A Roma Magazzino ha inaugurato la quinta personale di Antonio Biasiucci (1961, Dragoni, Caserta) in galleria “Corpo Ligneo Corpo Latteo”, a cura di Kathryn Weir (fino al 26 marzo), che presenta per la prima volta al pubblico le due serie fotografiche Corpo Ligneo (2020-2021) e Corpo Latteo (2017-2021).
«Biasiucci tende ad un approccio seriale ai particolari del mondo che lo circonda e alla trasfigurazione operata dalla fotografia. A partire dalle serie più conosciute realizzate tra gli anni Ottanta e Novanta come Magma o RES fino alle più recenti degli anni Duemila (Pani, Volti, Codex), nel corpus di opere è costante l’attenzione alle possibilità narrative del mezzo fotografico, che da uno sguardo, spesso teso al dettaglio, restituisce una visione invece espansa legata a elementi primari dell’esistenza», ha spiegato la galleria.
Abbiamo raggiunto Mauro Nicoletti, gallerista, a cui abbiamo chiesto come sia nata questa mostra e come si inserisce nella programmazione della galleria: «Antonio Biasiucci al quale sono particolarmente affezionato, è tra i primi artisti ad aver collaborato con la galleria. Negli anni abbiamo presentato i suoi corpus fotografici , dalla serie Magma agli Ex Voto e siamo felici di presentare per la prima volta i suoi nuovi straordinari lavori : Corpus ligneo e Corpus latteo». E per il futuro? «Dopo la personale di Antonio Biasiucci ci sarà ad aprile una mostra di Jorge Peris e ancora dopo una di Alessandro Piangiamore. Inoltre siamo estremamente orgogliosi che Cecilia Alemani abbia scelto di includere Sandra Vasquez de la Horra fra gli artisti della Biennale di Venezia. Sempre nell’ambito della Biennale sono coinvolti altri due nostri artisti in due eventi collaterali: Franesca Leone che terrà una mostra “Take our time” curata da Danilo Eccher e Cabrita che sta lavorando a un progetto pensato appositamente per la chiesa sconsacrata di San Fantin».
«Le nuove serie presentate in mostra, Corpo Ligneo e Corpo Latteo, testimoniano la capacità dell’artista di trasformare la percezione di elementi naturali e del quotidiano. Da un lato, una serie di spaccati tronchi di alberi si traducono in immagini fortemente evocative, che oscillano tra il riferimento a certa pittura di paesaggio, fino ad atmosfere riferibili alla science-fiction o alle visioni di Lovecraft. I Corpi Lignei di Biasiucci immergono lo spettatore in una sorta di tassonomia fantastica, alla quale si assiste non sicuri di guardare il relitto di un misterioso vascello alieno, i resti di un’isola vulcanica, o più semplicemente, lo skyline di una città futurista in decomposizione», ha precisato la galleria.
«D’altra parte, in Corpo Latteo – ha proseguito – l’artista rivolge lo sguardo verso un mondo esterno, suggerendo esplosioni stellari o ambigui corpi celesti ritratti in un momento di passaggio di stato. Il riferimento al corpo, come concetto esteso, è ricorrente nel lavoro di Biasiucci (Madri, Res, Ex Voto, Volti) ma altrettanto lo è la sua traduzione su un piano essenziale: una trasfigurazione verso altri domini del reale, spesso oltre la portata del nostro sguardo. Così come il pane suggerisce la materia di un lontano asteroide, il latte (simbolo di per sé di vita, di nascita, di venuta al mondo) assume uno stato “gassoso”, restituisce un’idea di “distante”, di altro, la stessa, appunto, scaturita da una foto dello spazio o la cattura di un evento in un luogo remoto di un imprecisato “oltre”. A questa distanza fa quasi da contrappunto la presenza, in questi corpi lattei, di forme che sembrano invece suggerire la nascita, la formazione di un organismo, quasi una citazione dello “Star-Child” che, in 2001: Odissea nello Spazio, emerge dal nero profondo nella visione finale».
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