-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Napoli, le forme ambigue di Maxime Rossi in mostra alla Galleria Tiziana Di Caro
Mostre
Alcuni elementi sono disposti nello spazio, tra questi sono tese delle linee che precisano la profondità e descrivono la relazione tra le cose. Fin qui siamo di fronte a un enigma da risolvere ma che, impercettibilmente, allenta i nodi rivelando una struttura familiare e distinguibile. Più si osserva, ci si avvicina e si fanno i conti con la spazialità illusoria dell’opera, più questa somiglia un ingranaggio a dimensione ambientale, a metà tra una maquette del funzionamento dell’universo e un grande giocattolo. Talvolta, le due cose possono coincidere, se ammettiamo quanto possa essere ludica la scoperta scientifica. In A cosmos beneath the nail, mostra personale proposta a chiusura di anno dalla Galleria Tiziana Di Caro, a Napoli, visitabile fino al 15 gennaio 2024, Maxime Rossi (Parigi, 1980) non ci supporta con unità di misura e formule puntando, piuttosto, sulla sorpresa e la meraviglia quando, spente le luci, grossi bulloni e ingranaggi acquistano una luminescenza inattesa, legati gli uni agli altri da corde anch’esse luminose simile ai raggi infrarossi.
Come in altre sue opere, Rossi spezza il nesso logico tra oggetto e funzione, tra forme conosciute e il loro impiego, invitando lo spettatore a interrogarsi sugli usi più o meno plausibili, non necessariamente coerenti e razionali, e le molteplici possibilità che si aprono attraverso le figure, scelte dall’artista ripercorrendo a ritroso il processo che lo ha condotto a realizzare le sculture, partendo da matrici con le quali si producevano i macchinari di fabbrica. Dismessa la funzione, acquisita una nuova pelle – alluminio satinato in colori decisi, i colori primari ma anche rosa, viola, verde e nero – le inedite sculture si dispongono con le loro forme ambigue all’interno di un campo dinamico, affermando e al contempo forzando la conoscenza empirica del mondo che passa attraverso la comprensione delle forme.
Ancora l’inafferrabilità è protagonista delle tre serigrafie reattive ai raggi UV il cui soggetto è l’orchidea fantasma, una pianta che per sfuggire alla luce assume un comportamento metemorfico. Il fiore che in natura si manifesta raramente, diviene per Rossi l’elemento luminoso dell’opera quando è esposta alla frequenza delle sole luci nere.
Dal 2015, la Galleria di Tiziana di Caro promuove e rappresenta la ricerca dell’artista francese formatosi all’Ecole de baux-art di Lione e che ha all’attivo mostre personali Palais de Tokyo (2019 e 2012), al Musée d’art contemporaine de Rochechouart (2017) allo Stedelijk Museum voor Actuele Kunst di Gent (2009) e numerose collettive. Per questa quarta personale alla gallerie napoletana, propone un linguaggio apparentemente più concreto pur sostenendo una risoluta meditazione sulla dicotomia tra la realtà oggettuale e significato. Un metodo che caratterizza il suo lavoro e che, con altre forme, abbiamo ammirato anche nel suggestivo e poetico progetto Un ruscello di ombre presentato dalla galleria napoletana nel 2019.