Categorie: Mostre

Annamaria Gelmi e Albino Rossi. L’omaggio alla loro arte alla Galleria Civica di Trento

di - 21 Luglio 2024

In via Belenzani a Trento le mostre L’instabilità del limite di Annamaria Gelmi e Fiori del silenzio di Albino Rossi, curate rispettivamente da Margherita de Pilati e da Gabriele Lorenzoni, e nate da un’idea di Vittorio Sgarbi, indagano due visioni diverse della realtà tra riflessi, forme geometriche e immagini di quotidianità.

«Migrate a Trento» afferma il presidente Vittorio Sgarbi all’inaugurazione del programma estivo del Mart – Museo di arte moderna e contemporanea di Rovereto. Oltre alle mostre sui Surrealismi e Luigi Serafini delle sale roveretane, infatti, a Trento l’offerta culturale continua con le personali su due artisti trentini che indagano anch’essi due diverse visioni del mondo, incredibilmente differenti e allo stesso tempo indispensabili una all’altra nell’interpretazione della realtà.

Annamaria Gelmi. L’instabilità del limite. Exhibition view, Galleria Civica, Trento, 2024. Ph. Mart

Il percorso espositivo si apre con le astrazioni e le forme rigorose di Annamaria Gelmi, che ha scelto per sé il titolo della mostra L’instabilità del limite, e la cui creatività si muove alla ricerca di un «ordine mentale – continua il presidente – che cerca il suo paradigma nella grande pittura di Mondrian». L’instabilità del limite ripercorre l’attività artistica di Annamaria Gelmi, aprendo il percorso espositivo all’insegna di un’arte incredibilmente semplice e comunicativa, in continuo dialogo con l’architettura che la ospita. Al centro della sala Reflexus, un vero e proprio percorso costruito da angoli e superfici fredde e minimaliste, apparentemente un elementare sfoggio di geometrie, ma in cui invece è rappresentato un percorso nel cuore del quale il visitatore può ritrovare se stesso nell’immagine riflessa nello specchio nascosto dall’opera.

Annamaria Gelmi. L’instabilità del limite. Exhibition view, Galleria Civica, Trento, 2024. Ph. Mart

Dal minimalismo alla riscoperta del colore su carta giapponese, in un viaggio che racconta dell’evoluzione del suo genio artistico attraverso le epoche estetiche, tra le sale della Galleria Civica specchi, luci al neon, forme e ombre omaggiano la lunga carriera dell’artista e i cambiamenti che hanno caratterizzato la sua interpretazione della realtà. Le opere di Gelmi hanno un principio in geometrie e volumi incredibilmente puliti che però non si costringono all’interno della loro mera materialità, estendendo la loro esistenza in riflessi in cui si ribaltano, come è il caso di Doppia Rotazione, e ombre che si proiettano sulle pareti e sul pavimento. Annamaria Gelmi racconta la realtà attraverso una visione che non è diretta, non è quotidiana, ma è una visione più alta, interiore, del pensiero. D’altronde, spiega il direttore Vittorio Sgarbi, è lo stesso «ordine della ragione che c’è nell’astrazione dei templi greci».

Albino Rossi. Fiori del silenzio. Exhibition view, Galleria Civica, Trento, 2024. Ph. Mart

Al piano interrato, Albino Rossi è chiamato a esporre «un Trentino di grande dolcezza», lasciandosi alle spalle le perfette geometrie, per raccontare invece di una natura imperfetta, dai colori cangianti e dalle forme irripetibili. Rossi «è un poeta da camera, un musicista che fa quartetti o terzetti, non sinfonie», lo descrive così il direttore. I fiori e i frutti sono il soggetto scelto dall’artista e dedicato al visitatore come piccole poesie a se stanti o anche leggibili come un gruppo, un orchestra quasi. Si possono scorgere delle improbabili simmetrie nelle composizioni di frutta, ma anche dei tagli inaspettati in quello che solo apparentemente sembra il racconto di una realtà sempre uguale a se stessa. La mostra ospita 60 quadri di piccole e piccolissime dimensioni, realizzate appositamente per l’occasione e lontani dalle ambizioni metafisiche e surrealiste che invece caratterizzano gli artisti che occupano le sale del Mart. Quelli di Albino Rossi, spiega Sgarbi, sono «semplici documenti del diario di ogni giornata», un silenzio che solo nei paesi che vivono indisturbati lontano dalla città si può avere l’onore di apprezzare. La sinfonia di natura che Rossi ci regala sono i frammenti di realtà che lui vive tutti i giorni, quelle composizioni di frutta che appartengono a tutti noi, che infinite volte abbiamo visto al centro di un tavolo di montagna, durante un pranzo di una qualsiasi domenica.

Albino Rossi. Fiori del silenzio. Exhibition view, Galleria Civica, Trento, 2024. Ph. Mart

Due mostre apparentemente lontane, dai linguaggi e dai soggetti opposti, ma che sono espressione di due artisti che interpretano due facce della stessa realtà, due artisti che possiamo leggere come «ragione e sentimento, intelligenza e dolcezza». «Si tratta di pensieri dipinti, sono due mostre assolutamente complementari», afferma il presidente, ricordando che per entrambi gli artisti si è scelta la citazione di una ambiente sacro per l’allestimento espositivo. Laddove il percorso dedicato ad Albino Rossi si apre poi in tre ambienti che ricordano piccole cappelle montane, dove alla luce non si trova un’immagine sacra, ma un piccolo quadretto di fiori – Mughetti, Genziane e Rododendri –, allo stesso modo la mostra di Annamaria Gelmi si conclude nella piccola Cappella Vantini, al di là della strada, con l’installazione Oltre il Sacro, in origine pensata per lo spazio barocco del Duomo di Innsbruck. Bianco, nero e geometrie per Annamaria Gelmi, esplosione di colori, imperfezioni della natura per Albino Rossi. Entrambi propongono al visitatore una visione interiore, una interpretazione e una selezione della realtà quotidiana, un silenzio intimo che li accomuna e che rende l’ambiente quasi sacro.

Albino Rossi. Fiori del silenzio. Exhibition view, Galleria Civica, Trento, 2024. Ph. Mart

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