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In La conoscenza accidentale. Apparizione e sparizione delle immagini, il filosofo e storico dell’arte George Didi-Hubermann delinea l’apparizione dell’immagine come un evento: un fenomeno che si rivela e muta nel tempo. Nel suo pensiero, l’apparizione è spesso associata alla nozione di sintomo e di fantasma: le immagini emergono come risultati di un trauma o come impressioni di una memoria culturale e individuale. Per Didi-Hubermann, inoltre, l’apparizione si lega sempre alla dissimulazione, allo svanire: al suo stesso contrario, dunque.
È da questa interpretazione che prende avvio la mostra Apparizioni. Il sogno dell’infinità, ospitata presso Marignana Arte fino al prossimo 26 luglio. La collettiva vede come protagonisti nove artisti —Giuseppe Adamo, Maurizio Donzelli, Serena Fineschi, Silvia Giordani, Aldo Grazzi, Olga Lepri, Giulio Malinverni, Laura Omacini e Paolo Pretolani— che sviluppano questo concetto attraverso media e linguaggi differenti ma in stretta comunicazione.

Lo dimostra innanzitutto la grande opera che ci accoglie all’entrata dello spazio espositivo: un ampio lavoro su carta parte della serie Storms (2021), di Serena Fineschi (Siena, 1973). Qui, la grafite si addensa e si dirada sul foglio in un gioco continuo; occulta il candore della carta, ma al tempo stesso lo esalta. Sono nuvole di pigmento che appaiono e scompaiono davanti ai nostri occhi.
Un approccio simile, seppur formalmente differente, si riscontra anche nei due Mirrors di Maurizio Donzelli (Brescia, 1958): scatole in legno contenenti composizioni in petali di tessuto, su cui sono montati —al contrario— vetri riflettenti. Il risultato è un cortocircuito visivo: l’immagine dello spettatore viene riflessa, distorta, mescolata a quella delle componenti interni all’opera, di cui non si ha mai una visione fissa e univoca.
Giulio Malinverni (Vercelli, 1994) propone invece Grottesche (2025), un olio su tela in cui figure eteree, di un bianco lattiginoso, emergono con delicatezza dai blu e dagli azzurri dello sfondo. Qui come in gran parte della produzione del pittore piemontese, la realtà oggettiva si incrina e lascia spazio a immagini oniriche e mitologiche.

Un immaginario simile è alla base anche della contigua esposizione Ninfae, ospitata nel piccolo spazio di Marignana Project fino al 12 aprile 2025. La mostra ripercorre, attraverso fotografie e video, una serie di installazioni effimere realizzate dall’artista francese Violaine Vieillefond. Ispirate a ninfe acquatiche e silvestri, le opere di Vieillefond sono tessuti leggiadri che compenetrano e modificano i paesaggi naturali in cui si situano. Anche in questo caso, ci troviamo davanti ad apparizioni delicate e fugaci.
Se, dunque, la collettiva Apparizioni mette in scena la tensione tra rivelazione e occultamento, tra materialità e dissolvenza, Ninfae approfondisce questa riflessione, trasportandola nell’ambiente naturale e sottolineando la dimensione effimera dell’immagine. Così, la mostra e il progetto parallelo sembrano dare corpo al pensiero di Didi-Hubermann: l’apparizione di un’immagine —e, dunque, di un’opera— non è mai statica, ma un evento in perenne trasformazione, che svanisce e si ricompone davanti ai nostri occhi.
