L’evoluzione del concetto di “Natura” in epoca contemporanea è sempre al centro dell’interesse della Galleria Umberto Di Marino di Napoli. Lo conferma “Chlamydomonas Nivalis”, la mostra personale di Alberto Tadiello, artista profondamente affascinato da piccoli e grandi prodigi naturali, dal mistero che ancora questi conservano e da come le leggi che governano la natura siano comuni per tutti gli esseri viventi, ineluttabilmente legati al medesimo destino.
Il percorso ha inizio proprio dal piccolo organismo unicellulare che dà nome all’esposizione: la Chlamydomonas Nivalis è un’alga unicellulare alpina caratterizzata da una tipica colorazione rossa, dovuta all’alta concentrazione di pigmenti organici che le permettono di resistere e di riprodursi in condizioni ambientali molto sfavorevoli. Responsabile dello scioglimento della neve durante la stagione estiva, l’alga riporta non solo una grande attitudine all’adattamento e alla resistenza, ma anche un’estrema capacità erosiva e di trasformazione. La sua proliferazione nei ghiacciai comporta una particolare colorazione che va dal rosa al rosso sangue, producendo un effetto ottico sorprendente e al tempo stesso inquietante.
«Come l’uomo, la Chlamydomononas agisce sull’ambiente che lo circonda modificandolo per renderlo più ospitale. Mentre il mondo animale tende ad adattarsi alle condizioni esterne, l’uomo, come questa piccola alga, erode e trasforma il luogo che lo ospita – racconta Enzo Di Marino della Galleria Umberto Di Marino – Nell’opera Night Blind Drawings che apre l’esposizione, Tadiello utilizza i cromatismi tipici della Chlamydomonas per tratteggiare forme umane elementari, a sottolineare la centralità dell’uomo nell’ecosistema del pianeta. È interessante analizzare come ciò che viene definito canonicamente naturale non rispecchi il mondo di oggi. Quello dell’artista è un vero processo alla natura».
A tal fine, fra i materiali eletti da Alberto Tadiello ci sono pezzi di ferro trovati durante le lunghe passeggiate nei boschi vicino casa, ai piedi delle Dolomiti, assemblati e lavorati, come nell’opera Teste. Ma il misunderstanding percettivo si manifesta in tutta la sua forza nell’opera che conclude il percorso. Play Mode si compone di tre elementi metallici antropomorfi, ognuno dei quali è dotato di un circuito elettrico e di uno speaker.
«L’unione delle tracce audio compongono un suono di fondo che richiama l’ambiente delle fabbriche e di strumenti metallici – prosegue Enzo Di Marino – In realtà fra questi rumori c’è anche il canto di un uccello cinese. La domanda che Tadiello si pone è in questo caso più significativa che mai: oltre la nostra percezione, cosa possiamo realmente chiamare “Natura” oggi?».
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