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Alexander Skorobogatov, The 9th life – Luigi Solito Galleria Contemporanea
Mostre
“The 9th life”, la nona vita, è il titolo della prima mostra personale in Italia di Alexander Skorobogatov, a conclusione di una lunga ricerca messa a punto durante la permanenza a Firenze, presso la residenza artistica di Villa Romana. Skorobogatov, artista di origini russe, si è formato a Berlino, città in cui vive e lavora. Le sue opere d’arte inedite sono esposte nell’ampio spazio della Galleria Luigi Solito, a Napoli, un energico soffio contemporaneo nel complesso storico dell’ex Lanificio.
Il contatto diretto con gli artigiani italiani ha permesso a Skorobogatov di entrare nel vivo dei metodi di produzione dei Maestri cartai, perfezionando la tecnica delle miscele da cui ottenere la giusta consistenza di cellulosa, approdo naturale per la genesi della “sua” carta. Nella culla rinascimentale intrisa di storia, l’artista unisce le conoscenze pregresse in pittura, scultura e disegno, convergendole in una trama corposa e tra vivaci cromie, che permeano gli spazi con vigore in sezioni composte da forme ravvicinate degli impasti applicati su una rete adibita a telaio.
La nuova produzione di Alexander Skorobogatov, in mostra alla Galleria Luigi Solito, è incentrata sulla relazione quasi ancestrale tra la figura del gatto e l’universo femminile, tra le varie vite – per l’appunto nove – in cui miti e leggende radicate nei popoli, narrano connessioni magiche e spirituali imbevute di significati. L’artista trae ispirazione dalla presenza curiosa di un feline nell’ambiente di lavoro: souvenir di peli incastrati nell’impasto fanno parte della texture come orme sottili.
Culturalmente associati sin dall’antichità, gatto e donna si ibridano nell’aspetto della dea egiziana Bastet, simbolo positivo di benessere e fertilità, identificata poi dai romani in Artemide. Nove è il numero della rinascita terrena di Bastet e da qui la diffusione del mito per cui i gatti possiedono altrettante vite (oppure sette, a seconda della leggenda). Anche la dea nordica Freya è iconograficamente rappresentata su un carro trainato da gatti come allegoria di proverbiali ideali di libertà.
Il gatto ricopre l’archetipo femminile di acutezza visiva quasi preveggente, il suo fascino sottile e la sua personalità enigmatica, hanno ispirato grandi artisti: Leonardo da Vinci definì il gatto «capolavoro della Natura», nei vari disegni di studi preparatori per il dipinto mai realizzato de “La Madonna del gatto” è evidente una sottesa corrispondenza tra le due figure, presumibilmente legate da una leggenda cristiana secondo cui una gatta partorì nello stesso momento in cui Maria diede alla luce Cristo.
Nelle opere di Alexander Skorobogatov, l’ultima delle nove vite di un gatto si palesa nella reincarnazione sinuosa e sensibile di un corpo femminile carico di erotismo, attorniato da gatti sagomati in tratti selvaggi ed elementari. Movenze eleganti dai toni eccentrici rimandano agli amati “Sam” di Andy Warhol, accomunati dalle pupille magnetiche che subiscono variazioni lunari, raggi nascosti negli occhi dei messaggeri degli dei.