Preso dalle due serie Autres rivages. La mer Baltique e Japan, il corpo di fotografie di Klavdij Sluban, presenti in mostra, diventano testimonianza visiva di un viaggio intimo e personale percorso dal fotografo franco-sloveno lungo gli itinerari tracciati dalle linee ferroviarie dall’Europa dell’Est fino al Giappone. Già dalla prima sala, allestite volutamente libere e sospese come pagine di appunti, le opere fotografiche descrivono scenari orientali imprevedibili che lo spettatore non è solito vedere. I canoni stilistici nipponici, propri dei paesaggi templari antichi, di giardini in fiori rigorosamente ordinati o dei alti grattacieli metropolitani, scompaiono per lasciare spazio a campi visivi più ristretti i quali, attraverso i grigi e i bianchi della neve e i chiaro scuri propri della pellicola, di contro ricordano, ingannevoli, le campagne russe (Japon, 2016) . È soltanto attraverso pochi volti che l’osservatore prende coscienza del luogo nipponico scattato ed inquadrato da Sluban; due culture distinte e differenti sembrano così fondersi insieme, quasi come specchio trasparente di quella che è stata la sua esperienza personale e culturale finora.
Se nella prima sala, l’elemento della carta, caro al Giappone, è libero di fluttuare appeso con un filo, nella seconda sala della galleria, i paesi dell’est appaiono rigorosi nella loro austera semplicità. I piccoli formati intimi e discreti delle fotografie orientali, si pongono messi in dialogo con formati più ampi e tradizionalmente incorniciati. Scenari industriali e naturali, poi, così come per il Giappone, vengono immortalati dal finestrino di un treno in attesa di partire.
Sebbene però le opere appaiano un passaggio istantaneo della sua esperienza da nomade, chiari riferimenti simbolici ed evocatici sembrano costanti all’occhio dell’osservatore. Segni di luce calcano con urgenza la presenza dei neri più profondi, gli stessi che dalla grana della pellicola analogica prendono corpo. Il riflesso di una donna, come uno spirito, sembra dissolversi fra lo sky-line del paesaggio urbano e dove la neve, ormai ghiacciata del finestrino, sembra velocizzarne il suo sbiadirsi (Autres rivage. Lettonia, 2002); il suo ultimo sguardo lo rivolge incerto e inatteso all’osservatore, il quale distante coglie l’essenza di quel momento fugace. Un monumentale cubo mattonato, nella sua centralità sembra divenire totem divino di un’antica civiltà e dove quel cielo nebuloso che lo inquadra ne evoca la sua presunta sacralità (Autres rivage, Finland, 2004).
Le fotografie di Sluban stimolano nell’osservatore riflessioni sempre più immaginifiche, il cui ritmo sembra essere scandito dal rumore dei passi felpati sulla neve e il suo vagare sembra rivolgersi sempre verso una verticalità immaginata. Sebbene elementi ed attimi del quotidiano sembrano essere cristallizzati all’interno della bidimensionalità dell’immagine, attraverso la grana della pellicola, quasi acquistano sostanza materica diventando dimensioni fisiche concrete come se la cornice fosse solo una finestra affacciata sul mondo reale. La neve diventa quasi connotazione mistica di realtà altre, le quali, partendo da scenari ed elementi del quotidiano, alludono ad un cammino interiore e ascetico alla continua ricerca di un punto di vista mai liminale, in un costante riferimento simbolico. Se, parafrasando Roland Barthes,«guardando una foto, io includo fatalmente nel mio sguardo il pensiero di quell’istante, per quanto breve esso sia stato, in cui una cosa reale si è trovata immobile davanti all’occhio», allo stesso modo le opere di Sluban sembrano richiamare e testimoniare visivamente ad un viaggio metafisico la cui meta rimane ignota.
SNEG. FOTOGRAFIE DI KLAVDIJ SLUBAN
Inaugurazione giovedì 23 marzo 2023, dalle ore 18:00
Dal 23 marzo al 13 maggio 2023
GALLERIA DEL CEMBALO | PALAZZO BORGHESE
Roma, Largo della Fontanella di Borghese 19
Orari
Da mercoledì a venerdì 15:30 – 19:00; sabato 11 – 19:00
Ingresso gratuito
Contatti
info@galleriadelcembalo.it
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