03 giugno 2024

Al calar della notte, Sophie-Anne Herin nel Castello di Gamba

di

Un viaggio fotografico tra luce e buio: ecco cos’è Entre chien et loup, la mostra personale di Sophie-Anne Herin che prende il titolo da un’espressione francese traducibile in italiano con “al calare della notte”, aperta fino al 16 giugno nel Castello Gamba – Museo di arte moderna e contemporanea della Valle d’Aosta

Sophie-Anne Herin, Entre chien et loup. Installation View, Castello Gamba, Valle d'Aosta, 2024. Ph. Paolo Rey

Parla di buio, Sophie-Anne Herin, del buio in fondo alla luce, che la genera e sostiene, e che sempre l’accompagna. Perché questo dice il linguaggio del sistema solare, del cosmo, che si dipana tra i due misteri, quello della luce e quello del buio, intorno a cui si muove Entre chien et loup per raccontare di quel particolare momento della giornata, caratterizzato dal passaggio dalla luce al buio, e quel particolare tempo, quello della penombra, durante il quale non è possibile distinguere un cane da un lupo, come scriveva nel XVI secolo il poeta francese Jean-Antoine Baïf: «Come il semplice uccello che cerca il suo pascolo | Quando non è né giorno né notte, quando il pastore vigila |Che si tratti di un cane o di un lupo non si può davvero giudicare…»

«Sono nata in un paese che in inverno non gode di molte ore di luce e l’idea della penombra è qualcosa di familiare, una particolare declinazione di luminosità che orienta il mio sguardo» ha spiegato Sophie-Anne Herin, che racconta il tempo del crepuscolo dall’Envers, il versante valdostano occupato prevalentemente da boschi e caratterizzato dalla scarsità di ore di luce nei mesi invernali. Quello che tecnicamente l’artista ottiene sottoesponendo le immagini in fase di ripresa fotografica è un mondo, scrive la curatrice Olga Gambari nel testo che accompagna la mostra «inverso fuori dal tempo dove l’artista ci immerge, attraverso un lavoro fotografico unito a un allestimento che prende la forma di un percorso iniziatico».

Sophie-Anne Herin, Entre chien et loup. Castello Gamba, Valle d’Aosta, 2024

Il percorso espositivo, che si sviluppa sui tre piani del Castello Gamba, è pensato come un viaggio di ascesa dalla terra al cielo, e poi ancora su, fino al sogno, allo spazio cosmico, al paesaggio che si libera attorno nello sguardo che travalica le montagne. Si inizia con immagini di paesaggi, ritratti di animali e uomini – che Sophie-Anne Herin ha incontrato e di cui ha ascoltato parole, emozioni e sensazioni – che emergono come lampi improvvisi dalla penombra, intesa sia come momento in cui si entra in contatto con le proprie paure personali e ancestrali sia come apertura su un altro mondo. Molti dei volti esposti, che hanno guardato in camera e ora guardano noi, si mostrano come una storia che a noi si racconta e che con noi costruisce un rapporto estremamente personale, nient’affatto descrittivo, piuttosto simbolico. Il gioco di contrasti di luce e di chiaro scuro, di evidente rimando pittorico e caravaggesco, acuiscono una sorta di stupore e incanto che appare e scompare, che emerge dall’ombra e all’ombra ritorna: quell’ombra che noi condividiamo e riconosciamo. 

Sophie-Anne Herin, Entre chien et loup. Castello Gamba, Valle d’Aosta, 2024

Scrive Gambari «Nell’anticamera della penombra, nel regno di mezzo, si può anche scoprire come il buio sia solo una questione di densità diverse di penombra che, non appena gli occhi si abituano, concedono respiro e rifugio, visioni su altri mondi che prendono ad animarsi, a pulsare. Quelli che la luce diurna occulta, spegne. Omologa. Dalla penombra in poi, verso la notte, nella notte, si cammina in luoghi dove la fantasia, l’immaginazione, i sensi hanno piena cittadinanza, nutriti di inconscio, desiderio, istinto». Dalla penombra il percorso muove verso la notte, con immagini raffiguranti il cielo e le stelle. È uno spazio siderale, il cielo stellato, abitato di piccole luci nomadi, fluorescenze di lucciole in movimento, creature che vivono di notte, vibranti, evanescenti.

Sophie-Anne Herin, Entre chien et loup. Castello Gamba, Valle d’Aosta, 2024

Queste apparizioni magiche spingono la mostra verso il sogno: «Da piccola non vedevo l’ora di andare ha dormire per poter sognare, ancora adesso ho un’attività onirica intensa che per me è preziosa», afferma l’artista. Si va oltre la definizione di fotografia, la visione onirica diventa la traccia, l’impronta giocata tra luce e ombra. 

«Nulla è certo – conclude il suo testo la curatrice – nella dimensione del sogno, condizione che non crea disagio ma dona libertà. Intanto, in un video, una lanuggine di semi del fiore di cardo volteggia seguendo una brezza lieve dove danzano inseguendosi, in una casualità circolare e imprevedibile di incontri e allontanamenti, che sembra mettere in scena la condizione esistenziale».

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui