Boléro di Maurice Ravel, mette in risalto il persistere e il ripetersi dell’ansia e dell’angoscia. L’artista, inoltre, evidenzia il frammentarsi dell’identità dell’uomo in presenza dei controlli di sicurezza e della paura determinata dal terrorismo.
La ciclicità della natura e della produzione agricola viene affrontata dall’artista Luca Francesconi attraverso opere che rappresentano il mondo rurale. Nella prima sala è presente un gruppo di sculture in ferro, dal sapore fortemente “giacomettiano”, la cui testa è stata sostituita da frutta e ortaggi. L’intento dell’artista è quello di enfatizzare le dinamiche tra braccianti e caporale, che portano all’essere privato della personalità e della propria identità. Nella seconda sala pesci ed elementi naturali, presentati in diversi momenti di vita inducono a riflettere sulle varie fasi del ciclo naturale, rappresentato anche dal “Serpente delle risaie”(2016) composto di sassi e palle di riso, animale che incarna il continuo ripetersi della natura e la trasformazione conservativa dei corpi.
L’opera audio di Susan Philipsz, accoglie e saluta lo spettatore, aprendo e chiudendo il percorso espositivo. L’artista pone in risalto il senso di spaesamento vissuto da un turista in un paese straniero, affrontando il tema della ciclicità attraverso il rimando alla situazione in cui si trova un viaggiatore che si imbatte in cultura e lingua diverse. I suoni riprodotti richiamano luoghi affollati, il cui rumore è ulteriormente evidenziato dal risuonare della canzone folk I’m So Lonesome I Could Cry di Hank Williams.
Bruna Giordano
Mostra visitata l’08 febbraio 2020
AGAINandAGAINandAGAINand | Mambo
Via Don Minzoni, 14 – 40121 Bologna
Info: www.mambo-bologna.org E-mail info@mambo-bologna.org