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Il Museo Ebraico di Bologna, in occasione della ricorrenza del Giorno della Memoria e di ARTCITY, ha aperto le porte della Sala del Memoriale per accogliere l’installazione site specific The Double (Forget me not) di Andreas Senoner.
Della produzione eterogenea che, pur partendo dall’utilizzo di svariate tipologie di legno, piume e licheni, focalizza sempre l’attenzione sulla figura umana, e dell’opera che, necessariamente, attiva un dialogo con il luogo che la accoglie, abbiamo parlato con l’artista.
Quando e come è nata l’idea dell’opera “The Double (Forget me not)”?
Andreas Senoner: «L’opera The Double (Forget me not) fa parte di una serie di sculture a cui sto lavorando da diversi anni. Partendo da un approccio figurativo e poetico legato alla scultura lignea contemporanea, ho sperimentato l’integrazione di forme e materiali più impalpabili e simbolicamente astratti, come le piume o i licheni. Tutto ciò era dettato dalla volontà di trovare un dialogo autentico con la natura e le culture che mi trovavo a conoscere, partendo dalle mie origini per proseguire nelle varie esperienze di viaggio e residenze artistiche che ho sperimentato in questi anni. Volevo trovare un modo per rappresentare l’impronta, l’eco della storia di un luogo, dei suoi aspetti culturali e naturali, nella vita e nell’esistenza di chi lo abita».
Come si inserisce all’interno del Museo Ebraico di Bologna?
Andreas Senoner: «Per celebrare il Giorno della Memoria, il Museo Ebraico di Bologna mi ha chiesto di realizzare un’installazione da collocare nella Sala del Memoriale, luogo che conserva il ricordo delle vittime della Shoah in Emilia Romagna. Con il curatore Niccolò Bonechi ho pensato a un’opera che instaurasse un dialogo con lo spazio e ciò che rappresenta, rispettandone atmosfera e simbologia. Quando realizzo un’installazione in uno spazio museale, cerco di creare un dialogo delicato, attraverso un elemento a margine della scena, come ulteriore spunto di lettura. L’opera esposta, rappresenta la figura a dimensione naturale di un giovane seduto in un angolo della stanza, che sembra osservare assorto i nomi delle vittime illuminati sul pavimento. La luce chiara che si proietta sui nomi è richiamata dalle piume bianche che ricoprono la figura, e che a livello materiale e simbolico parlano della dimensione fragile, pura e impalpabile dell’esistenza, e al contempo, la persistenza metafisica della sua impronta, oltre la vita, nella memoria personale, collettiva e storica».
Rispetto alla tua ricerca, quest’opera che cosa rappresenta?
Andreas Senoner: «Nella mia ricerca artistica mi sono spesso focalizzato sull’elaborazione di temi come la metamorfosi, l’eredità e la stratificazione, sia simbolica che materiale. Mi interessa, attraverso la scultura, indagare il rapporto fra l’individuo, il mutare del contesto in cui vive e gli elementi che determinano tale mutamento. Tutto nella nostra realtà, sia materiale che metafisica, è caratterizzato dal divenire: mi affascina questo passaggio, e tutte le tracce evidenti e concrete, oppure sottili e impalpabili, che lascia inevitabilmente dentro e fuori di noi. L’arte in questo senso è una pratica perfetta nel riuscire a tradurre questi concetti così indefiniti e sfumati attraverso la sperimentazione di immagini e materiali. L’installazione che ho creato parla di memoria, e vuole testimoniare come essa sia costituita da un ricordo che è fatto di realtà, pensiero ma anche dialogo, una delicata impronta, un testimone che passerà di generazione in generazione, fatto di cultura e sensibilità».
A proposito della tua ricerca, parti sempre dall’uso di legno, piume e licheni, focalizzando l’attenzione sulla figura umana. Quando hai maturato questa scelta? Che valore hanno legno, piume, licheni e la figura umana?
Andreas Senoner: «I materiali specifici che seleziono e utilizzo, quasi esclusivamente di origine animale e vegetale, derivano dai luoghi dove sono nato, dai miei ricordi d’infanzia. Nella loro integrazione, mi interessa rievocare la storia e le trasformazioni che li contraddistinguono. Riprendo le modalità operative della scultura tradizionale, in chiave contemporanea e in funzione del mio messaggio, cercando di portare attraverso materiali concreti un linguaggio metafisico, che possa instaurare una risonanza con l’esperienza unica di ogni osservatore. Il materiale che prediligo è il legno: elemento di natura, dove la memoria è stratificazione materiale, dove è possibile leggere le tracce del tempo, prima, durante e dopo il processo artistico. Le piume hanno una simbologia molto forte, e sono parte integrante di riti e celebrazioni in molte culture, dove rappresentano aspetti astratti e spirituali. Con esse rivesto superfici e creo strati, quasi fossero una pelle aggiuntiva o un involucro, che limita o protegge l’individuo rappresentato dal mondo esteriore creando così un elemento di contrasto».
Da dove viene e in che direzione ci porta la tua ricerca?
Andreas Senoner: «Le radici della mia ricerca derivano dal contesto altoatesino dove sono nato e cresciuto, a contatto diretto con la centenaria tradizione della scultura del legno. Fin dall’infanzia mi sono trovato in un ambiente di scultori e artigiani del legno, dai quali ho appreso le basi tecniche per costruire il mio linguaggio stilistico. Il trasferimento in Toscana e l’esperienza accademica a Firenze, Valencia e negli Stati Uniti, mi ha poi offerto gli strumenti necessari per trovare un equilibrio tra la padronanza delle tecniche apprese, e la ricerca di una forma di espressione contemporanea che dialoghi con la società odierna. Per me il processo artistico è curiosità, intuizione ed esperienza. Nel contesto della scena contemporanea sempre più orientata verso mondi digitali, la sfida sarà portare avanti una forma d’arte come quella della scultura: figlia della tradizione eppure sempre rinnovata, così profondamente umana e concreta, ma capace di trascendere la materia».