La Fondazione Sabe per l’arte contemporanea a Ravenna, presenta ANEMONI, mostra con le opere di Renata Boero (Genova, 1936), Valentina D’Accardi (Bologna, 1985) e Alessandro Roma (Milano, 1977) e con la curatela di Irene Biolchini. L’esposizione si inserisce all’interno di Ravenna Mosaico – VII Biennale di Mosaico Contemporaneo e proprio al mosaico rivolge uno sguardo indiretto teso ad attivare un rapporto contemporaneo con il territorio e con la storia culturale che lo ha caratterizzato. Di fatto, le anemoni – da cui il titolo e tema portante dell’esposizione – rappresentano un omaggio alla tradizione del ravennate in cui è possibile distinguere diversi mosaici che presentano il fiore sotto forma di croce. Nella sua accezione latina, l’uso farmacologico e cicatrizzante della pianta simboleggia il potenziale curativo della stessa: da una parte l’effimero e la fragilità e, dall’altra, la forza di rigenerazione e di rinascita intrinseca nella natura attraversano silenziosamente le opere esposte.
Cromogramma è la grande tela di Renata Boero che apre la mostra. L’opera è datata nell’arco di cinque anni, dal 1965 al 1970, periodo in cui l’artista si dedicò alle sperimentazioni pittoriche frutto di mutualismo con materiali ed elementi di origine naturale per riscoprire il portato simbolico dei colori come parte integrante dell’essenza della pittura. I Cromogrammi, infatti, si presentano come griglie regolari di varia tonalità, celando il processo artistico di immersione della tela in infusi ricavati dalla manipolazione di fiori, erbe e spezie. La piegatura della tela e la sua decantazione fanno sì che sia il tempo ad agire e intervenire in quella che, in ultima analisi, è rappresentazione del procedimento di creazione, e non mera riproduzione della natura.
Interrogativi sospesi nei confronti della natura si ritrovano nei lavori di Valentina D’Accardi che, attraverso fotografia, video e una delicata installazione di orchidee secche, contempla il mistero nei confronti della vegetazione addomesticata e di quella più selvatica del mondo esterno, per concretizzarne le tracce in oggetti d’arte imperscrutabili. Dal piccolo formato – il progetto fotografico Abissi nasce da un’istantanea con una Fuji Instax Mini – i suoi lavori acquisiscono più ampio respiro nelle fasi di realizzazione e di presentazione.
Interessante sottolineare l’aspetto dell’allestimento in particolare per le ceramiche di Alessandro Roma i cui dieci lavori costitutivi si allineano sullo spazio a parete come in una descrizione di fasi lunari. Ecco qui evocare, ancora una volta, la concezione del tempo, filo sottile che riunisce le opere in mostra scandite da un tempo di cura, un tempo di accettazione e un tempo di rinascita. I piatti in ceramica di Roma, in questo caso, non sono solo manifestazione della ricerca spontanea ed errante di una propria percezione della natura, ma sono anche rappresentazione di un evento reale di distruzione-creazione. I manufatti presenti in mostra in effetti sono stati salvati dall’alluvione dello scorso maggio, trovati a galleggiare presso il laboratorio Ceramiche Lega di Faenza. Sono quindi stati sottratti al cataclisma praticamente incolumi se non per un unico piatto scheggiato, la cui ferita diviene appropriazione da parte dell’artista che accetta e rilegge un trauma in un divenire altro.
ANEMONI sarà visitabile fino al 16 dicembre e vedrà una serie di eventi correlati, fra cui la presentazione del catalogo edito da Danilo Montanari.
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